Flash #54: Gli executive order nel sistema americano
Cosa sono, a cosa servono e perché Donald Trump ne sta firmando così tanti
Nei suoi primi giorni da Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato una lunga serie di executive orders, traducibili in italiano anche come ordini esecutivi. Questa prassi viene spesso utilizzata da un nuovo Presidente come primo atto di potere: anche Joe Biden, aveva dato il via al proprio mandato siglando diversi executive orders. In cosa consistono da un punto di vista pratico?
Questi provvedimenti, con riferimento al diritto italiano, potrebbero essere paragonati in buona sostanza ai decreti. Si tratta di decisioni prese dal potere esecutivo, ossia dallo stesso Presidente che, diversamente dal nostro sistema giuridico, non sono soggette ad alcun contrappeso se non quello costituzionale. In altre parole, gli executive orders sono l’unico provvedimento avente natura di legge a non passare per il Congresso. Possono essere revocati unicamente dal Presidente in carica o da un suo successore, salvo le particolari ipotesi di incostituzionalità.
Altra prassi diffusa al momento dell’insediamento è quella di revocare executive orders emanati dai predecessori. Così hanno fatto Joe Biden, con riferimento ad alcuni dei provvedimenti della prima era Trump e, in precedenza, lo stesso Donald Trump con riguardo ad atti promulgati dal suo predecessore Barack Obama.
Per quanto riguarda il contenuto, un executive order è un provvedimento diretto a un’agenzia governativa o a uno specifico dipartimento per regolarne le azioni, implementare o specificare leggi già esistenti o, ancora, introdurre specifiche sanzioni.
L’ordine esecutivo non viene disciplinato in maniera specifica dalla legge americana, semplicemente perché non è previsto. Nonostante la Costituzione non lo nomini, si ritiene che esso rientri in maniera implicita fra i poteri attribuiti al Presidente. Tuttavia, questo, non è né assoluto né invalicabile. Come già premesso, questo provvedimento non potrà mai essere contrario alla Carta Fondamentale degli Stati Uniti e potrà essere sottoposto a un vaglio di costituzionalità. Ciò potrebbe avvenire qualora il Presidente, attraverso il provvedimento, ecceda le proprie attribuzioni o, ancora, si appropri di poteri tipici di altri organi. Con riguardo al potere legislativo, sarebbe certamente sanzionato con l’incostituzionalità un ordine esecutivo che allochi fondi pubblici o che promulghi una nuova legge; funzioni, queste, tipicamente del Congresso. Sarebbe allo stesso modo considerato incostituzionale un provvedimento contrario a una legge esistente e che andrebbe a contrastare, indirettamente, lo stesso potere legislativo. Un ordine esecutivo non può nemmeno ostacolare ed essere quindi contrario al potere giudiziario affidato, invece, alla Corte Suprema.
Nel caso si verifichino tali situazioni, gli stessi tribunali possono disapplicare l’ordine, così come è avvenuto nel 2021 relativamente ad alcune restrizioni sull’immigrazione adottate nel primo mandato di Donald Trump. Lo stesso Congresso, inoltre, potrebbe adottare una legge per rimuovere o limitare l’effetto dell’ordine esecutivo ma sempre, e solo, nei casi di incostituzionalità. Fra i principali executive orders dichiarati poi incostituzionali ricordiamo il cosiddetto Muslim Ban, emanato dal presidente Trump nel 2017, che vietava l’ingresso negli Stati Uniti a persone provenienti da alcuni Paesi a maggioranza islamica; così come un provvedimento del presidente Truman volto a nazionalizzare alcune industrie al fine di evitare scioperi.
In tutte le altre ipotesi, laddove non vengano travalicati i limiti costituzionali, possono intervenire unicamente lo stesso Presidente o un suo successore. Ci sono, però, alcune azioni che sono spesso utilizzate per contrastare alcuni executive orders in modo indiretto: il Congresso potrebbe adottare una legge contrastante il contenuto dell’ordine esecutivo oppure potrebbe bloccare o limitare i fondi necessari per la sua attuazione rendendolo così, di fatto, inefficace.
Il presidente Trump, nel giorno del suo insediamento, ha firmato numerosi ordini esecutivi. Uno di questi, soltanto tre giorni dopo, è stato disapplicato da un tribunale del distretto di Washington in quanto palesemente incostituzionale. L’executive order in oggetto riguardava la negazione della cittadinanza americana a chi nasce negli Stati Uniti da persone migranti senza permesso di soggiorno. A detta del giudice federale, tale ordine contrasta con il quattordicesimo emendamento della Costituzione americana per cui “tutte le persone nate negli Stati Uniti sono cittadini degli Stati Uniti”. Il Presidente ha firmato numerosi altri ordini esecutivi nella giornata inaugurale della sua “età dell’oro degli Stati Uniti”, tutti con il chiaro intento di dimostrare ai suoi elettori l’immediata presa di consegna e attuazione del proprio programma elettorale. Fra questi c’è il provvedimento che sospende per 75 giorni il ban di TikTok, quello istitutivo del nuovo dipartimento DOGE promesso e affidato a Elon Musk già in campagna elettorale e quello che prevede il cambio del nome del Golfo del Messico in Golfo d’America e la reintroduzione del Mount McKinley al posto di Denali. Non mancano, poi, i provvedimenti cari a una grandissima fetta di elettori americani, nonché ai supporter e simpatizzanti made in Italy, che portano gli Stati Uniti a svincolarsi dall’Organizzazione mondiale per la sanità e dagli Accordi di Parigi sul clima.
Con gli executive orders firmati da Trump, viene data attuazione a un’altra delle sue promesse elettorali: la grazia a tutti i partecipanti all’insurrezione di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Sulla stessa linea, l’ordinanza inerente alla definizione di sesso biologico che dovrà essere utilizzata dalle agenzie federali in luogo dell’identità di genere, anche con riferimento ai documenti ufficiali. Non mancano poi l’introduzione di nuovi dazi e la presa di posizione sulle politiche economiche internazionali con un provvedimento sul global tax deal, così come certo non è mancata la cancellazione di precedenti ordini esecutivi voluti dal presidente Biden. Fra questi ultimi rientrano quelli a supporto dell’inclusione e della diversità, delle minoranze etniche, della promozione del diritto di voto e dell’impegno alla sicurezza sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Gli executive orders non sono certo provvedimenti eterni, però danno un chiaro assaggio di quella che è la direzione intrapresa dal neoeletto Presidente. Senz’altro non tutte le ordinanze intraprese sopravviveranno, presumibilmente è quello che avverrà con quella inerente allo ius soli. Ciò che rimarrà, invece, è il messaggio che il presidente Trump ha voluto imprimere nella mente dei suoi elettori: il rispetto, almeno apparente, delle promesse elettorali.