La sanità americana non pensa alle donne
Pazienti, medici e operatrici sanitarie e la lotta contro un sistema sanitario non equo
Kate Cox è una ragazza texana di 31 anni alla ventesima settimana di gravidanza e già mamma di due figli. Tuttavia, la gravidanza di Kate non sta andando bene: il feto che porta in grembo è affetto da trisomia 18, una grave malattia cromosomica. A causa della presenza di una copia aggiuntiva del cromosoma 18, questa causa gravi malformazioni nel feto e anomalie nello sviluppo che inesorabilmente finiscono con la morte, spesso entro il primo anno di vita, oltre che un pericolo per la salute e la fertilità della madre. I medici consigliano quindi a Kate di non proseguire la gravidanza. C’è un problema: il Texas è uno degli stati più conservatori sul diritto all’aborto e, dopo il rovesciamento di Roe v. Wade da parte della Corte Suprema nel 2022, ha stretto ancora di più le maglie. Per sopravvivere Kate è dovuta andare via dal Texas, non più tardi di una battaglia legale estenuante e di una scadenza ineluttabile.
Quando si parla di sanità statunitense e donne si apre un vaso di Pandora pieno di iniquità. La storia di Kate Cox è la punta dell’iceberg, è estrema, come tante altre storie più silenziose negli Stati Uniti. Vicende di donne e di un sistema sanitario che non conosce equità, sia che si stia parlando di pazienti, sia di medici e operatrici sanitarie. Storie con retroscena inquietanti, e che inquadrano quanto sia difficile essere donna negli Stati Uniti, anche dentro ospedali e cliniche.
Corpo femminile, questo bistrattato
Nel 2022, un report di The Commonwealth Fund, fondazione che si occupa di politiche sanitarie, ha sottolineato che le donne americane in età riproduttiva sono poco assistite dal proprio sistema sanitario rispetto agli altri Paesi occidentali. I dati parlano chiaro: più stressate, si ammalano più spesso e muoiono più giovani, anche di cause che potevano essere evitabili (198 decessi su 100.000 donne). Senza contare l’alto tasso di mortalità per parto che nel 2020 risultava pari a 23,8 per 100.000 gravidanze, di cui 55,3 per le donne di colore, 19,1 per le donne bianche e 18,2 per le donne ispaniche. La salute riproduttiva e sessuale delle donne americane è uno dei nodi cruciali in cui la sanità statunitense non riesce a dare ancora una risposta: una review del 2020 pubblicata sull’American Journal of Obstetrics & Gynecology1 ha sottolineato come vi sia ancora poca cura e conoscenza dell’apparato riproduttivo femminile e, nello specifico, delle mestruazioni, dal menarca alla menopausa, in tutti i loro aspetti, anche patologici. Inoltre, rispetto alle controparti degli altri Paesi occidentali, le donne americane soffrono di più di malattie croniche che necessitano cure continue e i tassi di pazienti in bisogno di trattamenti per la propria salute mentale sono in aumento, specialmente dopo la pandemia di COVID-19.
Dollari “rosa”
Le donne che si rivolgono alle strutture sanitarie per le prestazioni sanitarie si ritrovano a sostenere costi alti e spesso hanno problemi a saldare le fatture mediche. Uno studio di Deloitte ha sottolineato come le donne paghino molto di più rispetto agli uomini per la sanità, arrivando a spendere 15,4 miliardi di dollari in più ogni anno. Moltissime donne americane, però, non si prendono cura della loro salute, non consultando regolarmente un medico o ritardando check up e controlli proprio a causa dei costi molto elevati della sanità (28% delle donne rispetto al 21% degli uomini).
Per quello che riguarda la copertura sanitaria, i dati raccolti da KFF hanno sottolineato che su 97,1 milioni di donne americane tra i 19 e i 64 anni, il 60% ha una copertura sanitaria sponsorizzata dal datore di lavoro di almeno un lavoratore del nucleo familiare, il 19% è coperta dal programma federale Medicaid2, e solo il 9% ha acquistato una polizza. Il 10% delle donne invece non ha alcuna copertura sanitaria e tra queste ci sono persone a basso reddito, donne di colore, ispaniche, ma anche donne Native, e non cittadine statunitensi. Queste faticano ad accedere a normali esami di routine come analisi del sangue, pap test e mammografia. Tra gli stati con più alte percentuali di donne non assicurate troviamo Wyoming, Arizona, Nevada, Texas, New Mexico, Kansas, Oklahoma, Mississippi, Tennessee, North e South Carolina, Alabama, Georgia e Florida.
Discriminazione, mancanza di comunicazione e di cura delle pazienti
Le donne americane sono spesso vittime di brutte esperienze negli ospedali e nelle cliniche, che le sfiduciano nel cercare cure quando necessario. Sempre KFF ha riportato come il 29% delle donne intervistate ha riferito di specialisti che hanno respinto le loro preoccupazioni; il 15% ha affermato di non essere state credute durante la visita e il 19% che il medico ha dato per scontato qualcosa su di loro senza chiedere conferma; il 13% infine, ha affermato che sono state incolpate dallo specialista a cui si erano rivolte. Una buona percentuale di donne (38%) rispetto agli uomini (32%) riferisce di aver avuto almeno una di queste esperienze negative con un operatore sanitario. Lo stesso sondaggio inoltre riporta che una donna su dieci (9%) di età compresa tra 18 e 64 anni ha affermato di aver subito discriminazioni a causa dell’età, sesso, genere, etnia, orientamento sessuale, religione o qualche altra caratteristica personale durante una visita sanitaria. Molte altre hanno lamentato una scarsa comunicazione su questioni sanitarie da parte degli operatori: Il 21% delle donne (di cui il 38% non assicurate) ha affermato che è difficile trovare un medico che spieghi le cose in modo facile da capire. Poco più di un terzo (35%) delle donne di età compresa tra 40 e 64 anni ha riferito che il proprio medico non ha mai parlato con loro di cosa aspettarsi dalla menopausa.
