La CIA: il braccio segreto degli Stati Uniti d'America
Dalla Guerra di Corea alla morte di Bin Laden, la CIA è uno strumento fondamentale per proiettare l'influenza degli Stati Uniti in ogni angolo del mondo. Come ha operato dalla sua nascita a oggi?
È senza ombra di dubbio l'agenzia d'intelligence più famosa al mondo, capace di giocarsela alla pari di un personaggio immaginario del calibro di James Bond, quantomeno nella cultura di massa. Con la differenza che la CIA - acronimo che sta per Central Intelligence Agency - esiste davvero e dalla sua fondazione ha avuto un ruolo cruciale nel determinare il mondo per come lo conosciamo.
Fondata nel 1947 durante la presidenza di Harry S. Truman, l'Agenzia – in passato chiamata anche The Company da chi ne faceva parte – è diventata il simbolo del potere e dell'influenza degli Stati Uniti al di fuori dei confini domestici. La sua storia è un intreccio di operazioni clandestine, spionaggio, colpi di stato e scontri internazionali: dalla Baia dei Porci all'Operazione Condor, dall’Operazione Gladio all'uccisione di Osama Bin Laden, la CIA ha più volte dimostrato – non senza plateali errori – la capacità di proiezione degli interessi americani in ogni angolo del globo.
La sua creazione è stata una risposta alla necessità di consolidare e coordinare le molte agenzie presenti nel dopoguerra alla luce del nuovo grande avversario, l'Unione Sovietica.
Dal dopoguerra agli anni Ottanta
Negli anni successivi, la portata della CIA si espanse includendo operazioni segrete, sabotaggi, interventi politici e supporto a movimenti ribelli.
Uno dei primi eventi cruciali nella storia della CIA fu la sua partecipazione alla Guerra di Corea. L'agenzia fu coinvolta in operazioni di spionaggio, addestramento di guerriglieri e supporto aereonavale. Sebbene la guerra si concluse con un armistizio, l'esperienza acquisita dalla CIA in Corea fornì un'importante base operativa per le sue future operazioni clandestine in tutto il mondo.
Negli anni Sessanta, la CIA si trovò coinvolta in una serie di eventi che la resero famosa e al contempo controversa. In Vietnam si occupò operazioni di contro insurrezione, addestramento di forze locali e attività di sabotaggio e dopo di esso, negli anni Settanta, l'Agenzia tirò le fila di numerosi colpi di Stato nel centro e sud America con l’Operazione Condor.
Tuttavia, l'evento che più di tutti la rese nota al grande pubblico fu l'invasione della Baia dei Porci nel 1961. L'operazione aveva lo scopo di rovesciare il governo rivoluzionario di Fidel Castro e verteva sull'utilizzo di truppe formate da esuli cubani addestrati, finanziati e armati dalla CIA. La mancanza di un efficace supporto aereo, la rapida risposta cubana e la mancanza di collaborazione dei locali furono cruciali nel determinarne il fallimento.
In generale, la CIA godette di un ampio mandato da parte dei governi americani che si tradusse in una disponibilità economica enorme e segreta. Ne è un esempio il Progetto Azorian, che consisté nel tentativo di recupero del relitto di un sottomarino sovietico a metà anni Settanta. A detta di vari analisti fu un'operazione priva di senso dato che si trattava di un battello obsoleto, affondato a ben cinquemila metri di profondità e difficilmente recuperabile. La CIA impiegò sei anni e l'equivalente di tre miliardi di dollari odierni per ottenerne solo un pezzo, dato che il relitto si spezzo durante l'operazione. Marco Mostarda ha già trattato in maniera approfondita il Progetto Azorian nella rubrica di Jefferson dedicata al mondo navale, Farragut.
Dalla caduta del muro all’11 settembre
Per tutto il corso della guerra fredda la CIA ha avuto un ruolo determinante nel destabilizzare la sfera d'influenza sovietica. Tuttavia, non si limitò a operare nei Paesi del Patto di Varsavia, ma anche tra i suoi alleati. Celebre – soprattutto in Italia, primo Paese a rivelarla nel 1990 – l'Operazione Gladio, che istituiva una serie di organizzazioni stay behind nei Paesi dell'Europa occidentale. Queste organizzazioni avevano lo scopo di mantenersi preparate in gran segreto, per poter allestire un'efficace resistenza clandestina in caso di invasione sovietica, o della presa del potere da parte dei partiti comunisti locali.
A dare un colpo tremendo alla credibilità della potenza sovietica e a essere una concausa di ciò che porterà alla caduta del muro di Berlino, fu poi l'invasione russa dell'Afghanistan. I soldi americani, ma soprattutto le armi, furono la benzina che rese possibile ai mujaheddin tenere duro per tutta la durata del confitto, fino a rendere insostenibile la permanenza a una Russia ormai sull’orlo del collasso.
L'esperienza maturata dai guerriglieri afghani in quel frangente si ritorse contro gli Stati Uniti con l'avvento dei Talebani e l'assassinio del generale Massoud nel 2001. Detto anche "il leone del Panjshir" era una personalità molto amata, un islamista moderato e non anti-occidentale, che si era distinto contro i russi e si era poi opposto ai Talebani. La sua morte fu un segnale che la CIA non seppe cogliere.
