Le due facce di Mitch McConnell
Principale artefice della situazione politica odierna, Mitch McConnell è il pragmatismo in persona, capace di rinnegare sé stesso senza battere ciglio. Soprattutto quando si tratta del suo Kentucky
Mitch McConnell è noto ai più per essere l’eminenza grigia della politica statunitense, il vero master of puppets per le cui mani deve passare qualsiasi proposta finisca in Senato. A guardare bene, tuttavia, il suo agire è più simile a un’accozzaglia di istanze opposte, da sfoderare in base al contesto storico e geografico del momento.
Come vedremo, McConnell è la stessa persona che, da una parte, a Washington, si schiera contro la sanità gratuita e i diritti civili, a favore delle grandi corporation e dei tagli sia alla spesa pubblica che alle tasse dei più ricchi; per poi, dall’altra, agire in maniera opposta quando si tratta di coccolare chi gli garantisce il seggio al Senato con il proprio voto in Kentucky.
Sembra impossibile, eppure il giovane Mitch era pro-choice e supporter della Planned Parenthood. Decisamente irriconoscibile rispetto all’indiscusso maestro supremo del filibuster a cui siamo abituati, quell’ostinato Senatore che con il suo ostruzionismo ha bloccato per anni le riforme che avrebbero potuto far uscire gli Stati Uniti molto prima dalla crisi del 2008. Nonché la persona responsabile di aver scippato l’elezione di un giudice della Corte Suprema a Barack Obama per poi fare l’esatto contrario quattro anni dopo, regalando l’elezione di due giudici supremi a Donald Trump.
Un politico spregiudicato, quindi, disposto a piegare la legge a suo piacimento e a fare opposizione distruttiva danneggiando il suo Paese pur di accrescere il potere del suo partito e, di riflesso, il suo. Per inciso, la Corte Suprema forgiata dalle macchinazioni di McConnell è la stessa che ha poi annullato la sentenza Roe v. Wade, e macellato la copertura federale al diritto all’aborto negli Stati Uniti.
L’inizio
Torniamo indietro nel tempo. Da giovane idealista, McConnell si trasformò rapidamente in un Repubblicano riformista, che negli anni dell’Università si fece le ossa prima collaborando con il Senatore Repubblicano John Sherman Cooper, per poi diventare il responsabile sul campo per la campagna del Senatore Marlow Cook, nel 1968.
La fama di abilissimo negoziatore di cui gode oggi nasce in quel periodo. Non è il frutto di un talento innato, quanto della sua determinazione nello studiare l’elettorato del suo territorio per anni, individuando le leve che lo muovono e trovando il modo di sfruttarle a proprio vantaggio. Questo lo portò a scegliere una strategia peculiare per la sua elezione a judge executive della contea di Jefferson, nei sobborghi di Louisville. Fece campagna sostenendo che avere da una parte un Repubblicano come lui e dall’altra un sindaco Democratico come Harvey Sloane era un’opportunità per avere il meglio dei due partiti. Per farlo rinunciò al supporto del GOP locale, e vinse.
Entrato nel ruolo, McConnell mise in pratica ciò che poi lo rese indispensabile: la capacità di chiudere compromessi con chiunque. Collaborò varie volte con i Democratici e si circondò di persone capaci e molto diverse tra loro, che riusciva abilmente a tenere insieme. In quegli anni si mise in luce anche per le sue capacità di spin doctor, in grado di guidare alla vittoria numerosi candidati Repubblicani distribuendo favori e consolidando alleanze.
Lavorò a stretto contatto proprio con Sloane, tanto da riuscire a evitare che qualsiasi divergenza finisse sui giornali semplicemente alzando il telefono. Un modo di gestire gli avversari fatto sì di carota, ma anche di bastone.
Sloane lo provò sulla sua pelle qualche tempo dopo, negli anni Novanta, quando i due si sfidarono per il seggio al Senato. Dopo anni di rispetto reciproco, McConnell puntò alla gola di Sloane senza il minimo scrupolo.
Quando quest’ultimo si fece dare forti antidolorifici per i suoi cronici problemi di schiena e all'anca con un’autoprescrizione emessa in base a un'autorizzazione scaduta, McConnell lanciò uno spot che associava alla vicenda immagini di pillole e fiale, con una voce fuoricampo che faceva riferimento ad antidepressivi e farmaci psicotropi. A questo McConnell aggiunse una serie di pubblicità sferzanti sulla ricchezza dell’ex Sindaco, collocandosi ancora più a sinistra dei Democratici con promesse di maggiori tasse per i ricchi e spese generose sulla sanità gratuita. Sloane fece un test antidroga per dimostrare di non essere un tossicodipendente, ma la frittata era fatta e perse le elezioni. Quelle di McConnell si rivelarono promesse di Pulcinella. Fu il principale nemico dell’Obamacare, e sostenne i tagli fiscali di Donald Trump a favore degli ultra ricchi.
I soldi
La ricchezza ha un fascino particolare per McConnell, che nonostante la studiata e dimessa apparenza da uomo di provincia, è uno dei politici di professione più ricchi di Washington.
