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Una lunga storia di disonore
La mafia italoamericana è una delle organizzazioni criminali più strutturate al mondo. Dalla Sicilia a New York, ripercorriamo l'evoluzione di Cosa Nostra negli Stati Uniti.
Tra i pregiudizi sugli italiani è senza ombra di dubbio il più inquietante. Tuttavia è anche il prodotto italiano più esportato al mondo, con un giro d'affari degno di una piccola nazione: il riferimento è ovviamente alla mafia.
Si tratta dell'organizzazione criminale più conosciuta al mondo, anche negli Stati Uniti, tanto da essere entrata nell'immaginario collettivo in maniera indelebile grazie ai grandi film di Hollywood. Il fascino esercitato da personaggi di finzione come il Don Vito Corleone di Marlon Brando ne Il padrino si mescola alla brutalità di Robert De Niro nei panni di figure - realmente esistite - come Al Capone ne Gli intoccabili. Per non parlare del successo mondiale di serie come I Soprano. Il risultato è un ritratto dei gangster italoamericani quali personaggi carismatici, esuberanti e per certi versi romantici.
Si tratta ovviamente di una interpretazione idealizzata del fenomeno. Traffico di droga, omicidi, estorsioni, corruzione, ingerenze politiche: la mafia ha i suoi tentacoli ovunque. Un potere del genere, però, non si crea dall'oggi al domani.
Gli inizi
La mafia arrivò in America nel XIX secolo e, con la massiccia immigrazione italiana negli Stati Uniti nel corso del XX secolo, si è imposta soprattutto nel nordest, in particolare a New York. Insieme alle migliaia di poveri in cerca di una prospettiva di vita migliore nel Nuovo Mondo, sbarcarono infatti anche gli affiliati alla mafia, spesso in fuga dalla legge italiana. Il metodo e la capacità organizzativa già sperimentati in patria e traslati in un Paese dalle infinite possibilità fecero il resto.
Fin dalla prima ondata migratoria la mafia continuò a espandersi e a consolidarsi, grazie alla sua capacità di controllare i mercati illegali e porzioni sempre più grandi di territorio a scapito di altre organizzazioni criminali.
In principio la mafia italoamericana si sviluppò come una sorta di filiale oltreoceano di quella siciliana: siciliani erano i boss, così come gli affiliati e tutta la struttura. I capi erano spesso legati tra loro da vincoli di sangue e di affari, e controllavano le attività illegali attraverso una rigida gerarchia. Nomi come Charles "Lucky" Luciano, Al Capone e Carlo Gambino sono rimasti nella memoria di un epoca, la prima metà del novecento, nella quale la mafia si impose ovunque guadagnandosi poco alla volta sempre maggior indipendenza dalla madrepatria.
Salvatore Maranzano e le cinque famiglie
A metà di questo periodo, nel 1931, Salvatore Maranzano operò una delle riforme più note all’interno della mafia italoamericana. Maranzano era un importante criminale e fu capo della mafia negli Stati Uniti durante il periodo del Proibizionismo. La sua figura fu determinante per la riorganizzazione di Cosa Nostra, termine coniato da Lucky Luciano in riferimento al tipo di “affari" di cui l'organizzazione si occupava.
Maranzano introdusse una nuova struttura gerarchica, suddividendola in cinque famiglie distinte, ognuna delle quali avrebbe controllato una specifica area geografica e una serie di attività illegali. Cognomi divenuti ben noti: Genovese, Gambino, Lucchese, Bonanno e Colombo. Ciascuna delle cinque famiglie era guidata da un boss, che aveva il controllo sulle attività criminali del territorio assegnato. Sotto di lui c'erano i capi mandamento e, infine, i soldati che eseguivano il lavoro sporco.
Dopo quella data, sebbene la componente siciliana rimanesse preponderante, la struttura divenne panitaliana, aprendosi ai tanti immigrati da altre regioni, in particolare del meridione. Novità assoluta, venne consentita anche la collaborazione con associates di altre nazionalità.
La nuova organizzazione di Maranzano, con la divisione territoriale e delle attività illegali, diede maggiore efficienza all’organizzazione, che divenne più potente e influente all'interno della società americana e poté godere a meglio dell'opportunità data dal Proibizionismo.
Maranzano si autoproclamò boss di questa struttura. Tuttavia, Lucky Luciano la pensava diversamente, tanto che lo fece assassinare. Dopo la dipartita di Maranzano il ruolo del boss dei boss venne sostituito da una commissione, formata dai capi delle cinque famiglie.
Il ruolo del proibizionismo
Il legame tra criminalità e sostanze illegali è un fenomeno vecchio come il mondo: se c’è domanda e l’offerta è proibita dallo Stato, il mercato trova comunque il modo di soddisfarla in maniera illegale.
