La battaglia ideologica si gioca nei campus
Da Project 2025 a PragerU, le élite conservative sfidano l’istruzione accademica
Le fila più conservatrici del dibattito politico americano hanno espresso in maniera decisa la necessità di creare un’alternativa a istituzioni universitarie considerate woke. Si tratta della chiara volontà dell’amministrazione Trump di prendere il controllo di spazi che sono tradizionalmente associati all’intellighenzia liberal-progressista. Un’intenzione che è presto sfociata in un attacco frontale ad alcune università dell’Ivy League con accuse di plagio e campagne mediatiche mirate a mettere alla prova le strutture accademiche, tanti sono stati i casi che hanno visto professori e rettori coinvolti.
Tra le principali vittime di questa offensiva ci sono i fondi per la ricerca, divenuti uno degli strumenti privilegiati per esercitare pressione sulle università più prestigiose. Nel giro di pochi mesi, il governo federale ha congelato o cancellato miliardi di dollari destinati a progetti scientifici già avviati, colpendo laboratori e ricercatori in atenei come Harvard, Columbia, Penn, Cornell, Princeton e Northwestern.
Tra le motivazioni fornite per giustificare i tagli, spesso ci sono questioni culturali o politiche: la gestione delle proteste pro-Palestina, la presenza di atlete transgender nelle squadre universitarie o generiche accuse di indottrinamento ideologico. Per molti si tratta di un vero e proprio esodo del mondo scientifico, non solo per via dell’assenza di fondi ma principalmente per l’affronto diretto alla libertà accademica1.
Questo fenomeno, però, deve essere letto anche come la proiezione di uno scontro più ampio: una competizione tra élite rivali. Da un lato l’establishment progressista e dall’altro un blocco conservatore, che sostiene la necessità di costruire un circuito alternativo per chi rifiuta l’influenza della cultura woke.
La critica alle università può essere considerata come il primo step per ridefinire chi, negli Stati Uniti, produce il sapere e in che modo. Una battaglia che supera i confini dei campus e tocca la questione del potere culturale, dal quale nessuno vorrebbe essere escluso.
Nel manifesto di Project 2025 — il manuale repubblicano elaborato dalla Heritage Foundation — l’università americana viene descritta come un’istituzione ormai “catturata” dai liberal, e quindi ostile ai valori conservatori. È una rappresentazione che trasforma i campus in un vero e proprio nemico interno, un avamposto ideologico da ribaltare con urgenza2.
All’interno di questo quadro si colloca anche il cosiddetto Project Esther, che propone di smantellare i programmi ritenuti troppo politicizzati, ridefinire i criteri di assunzione dei docenti e rafforzare il controllo amministrativo su ciò che viene insegnato. È l’idea di un’università sottratta alla presunta influenza woke e ricondotta a un approccio allineato al conservatorismo americano. In pratica, un modello di higher education costruito non per ampliare pluralismo e libertà accademica, ma per disciplinarli3.
Tra gli attori di questo piano di revisione dell’approccio universitario c’è PragerU. Quest’organizzazione mediatica non-profit, fondata da Dennis Prager nel 2009, è diventata uno degli strumenti principali attraverso cui il conservatorismo americano tenta di costruire un ecosistema educativo alternativo.
I suoi video, già approvati e distribuiti in Stati come la Florida per l’uso nelle scuole pubbliche, propongono una rilettura della storia americana, del capitalismo, del femminismo e delle questioni razziali. PragerU si presenta come un antidoto alla cultura woke, offrendo contenuti in grado di raggiungere un pubblico più giovane di quello intercettato dalle istituzioni universitarie4.
Non si limita a criticare l’università tradizionale: l’obiettivo è costruire una università alternativa digitale, più agile, economica e coerente con la visione ideologica del movimento conservatore. In questo modo, il progetto partecipa alla stessa battaglia per l’egemonia culturale che anima Project 2025 e Project Esther, ma lo fa attraverso i media e le piattaforme online.
L’università si presenta oggi come un campo di battaglia aperto, dove le fila conservatrici mettono alla prova la loro influenza e l’opposizione progressista cerca di contrastarla; resta da vedere quali saranno gli effetti concreti e duraturi di questa contesa sul sistema educativo americano.



