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La pandemia informativa: i complotti sul Covid
Il lungo elenco delle teorie del complotto nate negli Stati Uniti in risposta alla pandemia di coronavirus.
Si diffonde, si annida nell’host, infetta, contagia, fa danni. A volte uccide. Ciò che può fare una fake news non è tanto dissimile dal processo – qui molto semplificato – di infezione di un patogeno. Proprio nel contesto pandemico vissuto in questi due anni a causa del COVID-19, la parola infodemia, neologismo derivante da informazione ed epidemia, è entrata pesantemente nel linguaggio quotidiano.
L’infodemia è, nella definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
la circolazione di troppe informazioni, incluse quelle false e fuorvianti, in ambienti virtuali e fisici durante una fase epidemica di una malattia. Genera confusione e comportamenti rischiosi che possono impattare sulla salute. Porta inoltre a perdere fiducia nelle autorità sanitarie e indebolisce la risposta all’emergenza sanitaria.
Termine coniato nel 2003 con la minaccia della SARS, l’OMS lo ha riproposto a marzo 2020, alle porte dell’emergenza sanitaria. Il mezzo di trasmissione preferito sono i media: “droplets” che si trovano su certi canali televisivi, siti e, specialmente, sui social media possono contagiare chiunque.
Il complottismo su malattie e medicina non è un’invenzione del COVID-19: basti pensare allo studio Wakefield e alla bufala sulla correlazione tra vaccino trivalente MPR e autismo. Correva l’anno 1998. In un contesto pandemico analogo a quello attuale, tuttavia, le teorie del complotto e notizie false hanno proliferato sfruttando in tutto e per tutto l’ansia, la paura e l’inquietudine di una popolazione mondiale di fronte un evento di una portata straordinaria. Nonostante molti studi fin dagli albori della pandemia
abbiano ricercato nella demografica il “paziente a rischio” dell'infodemia, la verità è che siamo tutti a rischio, a prescindere dallo status sociale, economico e dal livello di istruzione.Gli Stati Uniti non sono stati – e non sono tuttora – esenti da questo tipo di teorie, a volte bizzarre, con conseguenze gravi sulla salute pubblica. Alcune, purtroppo, incoraggiate anche dallo stesso establishment, rimasto in carica fino a gennaio 2021.
Ne elencheremo alcune, per dare uno spaccato di quelle che sono state le più fantasiose, inquietanti e a volte seriamente pericolose a cui la gente ha creduto e che ogni giorno la comunità scientifica americana deve combattere.
«Il COVID non esiste… è solo un’influenza…» e altre amenità
Fin dai primi giorni della pandemia, la falsità più presente e prepotente sentita era la negazione totale: il COVID, per i seguaci del complottismo più feroce, non esisteva. Incitata da “complottari di professione” come Alex Jones – fondatore di InfoWars, noto sito fabbrica di fake dell’alt-right statunitense – questa retorica negazionista sosteneva che il COVID fosse solo un’astuta mossa globalista per cancellare ogni libertà. Sempre InfoWars, nei primi mesi di pandemia, si è messa a vendere prodotti miracolosi per combattere il virus, ricevendo un richiamo dai federali e dalla FDA.
Un’altra teoria diffusa sosteneva che il COVID fosse solo un’influenza e nulla di più, dando il via a proteste anti-lockdown in molti stati negli Stati Uniti, con il rifiuto totale di indossare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale, mossa che ha alzato di molto le ospedalizzazioni e i morti in un periodo in cui la comunità scientifica faceva di tutto per trovare una cura o un vaccino.
Deep State, Big Pharma e altri burattinai
In fondo alla tana del coniglio si apre il mondo del complottismo più feroce. QAnon è sicuramente protagonista delle fake news più assurde sull’origine artificiale del SARS-CoV-2. Secondo i seguaci di Q e dei suoi drops, il virus è stato creato dal cosiddetto Deep State, l’élite americana, per spodestare Donald Trump. Il Cavaliere dell’Apocalisse qui, secondo i QAnonisti, non era altro che il volto della lotta alla pandemia, il Dottor Anthony Fauci, virologo di fama internazionale noto per le sue ricerche sull’HIV e all’epoca membro della task force per il COVID dello stesso Trump.
Al di là di Fauci e del Deep State, un grande classico è attribuire la colpa alle case farmaceutiche - Big Pharma - per qualsiasi cosa. I cospirazionisti sostengono che le aziende farmaceutiche facciano credere alle persone che la medicina basata sulle evidenze (quella convenzionale e vera) sia un modo per farci ammalare tutti e vendere le loro terapie e trattamenti.
