La scienza sotto l'assedio di Kennedy e Trump
Dai tagli ai fondi alla pressione sulle agenzie federali: come la stagione trumpiana ha riacceso il conflitto tra autorità politica e ricerca indipendente
Per Donald Trump anche la ricerca medico-scientifica è un campo di battaglia. Gli attacchi del Presidente al mondo della scienza, fatti di tagli al budget, licenziamenti e dichiarazioni discutibili, non sono una novità di questo secondo mandato. Già nella sua prima stagione, Trump aveva bistrattato medicina e scienza. Il culmine è stato raggiunto durante la pandemia di Covid-19 nel 2020: la sua cattiva gestione ha esacerbato la crisi pandemica, con conseguenze che ben conosciamo.
Dal consiglio di iniettarsi candeggina al fissare direttamente un’eclisse solare senza protezione agli occhi, fino a definire la preoccupazione degli scienziati per il cambiamento climatico una bufala (hoax), Donald Trump ha ampiamente dimostrato quanto sia allergico alla scienza basata sulle evidenze, indipendente e libera.
Dal giorno dell’inaugurazione, lo scontro con la comunità scientifica – che sia accademica o all’interno delle istituzioni federali come i National Institutes of Health (NIH), il Dipartimento della Salute, i Centres for Disease, Control and Prevention (CDC) o l’Environmental Protecion Agency (EPA) – è stato violento: l'impatto si sentirà sulla pelle degli americani in futuro, in maniera devastante e non solo sulla loro.
Di tagli, licenziamenti e scienza woke
Lo spauracchio usato per attaccare anche il mondo scientifico è sempre lo stesso: la guerra di Trump e della sua amministrazione era all’ormai ultracitato woke, alle politiche DEI (diversity, equity and inclusion) e liberali, complici di inquinare il merito e il buon funzionamento delle istituzioni americane.
Su quest’onda, dall’inizio del suo secondo mandato, l’amministrazione Trump ha eseguito una serie di azioni che si possono definire “attacchi alla scienza”, come scrive in un report la no-profit Union of Concerned Scientists. Dall’inaugurazione fino allo scorso giugno, sarebbero stati 402. Cosa intende con questa espressione? L’associazione parla di atti, dichiarazioni o decisioni che portano a censurare, manipolare, falsificare o diffondere informazioni fuorvianti su dati, risultati o conclusioni scientifiche, prodotti all’interno del governo o finanziati con fondi federali.
Fin dai primi giorni, un ordine esecutivo del Presidente ha ordinato alle agenzie federali di cancellare o modificare oltre ottomila pagine web e tremila set di dati relativi ad argomenti scientifici. Moltissimi fondi per ricerche su temi di genere, diversità, etnia e clima sono stati congelati. Altrettanti ricercatori e dipendenti federali hanno perso il lavoro o il grant per continuare la loro attività. Stiamo parlando di migliaia di persone solo nella prima metà del 2025.
I National Institutes of Health, che finanziano la ricerca biomedica mondiale, hanno ricevuto l’imposizione da parte dell’amministrazione di sospendere dei panel che si occupano di approvare i grant di ricerca e di mettere in stand-by la comunicazione esterna. Sono stati tagliati principalmente costi amministrativi e di gestione, ma che hanno messo in pericolo la ricerca con un effetto valanga che ha travolto le università e gli istituti che godono dei finanziamenti per continuare la loro attività scientifica.
Molto spesso le revoche ai finanziamenti sono state registrate in lavori di ricerca in cui si trovavano parole come “black”, “transgender”, “bias”, ma anche “women”. Sono state colpite anche ricerche che si occupavano di indagare sulle diversità socio-economiche e sanitarie, per trovare soluzioni a problemi che sono reali, documentati e noti. Le stesse parole di cui sopra sono finite su una lista nera stilata dall’amministrazione, uscita nei primi mesi dell’anno. Numerose ricerche scientifiche salvavita su cancro, vaccinazioni, e malattie infettive sono state bloccate per una ragione meramente politica. Ricordiamo ancora una volta, per onestà intellettuale, che questi tagli erano stati preannunciati in Project 2025; quello che Trump diceva, in campagna elettorale, di non avere la minima idea di cosa fosse.
