Project 2025, il manuale per la distruzione della democrazia americana
Una "santa alleanza" di fondazioni e associazioni Repubblicane ha realizzato il più reazionario, liberticida e antidemocratico piano per la futura presidenza Trump. Vediamolo insieme.
Lo abbiamo ripetuto varie volte, qui a Jefferson - Lettere sull’America: siamo di fronte alla campagna elettorale più noiosa degli ultimi cento anni. La riedizione della sfida Biden vs Trump, tuttavia, nasconde rischi ben più preoccupanti del medesimo confronto di quattro anni fa. Al tempo Trump correva da outsider: nessuna esperienza politica su cui misurarlo, nessuna vendetta da consumare e, soprattutto, nessun tentativo di sovvertire il voto democratico degli americani. In altre parole, un’incognita.
Ora, invece, Trump corre per la sua sopravvivenza. Inseguito dalla legge, la sua unica speranza di sfuggire alla gattabuia è quella di vincere le elezioni e porre fine alle sue grane legali con i poteri presidenziali, graziando sé stesso o facendo cadere le accuse. Tuttavia, al netto della salvezza personale c'è da chiedersi verso quale direzione virerebbe un’America che il 6 novembre si svegliasse di nuovo trumpiana.
Per chi non segue assiduamente la politica americana la sorpresa è che è già tutto scritto. Trump e i suoi fedelissimi non si fanno scrupoli a dire pubblicamente che perseguiterebbero la famiglia Biden e qualsiasi funzionario federale da loro considerato infedele, come ad esempio chi si oppose al suo tentativo di manipolare le elezioni del 2020. La vendetta, tuttavia, è solo uno dei punti di un piano che nella sua interezza si fatica a non definire liberticida.
Il Project 2025
Negli ultimi anni un think tank repubblicano fondato dalla Heritage Foundation, in collaborazione con un'ampia coalizione di cinquanta organizzazioni conservatrici, ha sviluppato un piano da applicare già nei primi mesi successivi a un'eventuale vittoria repubblicana nel 2024, in maniera simile al Mandate for Leadership dei tempi di Reagan. Il Project 2025 include addirittura le bozze degli ordini esecutivi volti a ridefinire il funzionamento degli Stati Uniti d’America, in primo luogo attraverso un’interpretazione estrema del secondo emendamento. Dal loro punto di vista, infatti, nel momento dell’insediamento il Presidente assumerebbe il potere assoluto sul ramo esecutivo, e avrebbe pertanto facoltà di imporre il proprio volere sulla burocrazia federale e di fare e disfare agenzie, a differenza di quanto applicato da almeno un secolo a questa parte.
Nel concreto, il primo obiettivo del Project 2025 sarebbe quello di schiacciare i nemici dell’ex Presidente sulla base di uno straw man argument, una fallacia logica: a seguito della sua sconfitta nel 2020, Trump è imputato per 91 capi d’accusa in 4 processi, come già illustrato in precedenza su Jefferson. Questo, secondo l’ex Presidente, sarebbe la giustificazione per vendicarsi, perseguitando i suoi avversari in tribunale. L’asino cade di fronte a una constatazione, che sta alla base dello Stato di diritto: per portare a processo qualcuno servono prove, e se contro Trump abbondano, lo stesso non si può dire nei confronti dei suoi avversari. Questo delinea dei valori ben più vicini a un’autocrazia, che a una democrazia: evidentemente, secondo Trump chi comanda avrebbe il diritto di perseguitare gli oppositori, ma solo se è lui a comandare.
I nuovi valori Repubblicani
Lo scopo del think tank è fornire al prossimo Presidente Repubblicano gli strumenti per realizzare gli obiettivi prefissati, i quali coincidono in larghissima parte con quelli del nuovo GOP a trazione trumpiana. Quello con i fedelissimi piazzati in tutti i ruoli chiave e completamente soggiogato al tycoon, per capirci.
