Oliver Anthony: la voce dei dimenticati?
La 'country ballad' a tinte conservatrici di un artista esordiente ha scalato le classifiche musicali americane, ma il suo successo repentino solleva dubbi
L’inizio è un accordo secco, senza fronzoli. La voce del cantante è rauca, ha il tipico ‘drawl’ degli Stati del Sud a marcarla. “Beh, mi sto vendendo l’anima, lavorando tutto il giorno, facendo straordinari, per uno stipendio misero.” Oliver Anthony, sconosciuto musicista originario della Virginia, fa partire così la sua invettiva musicale contro i mali dell’odierna società statunitense che ha dimenticato i colletti blu, la classe operaia che ne assicura la prosperità.
La canzone affronta temi scottanti quali l’inflazione, le pressioni sociali sui giovani uomini e l’irritazione dell’autore verso il governo federale, ‘gli uomini ricchi a nord di Richmond’, che bacchettano gli operai bianchi del sud e mal tollerano la loro libertà di espressione. La natura populista della canzone assume tuttavia tinte di un determinato colore politico quando, in diverse strofe, Oliver si lamenta del trattamento riservato alle welfare queens, accusando i destinatari dei buoni pasto governativi di essere ingordi, obesi e sostanzialmente truffatori che sottraggono aiuti statali ai ‘veri poveri’. In un altro passaggio, Oliver cita eufemisticamente l’isola privata di Jeffrey Epstein, teatro degli abusi sessuali del defunto miliardario e oggetto di molte teorie della cospirazione dell’estrema destra USA.
Nonostante gli aspetti controversi la canzone, Rich Men North of Richmond, ha rapidamente scalato classifiche celebri quali la Billboard Hot 100 ed è arrivata al vertice di iTunes. Anthony ha ricevuto gli apprezzamenti di influencer legati alla destra radicale come Matt Walsh e il plauso di Marjorie Taylor Greene, deputata Repubblicana fortemente legata al movimento cospirazionista di QAnon. La canzone ha trovato anche ‘sponde’ a sinistra, come nel caso del Senatore Dem Chris Murphy, che in un intervista a The Atlantic ha invitato il mondo liberal a non irridere facilmente la hit di Anthony che, pur riproponendo stereotipi problematici contro i percettori di welfare, è un chiaro segnale dell’angoscia economica e culturale che permea l’esistenza della working class bianca e rurale.
Dal canto suo, Oliver Anthony si ritiene “apolitico”, “tendente al centro” e ha criticato l’uso “improprio” della sua canzone da parte del Partito Repubblicano, che l’ha utilizzata come sigla di apertura per il discusso dibattito tra i contendenti delle primarie. Una rapida occhiata all’account Youtube del cantautore rivela una playlist di “ispirazioni”, che vanno dalle videolezioni del controverso psicologo Jordan Peterson, a una serie di video cospirazionisti che sostengono una matrice israeliana dietro gli attacchi terroristici dell’11 Settembre.
Ironia della sorte, forse la vera cospirazione è quella dietro l’improvvisa popolarità della canzone di Anthony, apparsa dal nulla e rapidamente diventata una hit senza alcun tentativo di autopromozione da parte del cantante. Peculiare è l’amicizia di Anthony con Jason Howerton, CEO della Reach Digital, un’azienda di comunicazione digitale specializzata in campagne pubblicitarie per clienti di persuasione politica conservatrice, legato a sua volta all’influencer trumpista Dan Bongino: i due uomini sembrano aver avuto un ruolo chiave nel popolarizzare la canzone online, coordinando altri influencer e specialisti di comunicazione. Altri hanno accusato Anthony di aver utilizzato una rete di bot per promuovere artificialmente la posizione della canzone nelle classifiche tramite ascolti ripetuti, una tecnica usata in genere dai fan del k-pop per promuovere rapidamente gli ultimi singoli dei loro idoli.
Rich Men North of Richmond non è comunque la prima hit musicale nella storia del conservatorismo americano che ha sempre vissuto in modo ambiguo il rapporto con la musica popolare, settore che negli Stati Uniti dagli anni Sessanta in poi è stato tradizionalmente dominato da personalità bohemien e da sensibilità più affini al pensiero liberal. In tal senso, le hit ‘conservatrici’ agiscono come risposta alla controcultura dominante di sinistra, come nel caso di Ballad of the Green Berets del 1966, canzone scritta dal militare Barry Sadler per riportare fiducia popolare nelle operazioni militari in Vietnam, oppure Okie from Muscogee di Merle Haggard, canzone del 1969 che affronta in modo irriverente le idiosincrasie del movimento hippie e delle ‘elite costali’.
È comunque errato liquidare facilmente la canzone di Anthony come una semplice “riedizione” di fenomeni come quelli descritti poco fa. Il brano non è né fieramente patriottico né divertentemente sornione, e le derive oscure del suo testo e del milieu culturale cospirazionista che lo ha ampiamente ispirato ci offrono una cupa prospettiva della traiettoria ideologica dell’odierna destra statunitense, e dei suoi riferimenti culturali.