Gli USA senza indipendenza: l’America rimane britannica
Cosa sarebbe successo se gli inglesi avessero vinto a Saratoga nel 1777?
Tendiamo a considerare la storia come un flusso lineare di eventi concatenati. In realtà, il più delle volte, si muove con una grande inerzia, derivante da un'infinità di fattori che vanno al di là dei singoli avvenimenti. Pensiamo alle invasioni barbariche: con ogni probabilità senza Adrianopoli la storia avrebbe comunque seguito il suo corso, eppure consideriamo Adrianopoli uno spartiacque.
A volte però dei singoli eventi hanno il potenziale per cambiare profondamente la catena degli avvenimenti successivi: uno di questi nodi cruciali è la Campagna di Saratoga.
Cos'è la Campagna di Saratoga?
Nel 1777, nel pieno della rivoluzione americana, la situazione dei ribelli delle colonie non era delle migliori. Poco tempo prima gli inglesi avevano dimostrato che le giubbe rosse erano un osso molto più duro del previsto, respingendo il tentativo d'invasione del Québec da parte degli americani e riconquistando New York.
Ringalluzziti dai successi e convinti che nessuna accozzaglia di miliziani potesse tenere testa a un vero esercito di soldati esperti, gli inglesi tentarono una manovra complessa e ambiziosa.
L’obiettivo era isolare le province del New England occupando la valle del fiume Hudson, lo stesso che abbraccia Manhattan e che da New York sale verticalmente verso nord, fin quasi in Canada.
Il New England, una volta isolato via terra e via mare – che al tempo era dominio incontrastato della Royal Navy – sarebbe stato così una preda molto più semplice da abbattere.
Sulla carta il piano era brillante. La tappa finale della campagna era la conquista della città di Albany, che si trova circa a metà del percorso dell'Hudson, arrivando da tre direttrici diverse. La colonna principale sarebbe scesa dal Canada lungo il corso del fiume, un'altra sarebbe salita da New York seguendo l'Hudson in senso inverso, mentre una terza colonna sarebbe discesa dal Canada via nave fino al lago Ontario per poi piombare su Albany da ovest, impedendo all'esercito rivoluzionario del nord di ritirarsi verso l'armata principale, quella di George Washington acquartierata a sudovest, nel New Jersey.
Come si svolse la campagna?
Inizialmente John Burgoyne, il generale inglese che teneva le redini dell'operazione e guidava la colonna principale, si illuse che la campagna sarebbe stata molto più semplice del previsto. Questo perché la conquista della piazzaforte ritenuta più ardua da prendere, Fort Ticonderoga (a nord di Albany), si rivelò molto diversa da quanto pianificato.
Il forte, considerato inespugnabile, era la porta d'ingresso alla vallata dell'Hudson. Nonostante la forte guarnigione però il comandante americano lo abbandonò rapidamente, lasciandolo agli inglesi quando si rese conto che questi ultimi gli stavano tagliando tutte le vie di fuga e si apprestavano a piazzare l'artiglieria sulle alture lì vicino.
Così quello che avrebbe dovuto essere un duro assedio si rivelò un gioco da ragazzi, dando a Burgoyne la falsa convinzione che anche gli ufficiali continentali fossero incapaci di tenere i nervi saldi tanto quanto i loro miliziani.
Il generale americano che comandava le forze del nord, Philip Schuyler, sebbene non presente sul posto, fu esautorato dal comando e venne in seguito deferito alla corte marziale. Fu infine assolto, ma i fatti di Ticonderoga macchiarono per sempre la sua reputazione.
Da lì in poi la campagna inglese fu un fallimento dietro l'altro.
La colonna che doveva arrivare dal lago Ontario venne bloccata dagli americani all'altezza di Fort Stanwix e se ne tornò in Canada con le pive nel sacco.
Da New York partì una forza ridotta, in quanto un altro generale inglese, William Howe, a causa di un accavallamento disordinato di ordini e ruoli aveva ottenuto il permesso da Londra per una spedizione a sudovest, verso il cuore della ribellione, Philadelphia, che avrebbe attaccato via mare attraversando la baia di Chesapeake.
Così la colonna partita da New York, già decurtata delle truppe portate via da Howe, venne respinta quasi subito nei pressi di West Point.
Burgoyne rimase quindi con una sola colonna – la sua – nonché un nuovo generale americano da affrontare: Horatio Gates, chiamato a sostituire Schuyler.
Questo cambio alla testa dell'esercito continentale del nord sarà cruciale. Le indubbie capacità di Gates e soprattutto del suo secondo Benedict Arnold porteranno alla vittoria gli americani, costringendo alla resa Burgoyne e catturandone l'intero esercito nei pressi di Saratoga (poco più a nord di Albany) nel corso dell’omonima battaglia (o meglio, due battaglie).
Quali furono le conseguenze?
L’esito della Campagna di Saratoga cambiò il corso della guerra.
Primo, dimostrò ai ribelli che gli inglesi non erano invincibili e che l'indipendenza non era impossibile, quanto piuttosto un obiettivo realisticamente raggiungibile. Questo portò sempre più persone (e nuove leve) alla causa indipendentista e sempre meno a quella lealista.