Oltre alla parte cruciale del piano – la già citata vendetta e alla ridefinizione della struttura federale – nel Project 2025 si prevede, tra le altre cose:
il divieto di aborto a livello federale e una forte limitazione all’uso dei contraccettivi
l’abolizione delle normative contro la discriminazione LGBTQI+, in particolare nelle scuole
l’abbandono delle politiche di contrasto al cambiamento climatico e una spinta all’uso di energia proveniente da combustibili fossili
l’abolizione della Federal Reserve e il passaggio a un sistema di free banking
la fine dei rapporti con la Cina
l’espansione dell’arsenale nucleare statunitense
una revisione della partecipazione alle agenzie internazionali sulla base di un criterio costi/benefici, Nazioni Unite comprese
di spogliare il Dipartimento di Giustizia della sua autonomia per renderlo soggetto alla Casa Bianca
il licenziamento dei dipendenti federali sulla base del criterio di fedeltà al Presidente
Il tutto da realizzare nei primi sei mesi del mandato. Al di là degli obiettivi in tutta evidenza liberticidi e in buona parte incostituzionali – problema aggirabile grazie alla maggioranza repubblicana nella Corte Suprema – leggendo il manifesto del progetto ciò che salta subito agli occhi è la reiterazione ossessiva di un termine, woke, utilizzato per definire qualsiasi forma di pensiero estraneo a quello espresso dal progetto stesso.
La sensazione è che chi l’ha scritto sia rimasto al maccartismo. Basta sostituire communist con woke per constatare una evidente paranoia collettiva, la quale poi sfocia in un’ideologia a mezza via tra l’anarco-capitalismo e una teocrazia illiberale.
Questo lavoro sulla paura è volto a generare nella popolazione un senso di costante assedio, di pericolo imminente, il cui scopo è la polarizzazione e quindi l’attivismo fanatico contro l’avversario politico.
Si tratta di un andazzo comune alle odierne democrature. Questo termine è la sincrasi di democrazia e dittatura, e definisce quelle democrazie fallite, divenute ormai autocrazie, ma nelle quali permangono le vestigia dei meccanismi tipici di una democrazia, come le elezioni e il parlamento, ma pilotati da un esecutivo che tiene in pugno i media e tutti e tre i poteri. Ne abbiamo due fulgidi esempi nell'Ungheria di Orban e nella Turchia di Erdogan.
Il metodo
La struttura che il Project 2025 si dà per centrare questi obiettivi si fonda su quattro pilastri.
Il primo pilastro è l’agenda politica, con gli obiettivi appena visti. Avere quindi dei punti chiari, estremi ma trasparenti e già palesi ai votanti, in modo da evitare equivoci: votare GOP significa votare per queste cose. Il tutto è condensato in un comodo volume scritto “da conservatori per conservatori”.
Il secondo pilastro è la creazione di un database del futuro personale presidenziale. Con il supposto licenziamento dei dipendenti federali non allineati al Presidente, si paleserebbe il problema di reperire in tempi rapidissimi una grande quantità di dipendenti pubblici da assumere sul presupposto della totale lealtà politica. Per fare questo, sul sito del Project 2025 è già attiva una campagna di reclutamento preventiva, proprio a questo scopo.
Il terzo pilastro è l’Accademia dell’amministrazione presidenziale, ovvero una scuola per preparare – o meglio, catechizzare – i fedelissimi di cui sopra, in modo che possano essere operativi fin dal primo giorno.
Il quarto e ultimo pilastro è il 180-Day Playbook, ovvero il piano operativo vero e proprio. Il think tank pone l’accento su un aspetto in particolare, la velocità di esecuzione del piano, e per questo motivo ha preparato un manuale dettagliato con tutte le azioni da intraprendere passo passo, affinché l’eventuale nuovo Presidente repubblicano possa attuarlo nel più breve tempo possibile. Una cura shock, che non dia il tempo agli anticorpi democratici di attivarsi.
Project 2025 ≠ Donald Trump
Ciò che il think tank sottolinea è che il piano non è strettamente tagliato su misura per Trump, ma per qualsiasi futuro Presidente repubblicano. Piano che, per aperta ammissione dei suoi creatori, non è vincolante, bensì un mero strumento messo a disposizione di chi lo voglia usare.
Trump non è pertanto tenuto a seguire il piano, sebbene esso ricalchi in larghissima parte i suoi proclami elettorali. Anzi, nell’ultimo periodo ha cominciato a prendere le distanze da alcune posizioni in esso contenute, fondamentalmente per mero calcolo politico: senza il voto dei Repubblicani moderati il tycoon non ha speranze di vittoria.
Tuttavia, Trump ha dimostrato in numerose occasioni quanto poco valga la sua parola, e si perde il conto delle volte in cui ha cambiato idea su un argomento in base a come tira il vento.
Quello che rimane sul piatto, alla fine, è che un GOP ridotto in questo stato non si era mai visto.