Pronti al peggio: la lezione di Helene
La crisi climatica non colpirà tutti gli Stati allo stesso modo. Alcuni pagheranno un prezzo molto più elevato di altri, ma tutti devono correre ai ripari
Nessun luogo è davvero al sicuro dagli impatti della crisi climatica. A insegnarcelo è l’uragano Helene, che si è abbattuto violentemente anche su quella che in molti, fino a due settimane fa, descrivevano come una vera e propria oasi climatica: la città di Asheville, in North Carolina. L’illusione che al mondo esistano zone più sicure o del tutto immuni dagli effetti dei cambiamenti climatici si è infranta fragorosamente, come i cumuli di acqua e fango contro i palazzi del River Arts District. Dopo il passaggio della tempesta, il solo Tarheel State conta 95 vittime accertate e un centinaio di dispersi.
In un territorio vasto e variegato come quello degli Stati Uniti gli effetti dei cambiamenti climatici non colpiranno ovunque allo stesso modo, ma questo non significa che i cittadini che popolano le zone ritenute più sicure faranno esperienza di disastri come quelli causati da Helene o Milton solo attraverso i social media o i telegiornali. È vero che alcune città faranno meno fatica ad adattarsi rispetto ad altre; di certo Concord incontrerà meno problemi di Miami, che sta praticamente affondando. Tutte, però, dovranno adottare politiche mirate di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, per far sì che abitazioni e infrastrutture siano pronte ad affrontare eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e violenti. Altrimenti, come Asheville e molte altre cittadine in North Carolina, rischieranno di essere colte alla sprovvista da chi verrà dopo Helene.
Nel 2023 gli Stati Uniti hanno sperimentato ventotto diversi fenomeni meteorologici estremi in grado di causare danni per almeno un miliardo di dollari ciascuno, inclusi l’ondata di freddo che si è abbattuta sul Nord Est durante i primi mesi dell’anno, l’inferno di fuoco che ha devastato l’isola di Maui nelle Hawaii e il passaggio della tempesta tropicale Idalia in Florida. Le vittime, dirette o indirette, sono state almeno 492. I danni ammontano a 92,9 miliardi di dollari.
Dal 1980, anno in cui la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha iniziato a tenerne traccia, gli Stati Uniti hanno subito un totale di 376 disastri correlati al clima capaci di provocare danni per almeno un miliardo di dollari ciascuno. In termini cumulativi parliamo di oltre 2.660 trilioni di dollari, una cifra difficile persino da immaginare. Solo negli ultimi sette anni, dal 2017 al 2023, ne sono stati registrati 137, a dimostrazione del fatto che la crisi climatica ha ormai iniziato ad assumere il carattere dell’emergenza.
Bisogna intervenire al più presto, in modo capillare, accettando il fatto che il concetto di climate haven è più vicino all’utopia che alla realtà. È vero che alcuni Stati sono più vulnerabili di altri, ma anche quelli che appaiono meno esposti a fenomeni meteorologici estremi devono iniziare ad adottare misure che li aiutino a proteggere e rafforzare le loro infrastrutture critiche, come acquedotti o reti elettriche. A beneficiare di questi interventi sarebbero prima di tutto i cittadini, che si trovano già a fare i conti con l’inarrestabile aumento dei prezzi delle polizze assicurative per le case, soprattutto nelle aree più a rischio.
L’adozione di strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici avrà anche importanti ricadute economiche sui territori. Quando dovranno decidere dove investire o dove localizzare i loro impianti, le imprese faranno sempre più attenzione al grado di preparazione del territorio rispetto a possibili eventi meteorologici estremi, osservando soprattutto la prontezza delle infrastrutture di base. Dalla capacità di uno Stato di affrontare la crisi climatica dipenderà anche la sua competitività.
