Alla Vigilia della Libertà: i Watch Meetings del 31 dicembre 1862
Come le famiglie degli schiavi vissero il countdown verso l’emancipazione nel Capodanno del 1863.
La notte del 31 dicembre 1862 innumerevoli famiglie di schiavi afroamericani sfidarono i severi divieti dei loro aguzzini, riunendosi in segreto nei loro luoghi di culto per celebrare una vera e propria festa civica: l’emancipazione, ovvero la fine della schiavitù negli stati del Sud che si erano alzati in secessione contro il governo federale proprio per preservare questa ‘peculiare istituzione’.
Lincoln aveva annunciato la misura pochi mesi prima, a settembre, specificando che sarebbe stata implementata dal 1 gennaio del 1863. La mancata immediatezza della misura era un ulteriore artificio di Lincoln che, pur simpatizzando con la causa abolizionista, doveva fare i conti con i sentimenti razzisti presenti anche negli stati del Nord: i mesi di attesa sarebbero serviti per convincere gli scettici della bontà della scelta del Presidente, e per permettere ulteriori avanzamenti delle truppe unioniste nei territori confederati, facilitati in alcuni casi dalle fughe e rivolte organizzate dagli schiavi galvanizzati dal proclama presidenziale.
‘Prima lettura della proclamazione d’emancipazione del Presidente Lincoln, dipinto del 1864’
Per comprendere la dimensione ‘celebrativa’ dei cosiddetti watch meetings, bisogna prima di tutto fare due cenni a come era la dimensione religiosa degli schiavi nelle piantagioni. Maggior parte di loro discendeva da esponenti di popolazioni musulmane e animistiche dell’Africa occidentale che avevano abbandonato i loro culti originari a causa della cattività ed erano stati battezzati da missionari cattolici e protestanti. Molti proprietari di schiavi non erano tuttavia entusiasti di quest’opera di cristianizzazione: il messaggio universalista della religione ‘rischiava’ di convincere gli schiavi e anche qualche cittadino bianco libero che, tutto sommato, l’eguaglianza degli uomini davanti a Cristo superava anche le barriere razziali.
Gli schiavisti in genere vietavano manifestazioni religiose e altre forme pubbliche di culto da parte degli schiavi, temendone il potenziale sovversivo. Questo tuttavia portò le ‘chiese degli schiavi’ a divenire delle istituzioni invisibili, fuori dal controllo degli aguzzini e capaci di elaborare le proprie idee spirituali anche in senso radicale, alimentando la voglia di libertà dei fedeli.
Una delle prime grandi denominazioni religiose afroamericane fu la Chiesa Metodista Episcopale Africana (AME), fondata agli inizi del 1800 dallo schiavo affrancato Richard Allen. Allen era stato cacciato dalla sua chiesa metodista ‘mainstream’ per via del colore della sua pelle, ma la sua fede cristiana non era vacillata e lo aveva spinto a fondare una nuova denominazione che, insieme ad altre ‘chiese afroamericane’, svolse un importante compito di evangelizzazione tra le masse di schiavi del Sud.
Pur nascendo come chiesa ‘etnica’, la AME predicava l’eguaglianza di tutte le razze e permetteva la partecipazione dei fedeli bianchi o di estrazione ‘mista’ alla messa, battendosi per la causa abolizionista e per i cittadini neri liberi che, anche negli stati del Nord, spesso non godevano dei diritti politici. La grande veglia di capodanno nasce proprio in seno a questa chiesa: nella tradizione metodista, la congregazione si riunisce alla fine di ogni anno così come Mosè riuniva i patriarchi delle tribù ebraiche in una tenda nel libro dell’Esodo, spendendo la notte con atti di preghiera e riflettendo sulle occasioni di spiritualità dell’anno passato e di quello venturo. In un certo senso, il watch meeting era anche un'alternativa sana alle festività tipiche del capodanno, che in Nord America consistevano spesso in caotici festeggiamenti nelle locande.
Il momento spirituale si fuse quindi nell’attesa dell’Emancipazione, che per un discreto numero di afroamericani fu abbastanza rapida: nelle aree occupate dalle forze armate dell’Unione, circa 20mila schiavi furono liberati allo scoccare della mezzanotte, tramutando le veglie in una vera e propria festa della libertà. Nelle parole di Ulysses S. Grant, ‘questo è il colpo più forte che potevamo infliggere alla Confederazione’.
Le chiese metodiste afroamericane continuano a celebrare la veglia di capodanno, anche se la connessione all’attesa per l’Emancipazione è svanita da tempo. L’iconografia dei watch meetings tuttavia sopravvisse anche alla morte di Lincoln, diventando un tema pittorico caro agli abolizionisti americani che, dopo la fine della schiavitù, si dedicarono a promuovere il progresso sociale degli afroamericani. Nella ‘Lincoln Bedroom’ della Casa Bianca è presente un quadro che riproduce, nei minimi dettagli, lo svolgimento di una di queste ‘vigilie della libertà’.