La musica country nel 2023, tra luci e (tante) ombre
I due fenomeni country di quest'anno, Jason Aldean e Oliver Anthony, hanno raggiunto l'apice del successo grazie alle polemiche che si sono scatenate intorno alle loro canzoni
Quella del 2023 è stata una strana estate per la musica americana. Un’estate dominata più dalle polemiche politiche che dai tormentoni da spiaggia e nella quale due protagonisti si sono avvicendati sul proscenio in modo brusco e convulso.
Il primo si chiama Jason Aldean e, anche se non ne serbate ricordo, probabilmente vi era già capitato di inciampare nel suo nome sei anni fa: c’era lui a Las Vegas sul palco del festival “Route 91 Harvest” quel maledettissimo 1 ottobre 2017 quando uno psicopatico, dopo lunga premeditazione, si mise a sparare sul pubblico con dei fucili d’assalto dalla finestra della sua camera di hotel, uccidendo 60 persone e ferendone più di 400 – la sparatoria più mortale mai perpetrata da un solo uomo nella storia degli Stati Uniti.
Oggi la ragione per la quale tornate ad incontrarlo è di gran lunga meno tragica, ma anche in questo caso esula dalle pure e semplici cronache musicali.
Stavolta la vicenda che lo vede protagonista ruota attorno a una sua canzone, “Try it in a Small Town”, che era stata pubblicata lo scorso 22 maggio e per quasi due mesi aveva galleggiato nella penombra, senza che il messaggio politico contenuto nel testo destasse particolare attenzione. Aldean, come la maggior parte dei cantanti country, non nasconde infatti simpatie politiche di destra.
“Derubare una vecchietta ferma a un semaforo
Puntare la pistola contro un negoziante
Insultare un poliziotto e sputargli in faccia
Calpestare la bandiera e darle fuoco
Se per questa merda te la fanno passare liscia in città, buon per te
Ma queste cose prova a farle in un paese di provincia
E vedrai quanta strada farai
Da queste parti ci pensiamo noi a sistemare le cose
Con i nostri bravi ragazzi, cresciuti come si deve
E con la pistola del nonno…”
La contrapposizione fra la decadenza e la corruzione della grande città e la virtù e la schiena dritta della gente di campagna è da decenni un topos ricorrente nelle canzoni country, al quale lo stesso Aldean non è nuovo. Una decina d’anni fa, quando era da poco divenuto una superstar, se ne uscì con un brano intitolato “Fly Over States” nel quale raccontava di due sbruffoncelli di città che durante un volo da New York a Los Angeles, tanto per passare il tempo, si mettevano a commentare con disprezzo il paesaggio dell’Oklahoma che si scorgeva dal finestrino: “Oh, lì è tutto uguale, solo stradine sterrate e autostrade che collegano paesini con nomi ridicoli, chi ci vorrebbe mai vivere…. Non hanno mai attraversato in macchina l’Indiana, o visto la luna piena dell’equinozio d’autunno in Kansas, altrimenti capirebbero perché Dio ha creato quegli Stati da sorvolare”.
Quella canzone arrivò al numero 1 della classifica country: quell’impresa gli era già riuscita in precedenza e gli sarebbe riuscita ancora numerose volte. Tuttavia, nella classifica generale, la ambitissima “Billboard Hot 100”, Aldean non poté competere più di tanto con i giganti del pop, e lì si fermò alla posizione numero 32.
Quest’anno la nuova “Try it in a small town” non pareva destinata ad avere nemmeno la metà di quel successo, finchè a metà luglio non è uscito il videoclip, dove le immagini di Aldean che canta in un tipico paese di provincia americano si alternano a quelle, prese dai telegiornali, di disordini e sommosse dei vari “Black Lives Matter”.