La cattura di Abu Omar e la morte di Osama Bin Laden
Dopo solo due giorni da quell’avvenimento ci furono infatti gli attentati dell’11 settembre 2001, e da li in poi l’Agenzia rivolse la propria attenzione soprattutto alla lotta al terrorismo islamico.
Nel 2003 alcuni agenti della CIA rapirono a Milano il terrorista egiziano Abu Omar. Trasportato fino in Egitto, venne imprigionato e torturato. Il caso fece scalpore in quanto le indagini italiane portarono alla luce la responsabilità di ben ventitré agenti della CIA. Tanto che, nel 2013, il Presidente Barack Obama ne chiese al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la grazia.
Nel frattempo la ricerca dei responsabili degli attentati dell’11 settembre culminò nel 2011 – dieci anni dopo – con la morte di Osama Bin Laden, già numero uno di Al Qaeda e mandante principale degli attentati. Bin Laden fu trovato grazie all’Agenzia, che lo individuò in una palazzina ad Abbottabad, in Pakistan. Durante l’intervento militare che ne causò la morte erano presenti sul campo – non a caso – due agenti della CIA.
Il periodo successivo agli attentati dell’11 settembre è stato segnato dalle polemiche riguardo l'uso della tortura e gli abusi dei diritti umani da parte degli Stati Uniti. In tal senso è emblematico l’esempio della prigione di Guantanamo, posta in essere da George W. Bush l’indomani degli attentati, con lo scopo di rinchiudere i terroristi catturati sfruttando un cosiddetto «buco nero legale», come lo definì Lord Steyn. Questo cavillo, infatti, permetteva agli Stati Uniti di trattenere in quella struttura cittadini stranieri senza definirli né prigionieri di guerra né criminali comuni, entrambe cose che avrebbero dato loro diritto a un processo. Un limbo che, insieme alla geografia di Guantanamo, territorio cubano concesso a tempo indefinito agli Stati Uniti con un trattato nel 1934, fa sì che ci sia una sostanziale sospensione del diritto internazionale.
Il terremoto Wikileaks
In uno dei suoi primi lavori, fu proprio Wikileaks a togliere il velo su ciò che avveniva a Guantanamo. Il sito, che si occupa di raccogliere informazioni riservate soprattutto da anonimi whistleblower, è una spina nel fianco della CIA fin dalla sua creazione, nel 2006, a opera di Julian Assange.
Il colpo grosso, a ogni modo, fu il Cablegate del 2010, con l’invio da parte dell’analista di intelligence Chelsea Elizabeth Manning di una quantità enorme di file secretati alla piattaforma, che poco alla volta cominciò a renderli visibili ad alcuni giornali internazionali. I file contenevano informazioni confidenziali inviati da centinaia di ambasciate statunitensi da tutto il mondo, con numerose informazioni riguardanti capi di Stato stranieri (alleati compresi) e una miriade di altre informazioni. Manning fu condannata a trentacinque anni, ma venne scarcerata dopo sette anni di reclusione grazie a all’intervento di Barack Obama, al termine del suo mandato.
Fu un terremoto per la reputazione dei servizi segreti americani. In seguito a quel leak divenne evidente il livello pervasivo e globale dello spionaggio statunitense.
Da li in poi fu uno stillicidio.
Nel 2013 l’ex analista Edward Snowden – naturalizzato russo e personaggio alquanto controverso – rese noto al grande pubblico il sistema di sorveglianza internazionale di massa delle comunicazioni dell’NSA (acronimo che che sta per National Security Agency, un’altra agenzia di spionaggio americana), mentre nel 2017 Wikileaks pubblicò Vault 7, il più grande leak mai avvenuto, che portò alla luce i malware utilizzati dalla CIA per spiare i computer in tutto il mondo.
Tuttavia non bisogna essere ingenui. I leak in questione possono sembrare una cosa lodevole, di primo acchito, ma hanno messo a repentaglio la vita di molti agenti e agevolato regimi antidemocratici e criminali di ogni tipo, oltre ad aver incrinato i rapporti tra gli alleati occidentali.
In conclusione
Fin dalla sua nascita la CIA ha dimostrato di essere uno uno strumento efficace in mano ai governi che si sono succeduti alla Casa Bianca dal dopoguerra a oggi. Efficace, però, non significa efficiente. Una delle critiche più pungenti mosse all’Agenzia è infatti il grande assorbimento di risorse, che può essere al massimo stimato, essendo il suo budget secretato.
Oltre a ciò, non per benaltrismo, ma per inquadrare il fenomeno nel giusto contesto, nonostante i suoi difetti e i non rari incidenti di percorso va evidenziato che la CIA fa esattamente ciò per cui è stata creata. Cioè né più né meno quello che fanno – o che, con lo stesso budget, farebbero – i servizi segreti di qualsiasi altra potenza per proteggere la propria patria e la propria influenza. Anzi, a confronto dell’FSB (il successore del KGB) e dei suoi omicidi a base di polonio in giro per mezza Europa, la CIA sembra quasi all'acqua di rose.
L'Agenzia, comunque, ha ancora molta strada da fare per togliersi di dosso la reputazione negativa accumulata negli anni, soprattutto dal 2001 in poi e in particolare tra i suoi alleati.
Che sia in grado di rifarsi una verginità, tuttavia, rimane un'incognita.