Nonostante questo, i soldi per McConnell sono più un mezzo che un fine. Non è un caso che il suo successo sia dovuto in larga parte all’uso spregiudicato degli earmark, ossia disposizioni inserite in leggi di stanziamento di spesa discrezionale che indirizzano fondi federali a un destinatario specifico, eludendo il processo di assegnazione basato sul merito.
Con questo espediente McConnell è stato capace di dirottare enormi quantità di fondi federali a unico beneficio dei suoi elettori. Ad esempio, mentre con una mano assicurava numerosi programmi di sanità gratuita in Kentucky, con l’altra, a Washington, si adoperava per privare di qualsiasi copertura sanitaria pubblica il resto degli americani, bambini indigenti compresi.
Un particolarità degli earmarks è che sono anonimi, quindi non è possibile risalire con esattezza a quanto ammontano le mance elettorali di McConnell. Tranne che per un triennio specifico, tra il 2008 e il 2010 inoltrato, nel quale vennero resi pubblici i dati: in quel periodo McConnell mosse ben un miliardo e mezzo di dollari attraverso questo strumento.
A distanza di molti anni, l’effetto della sua politica di scambio è evidente in Kentucky. La natura degli earmark fa sì che essi non siano a favore di tutti, ma siano limitati a casi specifici e a determinate zone. Questo ha comportato delle coperture a macchia di leopardo, insufficienti, casuali e, soprattutto, di breve termine. Aspetto che ha reso buona parte del Kentucky assuefatto agli earmark del Senatore.
L’atomo
C’è un luogo, in particolare, la cui storia si intreccia in maniera inestricabile con il destino politico di Mitch McConnell: la cittadina di Paducah. Lì si trova una centrale nucleare, nata poco dopo il progetto Manhattan e dedicata per buona parte della sua esistenza all’arricchimento dell’uranio a scopo bellico. Fino al 2013, anno della chiusura, è stata il centro di gravità attorno al quale si è sviluppata la città, soprannominata The Atomic City. Un nome, purtroppo, profetico.
Dopo vari decenni di funzionamento, negli anni Novanta la chiusura della centrale sembrava sempre più vicina, ma l’azione politica di McConnell a Washington fece sì che rimanesse aperta allo scopo di garantire a migliaia di famiglie uno stipendio su cui contare. McConnell, ormai sindacalista onorario, promise che la centrale sarebbe stata riconvertita per la produzione di energia elettrica con tecnologie all’ultimo grido.
Tuttavia, il massimo che riuscì a fare fu di tutelare gli interessi privati legati alla centrale tenendola aperta con modifiche minime, nonostante l'obsolescenza la rendesse pericolosa: la centrale, infatti, non era sicura per il personale, esposto a tossine e polveri di plutonio che poi portava con sé, contaminando case e famigliari.
Al contempo, la gestione dei fusti usati per contenere le scorie radioattive consisteva in un’enorme montagna ammassata a diretto contatto con il terreno, senza alcun trattamento decontaminante. Come venne in seguito rilevato, nell’area di Paducah l’acqua era massicciamente inquinata dal materiale radioattivo e dai metalli pesanti emessi dalla centrale, rilevati a livelli elevatissimi anche sulla fauna locale.
Come riferito da esponenti del suo staff di allora, McConnell sapeva tutto, ma si attivò solo quando il Washington Post fece esplodere lo scandalo, verso la fine del millennio. Nonostante tutto, seppe trasformare una crisi in un'opportunità. Riuscì a trarre vantaggio dalla situazione a spese del governo, dirottando ben nove miliardi e mezzo di dollari federali a un fondo che garantisse cure gratuite ai lavoratori della centrale sopra i cinquant'anni, passando per il salvatore di Paducah.
Ciliegina sulla torta, un decennio prima dimostrò il suo cinico pragmatismo, quando gli Stati Uniti approvarono le sanzioni verso il Sudafrica dell’apartheid e riuscì a impedire l’applicazione delle stesse alle importazioni di uranio, cruciali per far funzionare la centrale.
Il salto sul carro del vincitore
L’amoralità di McConnell ha raggiunto nuove vette negli ultimi anni. Dopo essersi professato Repubblicano riformista per decenni, con la rivoluzione populista portata dai tea party, McConnell ha abbracciato definitivamente il suo lato oscuro, saltando sul carro del populismo. Tuttavia, il suo stile opposto all’eccentrica volubilità di Donald Trump lo ha portato molto spesso in rotta di collisione con il Tycoon, in particolare all’indomani dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Salvo cedere pochi giorni fa, a un passo dalla fine della sua carriera senatoriale, per dargli l’endorsment con un annuncio tutt’altro che entusiasta:
«È evidente che l'ex Presidente Trump si è guadagnato il sostegno degli elettori Repubblicani per essere il nostro candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Non dovrebbe sorprendere che, in quanto candidato, avrà il mio sostegno»
Ancora una volta, il pragmatismo politico di Mitch McConnell ha avuto la meglio.