Apriti cielo: di punto in bianco la canzone è stata accusata di incitazione al linciaggio, con sfumature nemmeno troppo velatamente razziste. Qualcuno è persino andato a scovare il fatto che la location nella quale erano state filmate le immagini di Aldean che canta è il Maury County Courthouse di Columbia, un paesino del Tennessee, dove un adolescente di colore fu linciato nel 1927; in realtà è assai poco credibile che da parte di Aldean vi fosse l’intento di veicolare un qualche messaggio subliminale (che nessuno avrebbe mai colto), e del resto Maury County si trova appena fuori Nashville ed è una delle location più comode per chi, partendo da Music City, voglia girare un videoclip ambientato in un paesino di provincia. Tuttavia, quando si cerca la polemica, tutto fa brodo.
L’apice della controversia si è raggiunto quando Country Music Television (una specie di “MTV del Country”) ha eliminato il video di “Try it in a small town” dalla propria programmazione musicale a rotazione.
L’intento era, presumibilmente, quello di oscurarla e farla rapidamente scivolare nel dimenticatoio; e invece, una volta diramata la notizia, la canzone è improvvisamente divenuta uno dei più grandi successi del 2023. Questo, si badi, non nonostante, ma proprio grazie a quella maldestra “censura”. Per reagire alla quale in molti si sono messi a scaricare il brano da iTunes e da Amazon music, o a riprodurlo su Spotify. Una fruizione militante, quasi come se a quel punto la questione non fosse più la piacevolezza del brano, ma il fare un dispetto ai signori del politicamente corretto.
Nell’ultima settimana di luglio la canzone è entrata nella “Billboard Hot 100” - nella quale sino a quel momento non era pervenuta - direttamente in seconda posizione, per raggiungere poi il primo posto nella prima settimana di agosto.
Per la prima volta nella sua carriera Aldean si trovava in vetta alla classifica delle canzoni americane di tutti i generi. Ci è rimasto solo per due settimane, per poi scendere alla posizione 21 nell’ultima settimana di agosto e precipitare alla 45 nella prima di settembre: un successo tanto eclatante quanto effimero.
Ironia della sorte, a scalzare “Try that in a small town” dal vertice della classifica generale è stata un’altra canzone country divenuta improvvisamente celeberrima grazie al suo contenuto politico, ossia la chiacchieratissima “Rich Men North of Richmond” dello sconosciutissimo debuttante Oliver Anthony, sbucato dal nulla grazie a questa sua invettiva contro i politici che si fanno comprare dalle lobby e non si interessano della gente povera per aiutarla a campare decentemente, ma solo per tenerla sotto controllo.
Stavolta è bastato caricare il video su YouTube, il resto lo hanno fatto gli speaker delle talk radio conservatrici e gli influencer trumpiani, mentre le radio specializzate in musica country, tradizionalmente considerate veicolo essenziale e imprescindibile per il successo di una canzone nel genere, nemmeno la trasmettono, anche perché musicalmente il brano ha ben poco di radiofonico. In due settimane, le visualizzazioni hanno superato i 30 milioni, più di quante ne aveva totalizzate in un mese l'ultimo video di Taylor Swift; dopodiché il brano, scritto e cantato da un dilettante che sino a quel momento non era mai entrato in nessuna classifica, ha debuttato nella “Billboard Hot 100” direttamente al primo posto – scalzando, per l’appunto, quello di Aldean.
Improvvisamente mezza America stava cantando il lamento populista di Oliver Anthony - “living in a new world / with an old soul…”; e il primo dibattito fra gli i candidati alle primarie presidenziali del Partito Repubblicano si è aperto con una domanda al Governatore della Florida Ron DeSantis proprio sul significato politico del successo di quella canzone.
Anche stavolta il miracolo è durato solo due settimane. A metà settembre però la canzone è ancora alla posizione 11 della classifica, un successo mostruoso e senza precedenti per un artista così improvvisato, sprovvisto di contratto con una major, e del tutto sconosciuto fuori dalla sua contea dell’Appalachia fino a un mese fa.
Chissà, forse questa duplice vicenda di tormentoni estivi improvvisi ed effimeri lascia intravedere qualcosa – più che sulle tendenze della musica country, o della musica americana in genere - su come funzionano le cose nell’America iper-polarizzata che fra poco più di un anno tornerà alle urne per scegliere il suo Presidente.