Per fare qualche esempio, sempre Alex Jones, ma anche Joseph Mercola, noto anti-vax e anti OGM, grande promotore negli Stati Uniti di medicina alternativa e fake news mediche, hanno sostenuto questa visione fin dall’inizio, diffondendo la bufala che l’uso di vitamine - soprattutto quelle dei prodotti da loro venduti - avessero la capacità di curare e prevenire il COVID.
Questa teoria ha trovato il terreno più fertile con l’approvazione dei vaccini, soprattutto quelli a tecnologia mRNA, all’inizio del 2021, andando ad impattare molto sulla campagna vaccinale.
Bill Gates, 5G e braccia magnetiche
Ad un certo punto della pandemia, Bill Gates è tornato in auge nelle teorie del complotto dopo che un suo TedTalk del 2015, in cui parlava dell’epidemia di Ebola di quegli anni e del pericolo di una nuova pandemia, è stato riesumato per confermare che il patron di Microsoft sapesse tutto e, addirittura, avesse lui stesso causato la diffusione del virus. L’evoluzione di questa fantasiosa narrazione si è concentrata su un supposto piano malefico e genocida in salsa malthusiana dello stesso Gates di vaccinare tutti per ridurre drasticamente la popolazione mondiale e controllare le nascite.
Un’altra teoria collegata a Gates vorrebbe inoltre che la vaccinazione non fosse altro che un mezzo per impiantare dei microchip sotto la nostra pelle, per controllarci e spiarci tutti. Inoltre, il vaccino doveva servire per connetterci tutti alla rete 5G, affermazione che ha scatenato una reazione abbastanza ilare, con tanto di meme online.
Collegato a ciò, iniziarono a comparire video di persone appena vaccinate che, per dimostrare questa la teoria che le loro braccia - e il corpo in generale - fossero diventate magnetiche a causa dell’inoculazione di quello che viene spesso chiamato dai complottisti il “siero sperimentale”, si appoggiavano chiavi, cucchiai e altri oggetti metallici alla pelle.
Tutto questo fa sorridere, dato che molti riuscivano nell’impresa probabilmente perché sulla pelle rimaneva un po’ di adesivo del cerotto applicato dopo l’iniezione, che ne facilitava l’aderenza. Tuttavia, è noto il caso di una donna che, durante un’udienza in Ohio, provò a dimostrare questa teoria cercando di applicarsi una chiave su tutto il corpo, fallendo miseramente.
Idrossiclorochina, antibiotici e ivermectina
Spesso in un contesto pandemico si cercano delle soluzioni che possono anche sembrare possibili, studiandone l’efficacia sulla base delle evidenze. Questo è il caso dell’idrossiclorochina, farmaco utilizzato prevalentemente per il trattamento e la prevenzione della malaria e nei pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) ed artrite reumatoide, che nei primi mesi di pandemia era stato preso in considerazione anche dalla FDA.
La stessa agenzia però ritirò l’utilizzo di emergenza nel giugno 2020 dopo che alcuni studi dimostrarono che l’idrossiclorochina non era sicura nel trattamento del COVID-19. Tuttavia, teorie su internet, notizie false, alcuni medici (tra cui Dr. Oz) e l’allora Presidente Donald Trump continuarono a sostenere l’utilizzo del farmaco antimalarico in combinazione con l’antibiotico azitromicina, portando come prova uno studio condotto da un microbiologo francese di cui lo stesso Donald Trump era grande ammiratore, il Dottor Dider Raoult, rivelatosi poi completamente fallace, condotto in modo non etico e dai risultati non supportati.
La promozione così pressante dell’idrossiclorochina, falsando anche delle raccomandazioni della FDA e dell’AMA (American Medical Association), hanno portato un enorme consumo del farmaco che, essendo senza efficacia, ha generato anche conseguenze gravi, come nel caso di una ragazza di 17 anni della Florida, paziente a rischio, infettata dal SARS-CoV-2 e con necessità di essere ospedalizzata, è stata trattata con idrossiclorochina e azitromicina in casa, morendo in ospedale quando ormai era troppo tardi. Inoltre, la corsa all’idrossiclorochina e azitromicina ha portato ad uno shortage dei due farmaci per chi invece ne aveva davvero bisogno, come i pazienti LES.
Un altro farmaco miracoloso entrato nella narrativa è l’ivermectina, antiparassitario per cavalli usato anche nel paziente umano. La teoria che ne professava l’assoluta efficacia contro il COVID-19 (per risparmiarsi il vaccino) si diffuse rapidamente, portando ad un acquisto frenetico del farmaco e ad un aumento dei casi di avvelenamento segnalati al CDC. Ancora una volta FDA ha dovuto diramare un appello al pubblico per bloccare il consumo del farmaco nella cura al COVID-19, facendolo anche con un esasperato ed esilarante Tweet, in cui ricordava all’utenza che non siamo né cavalli, né mucche.
