La Convention Repubblicana, giorno 4
Benvenuti a Trumpamania, dove Kid Rock e Beethoven stanno insieme a un discorso di Hulk Hogan
«È come quando Bruce Springsteen fa un album live, e poi inizia una seconda parte del concerto per i fan, composto dalle hit più famose», ha detto Charles Omans sul liveblog del New York Times parlando del discorso di accettazione della candidatura, tenuto da Donald Trump in chiusura della quattro giorni di convention repubblicana.
L’ultimo giorno di convention è stato un salto a livello di intrattenimento: da quando le televisioni di tutti gli Stati Uniti hanno iniziato a trasmettere a reti unificate abbiamo assistito a un ingresso della moglie di Trump, Melania, sulle note della Sinfonia n. 9 di Beethoven, a un concerto di Kid Rock, cantante molto vicino al mondo conservatore, che ha scaldato la platea facendo loro urlare a pieni polmoni le parole “Trump” e “Fight”, a un discorso di Dana White, Presidente della UFC, la più importante compagnia di arti marziali miste al mondo, che ha introdotto il discorso di Trump presentandolo come un amico e un grande combattente, a un ingresso in scena dell’ex-Presidente con il suo nome scritto in oro sullo schermo, che ricordava il suo periodo in WWE, la principale compagnia di pro-wrestling.
Due figure pubbliche di Trump si sono alternate nella convention: quella più classica, di un Trump combattente, forte, che utilizza la sua energia per salvare gli americani. Quel Trump è figlio diretto del suo personaggio costruito in anni di vicinanza col mondo del pro-wrestling e degli sport da combattimento. Come già abbiamo detto, a questo Trump si è aggiunto durante la convention un nuovo personaggio: il padre di famiglia, il nonno buono e amorevole, che ieri teneva la nipotina in braccio e la coccolava mentre ascoltava i discorsi pronunciati sul palco. Questa figura vorrebbe essere quella che unisce il Paese, figlia di un vantaggio Repubblicano nei sondaggi: un Partito che si sente sempre più vicino alla Casa Bianca, e vorrebbe cercare di sminare l’arma principale dei Democratici, cioè l’avversione a Trump come figura tossica nella politica.
Partendo da queste basi si può analizzare il lunghissimo discorso, il più lungo dal 1956, cioè da quando si tiene conto della durata di questo momento solenne della convention. In 90 minuti si sono visti due Donald Trump: una prima parte, di circa trenta minuti, in cui ha mantenuto una voce piuttosto bassa e ha parlato lungamente di come è sfuggito all’attentato di sabato. Ha detto che si è girato a guardare un grafico, e quel movimento ha fatto sì che è ancora vivo: ha quindi ringraziato Dio per averlo salvato. È stato un momento toccante, in cui si è notata la difficoltà di Trump di parlare dell’accaduto e la paura che ha provato ricordandolo: ha anche detto che preferirebbe non entrare più nel merito della vicenda. Trump ha mantenuto il silenzio fino a ieri sera, e questo è stato probabilmente concordato: se avesse parlato nei giorni precedenti coi giornali non si sarebbe creata l’attesa verso questo discorso, che poi è il momento politico più visto in televisione in un anno elettorale. Trump ha potuto presentarsi come un miracolato, che ora vuole unire l’America, e andare oltre le divisioni che si sono create in questi anni. Questa parte del discorso rispecchiava molto le bozze ricevute dai giornalisti nella serata, che avevano iniziato a scrivere di un tono diverso di Trump, più sobrio e unitario, già ore prima.
Verso la metà del discorso Trump ha cambiato completamente registro: ha iniziato a riutilizzare i vecchi slogan elettorali, a parlare con tono più alto. Da un discorso per tutti gli americani è diventato un vero e proprio comizio.
La seconda parte è stata eseguita principalmente a braccio – probabilmente a causa di un guasto al gobbo, che ha funzionato male tutta la sera – e non ha avuto legami coerenti tra le parti; Trump ha parlato di vari temi, e sembrava che li citasse in maniera casuale, come se gli venissero in mente al momento. I punti in cui ha citato l’immigrazione sono stati i peggiori da un punto di vista retorico: ha parlato nuovamente di «carcerati, terroristi, malati mentali che vengono negli Stati Uniti e uccidono la nostra gente», delle affermazioni che così forti non si erano sentite nell’arco delle quattro serate, che avevano l’obiettivo di rappresentare un movimento MAGA meno duro.
Se la convention fino a quel momento aveva presentato un nuovo Trump, l’ultima parte del discorso ha ritirato fuori il politico che tutti conosciamo: il simpatico nonno sfuggito a un attentato ha lasciato il posto al salvatore, all’uomo che deve terminare la carneficina americana e ricostruire Washington, che ora è corrotta. Ha citato anche United Auto Workers, il sindacato degli operai dell’automotive che ha dato sostegno diretto a Joe Biden, dicendo di essere il vero rappresentante della classe operaia, e che solo lui può evitare che tutte le fabbriche in cui loro lavorano vengano delocalizzate in Messico.
A fine discorso Melania è apparsa sul palco e dando la mano al marito ha salutato il pubblico: non sembrava un’apparizione concordata, tanto che Trump dà l’idea di stupirsi che la moglie sia lì. Se doveva essere la sera in cui Trump appariva più istituzionale in modo da dimostrare di poter chiedere il voto degli indipendenti che non sopportano la sua retorica cupa e autoritaria non lo è stata: tra i Democratici c’è sollievo, dato che, per quanto ci provi, Donald Trump rimane lo stesso avversario.
In chiusura segnaliamo un momento della convention che i fan del pro-wrestling ricorderanno per molto tempo: Terry Bollea, wrestler famoso per aver interpretato il personaggio di Hulk Hogan, è apparso alla convention e ha fatto un discorso. È rimasto per la maggior parte del tempo nel personaggio e ha esibito tutto il repertorio retorico della sua carriera.
La Convention repubblicana è ufficialmente finita (fortunatamente, per il mio equilibrio sonno-veglia ndr). Con Jefferson abbiamo provato a raccontarvi i momenti salienti e interessanti: non dimenticatevi della puntata speciale di Magic Minute questo sabato, per un ultimo riassunto.