Il braccio destro di Trump nella campagna contro la scienza è il Segretario alla Salute Robert Kennedy Junior. Antivaccinista convinto molto noto, è stato impegnato fin dall’inizio del suo mandato in una feroce guerra antiscientifica. I principali avversari sono i vaccini, soprattutto quello trivalente, quello contro l’influenza, quello contro la polio e quello contro il Covid-19, quest’ultimo reo di essere stato sviluppato con la tecnologia a mRNA. Ed è buffo pensare che proprio la tecnologia a mRNA e i vaccini contro il Covid-19 hanno giovato di fondi di Operation Warp Speed, allocati proprio dalla prima amministrazione Trump, forse in un momento di schizofrenia. Altri fondi sono stati appunto tagliati alla ricerca sull’mRNA e alla casa farmaceutica americana Moderna, una delle sviluppatrici dei vaccini conto il Covid-19 più efficaci. Ricerca che si stava occupando di trovare una cura anche per alcune forme di cancro, per lo Zika virus e l’HIV.
Sappiamo anche che RFK Jr sta conducendo una guerra disperata all’autismo, di cui vi abbiamo già parlato, e ora non è più un tabù affermare che la causa siano proprio i vaccini. Giusto qualche giorno fa, sul sito dei CDC è comparsa una frase inequivocabile, ancora presente, che recita: “L’affermazione ‘i vaccini non causano l’autismo’ non è basata su evidenze, perché gli studi non hanno escluso la possibilità che i vaccini per l’infanzia causino l’autismo. Gli studi che suggeriscono un collegamento sono stati ignorati dalle autorità sanitarie”. Una falsità: esiste un’estesa letteratura a riguardo che ha già confermato che non c’è correlazione tra autismo e vaccini. Il 2025, per chi è nel mondo medico scientifico, è decisamente l’anno dove la pseudoscienza è stata finalmente sdoganata, dopo anni in cui è rimasta sotto un sasso.
Autoritarismo e scienza
Un recente editoriale[1] uscito su Jama ha rivelato che i tagli ai grant dei National Institutes of Health di cui parlavamo sopra hanno cancellato 383 studi clinici che coinvolgevano 75.000 pazienti. Di questi, 118 riguardavano la ricerca sul cancro, 97 su patologie infettive e 140 erano impegnati a testare nuovi trattamenti medici per condizioni di altro tipo. Sembrano numeri piccoli, ma non sono così insignificanti se consideriamo il quadro generale e che sono stati fatti in meno di un anno.
La comunità scientifica è in subbuglio da un anno a questa parte, ma nonostante il rumore le loro voci non vengono ascoltate. Al contrario, la valanga sembra continuare. Perché c’è un problema quando la politica non vuole lasciare indipendente la scienza, specialmente quando la stessa politica ha una presa autoritaria: la scienza non dice quello di cui l’autoritarismo ha bisogno.
La scienza è imparziale e super partes, si basa su fatti che sono verificabili e supportati da evidenze, anni di lavoro, studio, ricerca. La scienza, quella oggettiva e vera, non si piega alla propaganda. Tuttavia, c’è chi, in malafede, manipola la scienza per creare quel bias o per usarla come strumento di propaganda. Prende i dati proponendoli in maniera incompleta o faziosa o li inventa di sana pianta, individua un nemico, ridireziona il faro della ricerca lì (ma solo quella che fa comodo) per giustificare anche le azioni più aberranti. Lo sappiamo. Lo abbiamo già visto. Non serve fare reductio ad vari regimi autoritari della storia, anche la più recente, per supportare questa tesi.
Lo ha fatto e lo sta facendo Trump con i suoi ordini esecutivi, i tagli, i licenziamenti, gli annunci di un ritorno a una “gold standard science” accusando i ricercatori di aver finora fallito nel loro agire per l’interesse pubblico, falsificando i dati. Ogni ricercatore lasciato a casa, ogni dollaro che se ne va, ogni organo di informazione scientifico che viene chiuso, ogni dato che viene omesso o falsato e ogni attacco deliberato a un’università dietro ha la minaccia di un potere costituito che non vuole che tutta la scienza sia libera. Gli scienziati americani, o quelli che comunque vivono negli Stati Uniti, sono perseguitati e perseguibili. La paura di perdere il lavoro per avere solo provato a parlare c’è. Tuttavia, rimanere in silenzio fa più danni.
E chi paga le conseguenze? Milioni di americani, la loro salute e le loro condizioni di vita ovviamente. Le minoranze più svantaggiate. I più fragili, anziani e bambini. I malati. E nel lungo periodo, noi tutti come comunità umana e il pianeta che abitiamo, la nostra situazione socio-economica, la nostra sopravvivenza.
[1] Patel VR, Liu M, Jena AB. Clinical Trials Affected by Research Grant Terminations at the National Institutes of Health. JAMA Intern Med. Published online November 17, 2025. doi: 10.1001/jamainternmed.2025.6088