L’antico nemico: i vaccini
La lotta ai vaccini sono una costante nel mondo delle fake news mediche. Al di là di incolpare Bill Gates, Big Pharma, il Deep State e il 5G da parte dello zoccolo duro complottista, una larga parte della popolazione, che possiamo chiamare gli indecisi, temevano la nuova tecnologia a mRNA, studiata ormai da 30 anni nella ricerca biomedica, ma di cui si è sentito parlare solo con l’avvento della pandemia.
I fondi stanziati in modo massiccio per la ricerca, tra cui l’Operazione Warp Speed negli USA, avviata sotto la Presidenza Trump (per quanto sembri un ossimoro), hanno permesso di completare i trial clinici in pochissimo tempo, dando al mondo un vaccino già nei primi mesi del 2021. L’infodemia relativa ai vaccini ha scatenato la sua furia più grossa: tra le informazioni false che circolavano più spesso e che hanno attecchito anche nei più insospettabili, alimentati da medici e esperti votati alla causa anti-vax si leggeva di “siero sperimentale”, di fantomatiche correlazioni con effetti collaterali disastrosi e diffusi, di conseguenze sulla fertilità femminile, di cambio del genoma umano.
Queste storie false raccontate e che hanno risuonato nella testa di una larga parte di utenza, hanno contribuito a rendere la campagna vaccinale negli Stati Uniti molto lenta e difficile. Sebbene il discorso sia complesso e meriterebbe una riflessione a parte sull'esitazione nella campagna vaccinale, soprattutto di certe minoranze, molti studi hanno dimostrato che i media e le fake news su COVID e vaccini hanno giocato un ruolo fondamentale in quegli stati con basse percentuali di vaccinazione e alti tassi di ospedalizzazioni e morti.
Un serio pericolo per la salute americana
Il COVID-19 è diventato la terza causa di morte nel 2021 negli Stati Uniti, superato solo da cardiopatie e cancro. L’impatto che ha avuto il virus sulla salute pubblica americana è stato molto consistente e sicuramente una buona parte è stato generato da una perdita di fiducia nella scienza, nella medicina e nelle raccomandazioni per prevenire la diffusione del virus. Come sopracitato, l’uso delle mascherine e del distanziamento sociale è stato subito avversato, seguito dalla campagna vaccinale, in un dibattito che è diventato sempre più politicizzato, in cui la contrapposizione tra Democratici e Repubblicani si è inasprita, ed è stata anche al centro dello strascico di una tornata elettorale presidenziale molto sentita.
Per avere una prova di quanto le fake news fossero potenti nel plasmare l’opinione pubblica, basta dare uno sguardo a qualche dato: nel 2020 Pew Research Centre registrò che il 5% degli americani era fermamente convinto che il COVID-19 fosse un complotto dei poteri forti, mentre il 20% riteneva l’opzione molto probabile. La “pandemia delle fake news” ha sicuramente influenzato il comportamento in materia di salute e ha minato la fiducia nella scienza dei cittadini americani, facendo uscire certe convinzioni fuori dal group-thinking e portandole nelle case e nelle menti di tutti.
Probabilmente si sarebbero potute evitare certe morti ed ospedalizzazioni senza questa diffusione di falsità o si sarebbero potute salvare più persone se la campagna vaccinale non fosse stata ostacolata. Lo sforzo più grande per contrastarle, da parte dei media stessi e delle autorità sanitarie, è - nelle linee guida dello stesso OMS - a quattro step: ascoltare i dubbi, promuovere una buona divulgazione scientifica, costruire delle “difese” contro la disinformazione e dare effettivamente il potere alle persone di farlo.
Nelle parole del già citato Anthony Fauci, non c’è nulla di più disturbante per un medico, uno scienziato e per la salute pubblica della “normalizzazione delle bugie antiscientifiche” in un contesto pandemico: una doppia pandemia, che autoalimenta, alle spese di chi non ha gli strumenti per non credere e a vantaggio di chi, invece, trae giovamento - anche economico - in tutto questo.
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Daniel Romer, Kathleen Hall Jamieson,Conspiracy theories as barriers to controlling the spread of COVID-19 in the U.S., Social Science & Medicine, Volume 263, 2020,113356,ISSN 0277-9536, https://doi.org/10.1016/j.socscimed.2020.113356