È per questo che CNBC ha deciso di dedicare al tema un capitolo importante del suo America’s Top State for Business, lo studio con cui ogni anno incorona i migliori Stati in cui investire, fornendo alle imprese una sorta di bussola che le aiuti a decidere su quali puntare. L’edizione di quest’anno comprende due classifiche degne di nota: l’elenco dei dieci Stati meno pronti ad affrontare la crisi climatica e quello dei dieci più preparati. Per stilare le graduatorie la CNBC ha messo insieme diversi indicatori, basandosi, tra gli altri, sui dati della First Street Foundation sulle proprietà che rischiano di subire gravi danni da inondazioni, calore estremo, incendi e uragani nei prossimi trent’anni; sui dati del NOAA sulle condizioni meteorologiche estreme registrate nelle regioni geografiche in cui si trovano gli Stati; e sui dati del Dipartimento dell’Energia in materia di fonti rinnovabili.
È emerso che a dover investire di più per migliorare la propria capacità di adattamento e mitigazione dovranno essere la Louisiana e il New Jersey, maglia nera a pari merito.
I cittadini della Louisiana sanno già molto bene cosa significhi dover affrontare eventi estremi, non solo a causa della devastante esperienza dell’uragano Katrina. Secondo il NOAA, dal 1980 a oggi lo Stato ha registrato più di cento disastri da almeno un miliardo di dollari di danni. L’estrema vulnerabilità della Louisiana è riflessa anche dagli enormi costi delle assicurazioni sulla casa: è seconda solo alla Florida, dove il prezzo medio annuo era di 10.996 dollari nel 2023, e stando alle stime di Insurify nel 2024 vedrà le polizze aumentare del 23 per cento, passando da una media di 6.354 dollari a una di 7.809. È in assoluto tra gli Stati più esposti, ma anche tra quelli che dovranno compiere gli sforzi maggiori per migliorare la qualità delle loro infrastrutture.
Il New Jersey, invece, dovrà fare i conti soprattutto con due fenomeni: l’innalzamento del livello del mare e gli uragani, entrambi destinati a intensificarsi nei prossimi anni. L’esposizione alle tempeste in arrivo dall’Atlantico non è una novità per i cittadini dello Stato, che hanno già visto quanto questi eventi siano capaci di incidere sul territorio. Nel 2012, il passaggio dell’uragano Sandy è addirittura arrivato a modificare l’aspetto delle aree costiere. Nonostante ciò, il punteggio ottenuto dalle infrastrutture del New Jersey è ancora troppo basso per considerarle pronte ad affrontare gli impatti della crisi climatica.
Tra gli altri Stati più a rischio, per livello di esposizione e carenze infrastrutturali, troviamo in ordine il Connecticut, il Mississippi e l’Ohio. Per il primo, CNBC parla di «tempesta climatica perfetta»: i Nor’easter, cicloni extratropicali tipici della East Coast, sono sempre più intensi e frequenti, le temperature stanno aumentando in modo repentino e il livello del mare continua a innalzarsi. Il Mississippi è ormai finito nella Tornado Alley, regione centrale degli Stati Uniti nota per l’assidua formazione di trombe d’aria; mentre l’Ohio, come tutta la regione dei Grandi Laghi, dovrà abituarsi all’alternanza di periodi di precipitazioni intense e siccità. In Connecticut e Mississippi, il rischio di subire danni a causa di eventi estremi riguarda rispettivamente il 96 per cento e il 100 per cento delle proprietà presenti sul territorio. In Ohio, la percentuale è solo del 14 per cento; lo Stato sta già mettendo in campo diverse azioni per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, dedicando molta attenzione al Lago Erie, ma avrebbe bisogno di una strategia di più ampio respiro.
All’altro capo della classifica troviamo i primi della classe, che si distinguono per la fortissima presenza di fonti rinnovabili nel loro mix energetico: Nevada, Idaho e South Dakota. Nel Silver State a farla da padrone sono l’energia solare e l’energia geotermica. Con i suoi diciassette impianti l’Idaho è leader nella produzione di energia idroelettrica, mentre il South Dakota è secondo solo all’Iowa per la sua capacità di sfruttare il vento. CNBC assegna comunque punteggi piuttosto bassi alle infrastrutture di tutti e tre gli Stati, che dovranno quindi impegnarsi per migliorare la propria resistenza all’impatto di potenziali eventi meteorologici estremi.
D’altronde, la lezione di Helene è molto chiara: nessun luogo è davvero al sicuro, nessuno può abbassare la guardia.