Durante il Proibizionismo negli Stati Uniti, tra il 1920 e il 1933, la mafia italoamericana vide una notevole crescita e un’influenza sempre maggiore nella società. Il divieto di vendere alcolici aveva creato un mercato nero molto lucroso che la mafia prontamente sfruttò, spesso con la complicità di ampie fette delle forze dell'ordine e della politica.
Nel periodo del Proibizionismo la mafia iniziò a controllare la produzione e il commercio di alcol clandestino, imponendo una tassa alle attività che volevano vendere il loro prodotto. Inoltre, estese il proprio potere ai giochi d'azzardo, alla prostituzione e ad altre attività illegali.
Questo nuovo potere economico permise alla Mafia di acquisire maggiore influenza nella società e soprattutto nella politica. Alcuni criminali acquisirono anche una certa celebrità, come il già citato Al Capone, e la mafia diventò sempre più organizzata e potente.
Durante questo periodo, Cosa Nostra iniziò anche a stabilire alleanze con altre organizzazioni criminali e con importanti figure del mondo degli affari. Queste alleanze consolidarono ulteriormente il potere della mafia e le permisero di estendere il proprio controllo su una vasta gamma di attività illegali, in quello che fu il suo periodo d’oro.
La bufala sull'Operazione Husky
D-day a parte, l'altra operazione anfibia che ha segnato la Seconda Guerra Mondiale nel fronte europeo fu lo sbarco alleato in Sicilia, nome in codice Operazione Husky. In quell’occasione si diffusero dicerie su una supposta collaborazione tra gli alleati e la mafia siciliana per tramite di quella italoamericana, al fine di agevolare l'invasione dell'isola.
La realtà è ben diversa. Nessuna commissione d'inchiesta trovò mai elementi a supporto di questa tesi, che prevedeva un supposto scambio tra i boss (in particolare Lucky Luciano) e il governo statunitense: mano libera nei propri affari in America in cambio dell'aiuto della mafia siciliana durante lo sbarco.
Sebbene si tratti di una leggenda metropolitana ci fu un effettivo aumento dell'attività mafiosa nell'isola durante l'occupazione alleata. Nello specifico, molti affiliati di Cosa Nostra si infiltrarono all'interno delle istituzioni locali, ma questo fu probabilmente dovuto all’elevato numero di mafiosi usciti dalle carceri durante il caos successivo allo sbarco, spesso fingendosi prigionieri politici.
Gli scandali politici
Nel corso degli anni, la mafia italoamericana è stata implicata in diversi scandali politici che hanno coinvolto alte figure del mondo istituzionale.
Tra i tanti, il più celebre di tutti è probabilmente il Watergate. Negli anni settanta questo scandalo portò alla dimissione del Presidente Richard Nixon, e coinvolse anche figure appartenenti alla mafia, accusate di aver fornito finanziamenti illeciti al Partito Repubblicano durante la campagna presidenziale di Nixon.
Famoso anche il Mafia Commission Trial che negli anni ottanta rese noto un certo avvocato, Rudolph Giuliani, che poi sarebbe diventato sindaco di New York negli anni novanta e stretto collaboratore di Donald Trump durante la sua presidenza. A seguito delle indagini venne a galla una stretta alleanza a base di mazzette tra alcuni membri chiave delle cinque famiglie e importanti figure del mondo istituzionale, compresi politici e funzionari pubblici. Una delle figure di spicco di quel periodo fu senza ombra di dubbio quella di John Gotti, noto boss della famiglia Gambino che si contraddistingueva per il carisma, la personalità esuberante e la capacità di far decadere le accuse nei suoi confronti. Tuttavia, alla fine, anche lui venne incarcerato a vita nel 1992.
Questi scandali (e molti altri) mostrarono lo stretto legame tra mafia e politica, cosa che nel tempo sollevò molte preoccupazioni in merito alla corruzione che permeava la classe dirigente e all'influenza negativa della mafia sulle istituzioni.
La situazione recente
Sebbene la sua potenza sia stata indebolita dalle azioni delle forze dell'ordine e dall'arresto di molti dei suoi esponenti, e nonostante tutti gli scandali politici a essa associati, la mafia italoamericana è rimasta saldamente tra le organizzazioni criminali più influenti nella società americana, entrando nel nuovo millennio con una struttura sempre più integrata nel tessuto sociale, aprendosi a nuove e fruttuose collaborazioni internazionali. Senza mai dimenticare il legame con la madrepatria e in particolare le nuove mafie, la Camorra e la 'Ndrangheta.
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