Flash #68: I repubblicani al Congresso hanno poco tempo per abolire le ultime norme federali di Biden
Grazie al Congressional Review Act, i repubblicani si scagliano contro le leggi più recenti dell’amministrazione Biden. Non tutti però vogliono usare questo strumento

Fin dai primi giorni della nuova presidenza, Donald Trump e il Partito Repubblicano hanno messo in moto diverse strategie per rimodellare gli Stati Uniti e portarli verso una – presunta – nuova età dell’oro. Abbiamo già parlato in passato dei molti ordini esecutivi firmati da Trump, dei tagli alle agenzie federali e dei nuovi dazi.
Finora queste decisioni hanno visto un netto protagonismo del Presidente, affiancato dai membri del suo gabinetto e da Elon Musk. I Deputati e i Senatori repubblicani al Congresso, invece, sono rimasti sullo sfondo. Messi in difficoltà da una maggioranza non solidissima (53 seggi su 100 al Senato e 220 su 435 alla Camera), hanno approvato solo sei leggi nei primi cento giorni di presidenza, un numero insolitamente basso.
Di queste sei, tre sono passate grazie a uno strumento poco conosciuto e solitamente poco usato, ma che potrebbe diventare sempre più importante nella politica americana: il Congressional Review Act (CRA). Si tratta di una norma approvata nel 1996, che dà la possibilità al Presidente e al Congresso di revocare normative e regolamenti promulgati nei 60 giorni di sessione del Senato. Può essere fatto anche alla Camera nei giorni precedenti alla chiusura di un altro periodo di attività del Congresso (a seconda di quale evento si verifichi per primo).
Perché è importante? Solitamente, per una procedura simile, è necessario superare il filibuster al Senato, cioè la pratica che permette alla minoranza di opporsi all’approvazione di una legge se non viene raggiunta una maggioranza di almeno 60 Senatori su 100. Il Congressional Review Act, però, richiede solamente una maggioranza semplice, offrendo al Congresso uno strumento utile per bypassare dibattiti e negoziati nel tentativo di mettere in atto le politiche trumpiane.
In queste settimane, il Congressional Review Act è stato usato contro diverse normative promulgate durante la presidenza Biden a partire dal 16 agosto 2024. La settimana scorsa il Congresso ha fatto approvare otto risoluzioni attraverso il CRA, revocando, tra le altre cose, una legge sugli standard di risparmio energetico per frigoriferi e congelatori e una simile sugli scaldabagni. Altre, di maggior peso, sono state già firmate da Trump e hanno abrogato norme sui broker di criptovalute, alcune tariffe sulle emissioni di metano e le valutazioni ambientali sugli sviluppatori di petrolio e gas offshore.
Quel che però preoccupa di più i democratici e gli attivisti che stanno seguendo queste vicende è l’utilizzo del CRA contro delle leggi dello stato della California. I repubblicani vorrebbero infatti abrogare alcune concessioni fatte dall’Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (EPA) che permettevano alla California di porre standard più stretti per i veicoli in modo da ridurre l’inquinamento dell’aria.
In realtà, sia il Government Accountability Office che il Senate parliamentarian (un consigliere che ha il compito di supportare i Senatori in materia procedurale) si sono espressi in maniera contraria a questo uso del Congressional Review Act, perché le concessioni fatte dall’EPA non rientrerebbero nelle normative che possono essere abrogate in questo modo dal Congresso.
I democratici definiscono la decisione un’“opzione nucleare” che porrebbe le premesse per un ulteriore indebolimento del filibuster e per successivi attacchi verso i diritti dei singoli stati. Inoltre, alcuni Deputati hanno già avvertito i repubblicani che lo stesso potrebbe essere fatto nei loro confronti nel momento in cui i democratici riprendessero il potere. Anche per questo motivo il Senatore repubblicano e leader della maggioranza John Thune non ha ancora confermato la decisione di utilizzare il CRA, per il quale resta però poco tempo: dopo l’approvazione alla Camera del 1 maggio, la scadenza per il voto al Senato sarà il 1 giugno. Cosa decideranno di fare i repubblicani?