La stampa e i media secondo Project 2025
Il piano proposto dal think tank conservatore per la presidenza Repubblicana vuole una riforma dei media, ma ovviamente alle sue regole
Project 2025 è il nome scelto dal think tank Heritage Foundation per il suo controverso piano di transizione presidenziale. Abbozzato dai sostenitori delle frange Repubblicane più conservatrici, questo progetto mira a rimpiazzare l’attuale struttura statale, con una proposta che prevede di trasformare i membri del servizio civile federale degli Stati Uniti, ovvero i dipendenti del settore pubblico non eletti e non militari, in una risorsa reclutata direttamente dalle fila Repubblicane.
L'obiettivo di Project 2025 è orientare questa categoria di dipendenti, che si occupa di attuare leggi e regolamenti, elaborare politiche e gestire risorse pubbliche, verso una posizione ideologica schierata sul versante Repubblicano. Questo contrasta con il principio fondamentale di neutralità politica dei dipendenti federali negli Stati Uniti.
La grande preoccupazione degli ideologi dell’Heritage Foundation è il deep state, la teoria del complotto che ipotizza l'esistenza di una rete governativa che opera al di fuori dei normali canali, spesso influenzando decisioni politiche e strategiche. Project 2025 è visto dunque come un’arma per combattere questa minaccia. La sua essenza è spiegata nel “Mandate for Leadership”, un manifesto aggiornato periodicamente fin dagli anni Ottanta.
In questo documento, le tematiche trattate sono svariate e toccano vari aspetti della società americana: amministrazione, assistenza sociale, sicurezza, ecc. In ogni capitolo del Mandate, degli "esperti" approfondiscono la visione che l’agenda di Project 2025 ha in serbo per ogni questione trattata. Disponibile in versione PDF integrale sul sito ufficiale dell’Heritage Foundation, questo manuale di 887 pagine testimonia l’evoluzione dell’estremismo repubblicano dalla Presidenza Reagan a oggi. È curioso osservare come nella sezione della Common Defense, un intero capitolo sia dedicato alle agenzie di stampa e ai media, a sua volta diviso due parti: la prima rivolta alla U.S. Agency for Global Media, e la seconda alla Corporation for Public Broadcasting.
A curare la parte relativa all’agenzia governativa responsabile per la comunicazione è Mora Namdar1, ex Assistant Secretary of State per gli Affari Consolari durante la Presidenza Trump, nonché avvocato. Namdar inizia il suo paragrafo descrivendo l'origine, la struttura, le funzioni e le criticità dell'United States Agency for Global Media (USAGM) e delle sue entità affiliate. Parla della missione fondamentale dell’agenzia di informare, coinvolgere e connettere le persone in tutto il mondo a sostegno della libertà e della democrazia. Allo stesso tempo, critica la mancanza di aderenza a questa missione da parte dell’USAGM, sottintendendo incongruenze tra gli obiettivi dichiarati dell'agenzia e le sue effettive pratiche.
Viene fornita un'analisi completa dell'organizzazione, delle sue reti di trasmissione governative come Voice of America (VOA), per cui Namdar ha lavorato, e Office of Cuba Broadcasting (OCB), e dei suoi finanziamenti a organizzazioni "indipendenti" come Middle East Broadcasting Network (MBN) e Radio Free Asia (RFA). Namdar evidenzia inoltre i fallimenti delle operazioni dell'USAGM, tra cui problemi di sicurezza, sprechi finanziari, ridondanza dei servizi e mancanza di trasparenza e responsabilità.
Dopo aver dipinto il quadro sullo stato di salute generale dei media americani, Namdar spiega il declino di questo settore come una conseguenza della transizione da Trump a Biden. Sottolinea come l'amministrazione Biden abbia reintegrato personale precedentemente licenziato per violazioni della sicurezza, ripristinando una situazione considerata rischiosa per la sicurezza nazionale. Fa anche riferimento alla riconferma di Amanda Bennett come CEO dell'USAGM nel 2022, nonostante le critiche riguardanti la sua precedente gestione della Voice Of America.
Namdar propone una serie di riforme per migliorare il controllo qualitativo delle notizie fornite ai cittadini americani, come un collegamento più diretto ed efficace tra Casa Bianca e USAGM per una supervisione più stringente. Sottolinea la necessità di riformare completamente l'USAGM con il sostegno del Congresso e della Casa Bianca per ristabilire le sue reti e risolvere i problemi evidenziati.
La seconda parte del capitolo si focalizza sulla Corporation for Public Broadcasting (CPB)2, fondata nel 1967 dal Congresso per promuovere e supportare la radiodiffusione pubblica negli Stati Uniti. L’esperto di questa sezione è Mike Gonzalez3, giornalista e analista politico specializzato nello studio di politiche identitarie e impegnato nella promozione dei valori tradizionali americani. Con una lunga militanza nell’Heritage Foundation, Gonzalez ha anche lavorato nell'amministrazione di George W. Bush come sottosegretario assistente per la comunicazione e i rapporti con la stampa per il Dipartimento del Tesoro.
Gonzalez critica i finanziamenti federali alla CPB, che distribuisce a emittenti e programmi pubblici come National Public Radio (NPR) e Public Broadcasting Service (PBS). Sottolinea il tentativo continuo dei Presidenti Repubblicani, sin da Richard Nixon, di eliminare questo finanziamento. Inoltre, la CPB gode di benefici e privilegi associati al suo status di stazione educativa senza scopo di lucro. Gonzalez sostiene che l’abolizione del sostentamento statale potrebbe porre fine a questi vantaggi.
Project 2025 presenta una visione radicale per la ristrutturazione della comunicazione pubblica negli Stati Uniti, con l'obiettivo di allinearla con una visione conservatrice e Repubblicana. Gli autori del documento sostengono che le attuali agenzie di comunicazione governativa, come la USAGM e la CPB, non solo falliscono nel rispettare i loro mandati originali di neutralità e servizio pubblico, ma operano anche in modo inefficace e partigiano. Secondo l’Heritage Foundation, espressa tramite le voci di Namdar e Gonzalez, queste riforme sono necessarie per ripristinare l'integrità e la missione delle comunicazioni pubbliche americane, rendendole strumenti efficaci per la promozione dei valori e degli interessi degli Stati Uniti a livello globale.
Questa visione rispecchia l'idea di stampa delle frange più reazionarie dei Repubblicani. Non bisogna dimenticare che l'America ha tra i pilastri della sua libertà quello della libera espressione dei media. Infatti, le proposte di limitazione dell'antiamericanismo dei media fatte dall'Heritage Foundation equivalgono a una restrizione della libertà di stampa stessa.