Secondo, la sonora sconfitta e la cattura dell'intera armata di Burgoyne infiammarono l'opinione pubblica inglese, che diede sempre meno sostegno al re nella sua ostinata volontà di non rinunciare a una parte dell'America del nord.
Terzo (e cruciale) aspetto, la sconfitta inglese a Saratoga convinse la Francia a scendere in campo a fianco degli Stati Uniti. Da lì in poi il domino non poteva più essere fermato: a rimorchio della Francia intervenne la Spagna, e poi l'Olanda. Il conflitto prese una dimensione globale, distraendo un enorme numero di truppe inglesi altrove e, soprattutto, facendo perdere alla Royal Navy il dominio del mare dovendosi confrontare ovunque con potenze di pari livello.
Poteva andare diversamente?
La battaglia di Saratoga avrebbe potuto avere un esito diverso.
La tracotanza di Burgoyne fu cruciale. Dopo Ticonderoga sprecò numerose settimane temporeggiando a nord di Albany convinto di poterselo permettere, tanto da bloccare la partenza del contingente newyorchese finché non fu troppo tardi, dando così a Gates il tempo di cui aveva bisogno per prendere il comando dell'armata ribelle e riorganizzarlo, facendo affluire in zona numerosi miliziani a dare manforte.
Se Burgoyne non avesse temporeggiato forse avrebbe potuto anticipare tutto questo: se non arrivando prima di Gates, quantomeno arrivando prima dei rinforzi di Arnold giunti dai Grandi Laghi, che si rivelarono fondamentali nel corso delle due battaglie di Saratoga.
In alternativa, se gli ordini di Howe per qualche incidente non fossero mai arrivati non sarebbe partito per Philadelphia col grosso delle forze di stanza a New York, così la colonna proveniente dalla Grande Mela verso Albany sarebbe stata più numerosa è probabilmente sarebbe riuscita a sfondare a West Point: gli inglesi avrebbero chiuso Gates tra l'incudine e il martello, conquistando tutta la valle dell'Hudson.
Se gli inglesi avessero vinto, cosa sarebbe successo?
Quando si parla di ucronie parliamo di scenari plausibili, ma pur sempre frutto della soggettività di chi scrive.
Messo da parte questo doveroso disclaimer, una vittoria inglese avrebbe potuto avere conseguenze potenzialmente enormi a livello globale, una sorta di butterfly effect.
Niente Stati Uniti
Gli inglesi non avrebbero mai perso uno dei due grandi eserciti che avevano a disposizione in Nordamerica e avrebbero riconquistato il New England. Il morale dei ribelli sarebbe stato definitivamente fiaccato, perdendo slancio: la rivoluzione americana sarebbe fallita e gli Stati Uniti non sarebbero mai nati. L'intera costa est sarebbe un tutt'uno con il Canada britannico.
L’ascesa inglese non avrebbe subito una battuta d'arresto
Dopo la vittoria nella guerra dei sette anni l'Inghilterra era all'apice della potenza. Se avesse schiacciato la rivoluzione americana non avrebbe perso la Florida, il Senegal, Santa Lucia, Tobago, Minorca più varie altre colonie asiatiche, tutti territori che nella nostra linea temporale sono stati ceduti a Francia, Spagna e Olanda. Il potere inglese avrebbe continuato ad aumentare a dismisura.
Niente boom industriale americano
Nella concezione inglese, le colonie erano meri produttori di materie prime e l'industria era esclusivo appannaggio delle isole britanniche. La potenza industriale americana non sarebbe mai nata o lo avrebbe fatto con enorme ritardo e molte limitazioni, con tutte le conseguenze del caso: dal mancato sviluppo dell'economia moderna al mancato avanzamento tecnologico.
Niente rivoluzione francese
La rivoluzione americana e quella francese sono strettamente collegate. La Francia quando intervenne in America era già uno Stato in profonda crisi economica: dopo la sconfitta nella guerra dei sette anni la totalità delle colonie francesi nordamericane erano state cedute all’Inghilterra e il debito pubblico era alle stelle.
Le spese sostenute per aiutare gli americani erano semplicemente insostenibili considerando che il clero e i nobili non pagavano le tasse, pertanto il debito pubblico ricadeva interamente sul popolo, in seguito piagato dalla carestia e influenzato dagli ideali di libertà e uguaglianza importati dagli Stati Uniti dai veterani francesi (basti pensare al ruolo avuto dall'eroe dei due mondi, il marchese di La Fayette).
La guerra d'indipendenza americana fu quindi la goccia che fece traboccare il vaso: senza di essa la monarchia francese avrebbe avuto una concreta chance di tenere le redini del Paese.
Niente Napoleone
È il corollario del punto precedente. Senza rivoluzione francese non ci sarebbe stato Napoleone e senza Napoleone non ci sarebbero state né le guerre napoleoniche né l'esportazione delle idee rivoluzionarie in tutta Europa.
Il profilo politico dell'intero occidente sarebbe completamente diverso da com'è ora: non ci sarebbero state le rivoluzioni liberali del XIX secolo e non avremmo l'implementazione concreta della democrazia e dello stato di diritto su cui è fondata la civiltà occidentale contemporanea.
O, forse, nulla di tutto questo sarebbe successo e la storia, nella sua inerzia, avrebbe trovato il modo di raddrizzarsi da sola.
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