Carteggio n°70: Le ceneri di Reagan
La complessa e distorta eredità del fondatore del conservatorismo moderno
His mind was great and powerful, without being of the very first order; his penetration strong, tho’ not so acute as that of a Newton, Bacon or Locke; and as far as he saw, no judgment was ever sounder. it was slow in operation, being little aided by invention or imagination, but sure in conclusion.
Lettera a Walter Jones, 2 gennaio 1814
Buona giornata a tutti i lettori di Jefferson,
Lo ammettiamo: questa volta non prendiamo ispirazione solo dalla descrizione fatta da Jefferson del presidente George Washington, suo grande amico e avversario politico. Ci siamo immaginati, sulla scorta della poesia di Pasolini, di un ipotetico militante repubblicano che rifletta sulla tomba del fondatore del conservatorismo moderno, per comprendere cos'è rimasto di quel partito.
Non molto, ma qualcosa sì. E spesso non si tratta di cose positive. Cercheremo di dare un giudizio equilibrato sull'eredità dunque di questa presidenza che ha segnato così profondamente lo scenario.
No, Trump non è l'erede di Reagan
di Giacomo Stiffan
Giacomo Stiffan affronta direttamente la madre di tutte le questioni: cosa c'è nell'eredità di Reagan nel moderno trumpismo? La risposta, a vedere i provvedimenti trumpiani sul tema della questione migratoria è che le posizioni non potrebbero essere più distanti e che l'immagine reaganiana filtrata dalle lenti conservatrici odierne è a dir poco distorta.
Il silenzio del Grande Comunicatore
di Laura Gaspari
Laura Gaspari invece si concentra sulla pandemia affrontata da Reagan, quella dell'Aids. Allora, l'omofobia degli evangelici alleati del neopresidente giocò un ruolo cruciale nel sottostimare la malattia e rallentò lo sviluppo della ricerca, fino all'arrivo di un giovane ricercatore di nome Anthony Fauci.
Sandra Day O' Connor, la donna delle prime volte
di Vittoria Costanza Loffi
Vittoria Costanza Loffi fa un ritratto di Sandra Day O'Connor, la prima giudice donna della Corte Suprema nominata da Reagan nel 1981. Ci si poteva aspettare una voce profondamente conservatrice, come Phyllis Schlafly, invece a sorpresa O' Connor fu profondamente equilibrata. Anche sui diritti riproduttivi.
L'ottimismo di Reagan e il terrore di Trump
di Marco Arvati
Marco Arvati confronta le retoriche dei due inquilini della Casa Bianca: da un lato la fiducia nell'avvenire di Reagan, dall'altra il pessimismo profondo del massacro americano propugnata da Trump. Due modi diversi di ispirare consensi nei propri seguaci, simbolo anche di un cambiamento di prospettiva del partito.