Dall’altro lato della barricata: donne medici e operatrici sanitarie
La situazione delle donne anche all’interno del comparto sanitario americano non è migliore di quella delle pazienti, nonostante ci sia stato un notevole aumento delle donne iscritte a facoltà mediche, con un onesto 47% di specializzande e una crescente presenza femminile nella forza lavoro sanitaria, con più di un terzo di dottoresse sul suolo americano secondo dati recenti. Non solo: recentemente le donne sono passate ai vertici di importanti istituti governativi in materia di salute, come il NIH con la nomina di Monica Bertagnolli e il NIAID con Jeanne Marrazzo, e importanti riviste scientifiche stanno iniziando a parlare seriamente della condizione delle specialiste in medicina, cercando soluzioni e facendo advocacy. Le donne continuano tuttavia ad avere numerosi problemi in corsia, come discriminazioni, stipendi più bassi, svalutazione del lavoro, possibilità di carriera dimezzate. Le testimonianze sono tantissime, come quella comparsa tra le pagine del Washington Post a maggio dello scorso anno, in cui una giovane specializzanda racconta dei commenti e giudizi negativi di una collega rimasta incinta, o dei trattamenti ostili da parte dei colleghi e dei pazienti, e anche molestie fisiche e verbali. Numerosi studi sono stati condotti su come le cose siano nettamente peggiorate durante la pandemia, un periodo che ha indubbiamente messo sotto stress le strutture ospedaliere americane e che ha esacerbato condizioni pessime preesistenti3.
Il problema delle molestie sessuali subite dalle specialiste nelle strutture sanitarie viene seguito con preoccupazione da tempo negli Stati Uniti. Un recentissimo studio trasversale pubblicato su Jama4 ha analizzato i casi di molestia sessuale sugli specializzandi di sesso maschile che femminile. Degli ottomila soggetti coinvolti, più del 77% delle donne ha subito molestie in corsia, contro il 59% dei colleghi uomini, sottolineando quanto ancora il problema sia purtroppo pendente verso il femminile - nonostante l’importante percentuale maschile.
Benché sia stato ampiamente dimostrato che le donne in corsia diano ottimi risultati e siano performanti nella comunicazione con i pazienti5, la loro carriera è spesso costellata di ingiustizie e discriminazioni che non permettono l’equità tanto sperata, a parità di competenze. Episodi che portano spesso a un abbandono della professione, a una scarsa presenza ai vertici dei reparti o delle cliniche e a una sempre più remota possibilità di sfondare il soffitto di cristallo. Le donne medico sono anche più soggette a burn out rispetto ai loro colleghi uomini, come rileva l’American Medical Association (AMA) a causa del carico di lavoro più pesante, la scarsa soddisfazione lavorativa e il minor tempo libero dovuto all’impegno familiare che le attende a casa dopo il turno in reparto.
Una maggiore attenzione alle donne
Il problema femminile della sanità americana non è una questione meramente economica - ricordiamoci che gli Stati Uniti spendono moltissimi soldi nel proprio sistema sanitario - o una stortura scientifica, bensì purtroppo è ancora una volta sistemico. Indubbiamente, il sessismo radicato è un grosso problema che investe anche la medicina, a volte intersecato anche con il razzismo, se parliamo di donne non bianche. I dati parlano estremamente chiaro.
Nella sanità femminile gli Stati Uniti falliscono. È vero, il diritto alla salute non è presente nella Costituzione Americana; tuttavia fa saltare sulla sedia vedere come sia difficile essere donna negli Stati Uniti quando hai bisogno di cure o vuoi spendere una carriera al servizio degli altri in un ospedale. La sanità americana non è universale e nemmeno donna, e si teme che, viste le battaglie sulla carne fatte da una determinata parte politica americana, la situazione non migliori molto presto. Casi come quello di Kate Cox, purtroppo, continueranno a essere “un normale martedì” negli Stati Uniti e le speranze delle prima donne medico, come Elizabeth Blackwell, saranno ancora vane, mentre il soffitto di cristallo rimane solido e inattaccabile.
Critchley, Hilary O.D. et al., Menstruation: science and society, American Journal of Obstetrics & Gynecology, Volume 223, Issue 5, 624 – 664, November 2020
Donne incinte, giovani madri dai 18 anni in giù, over 65 e persone con disabilità
Hennein R, Gorman H, Chung V, Lowe SR. Gender discrimination among women healthcare workers during the COVID-19 pandemic: Findings from a mixed methods study. PLoS One. 2023 Feb 6;18(2):e0281367. doi: 10.1371/journal.pone.0281367. PMID: 36745623; PMCID: PMC9901797.
Viglianti EM, Oliverio AL, Pereira-Lima K, et al. Variation by Institution in Sexual Harassment Experiences Among US Medical Interns. JAMA Netw Open. 2023;6(12):e2349129. doi:10.1001/jamanetworkopen.2023.49129
Roter DL, Hall JA, Aoki Y. Physician Gender Effects in Medical Communication: A Meta-analytic Review. JAMA. 2002;288(6):756–764. doi:10.1001/jama.288.6.756