Un ritorno alla politica dal basso?
Come Alexandria Ocasio-Cortez sta facendo la sua lotta per gli ultimi e come (forse) il Partito Democratico dovrebbe imparare da lei

“In case of ICE, know your rights! En caso de encuentro con ICE, conosce tus derechos”. Se arriva l’ICE, conosci i tuoi diritti. È il titolo della prima di una serie di slide in doppia lingua, pubblicata su tutti i social e le piattaforme di Alexandria Ocasio-Cortez, la rappresentante democratica al Congresso per il quattordicesimo distretto di New York. Ocasio-Cortez ha diffuso le slide all’indomani dei raid per rimpatriare gli immigrati irregolari, specialmente ispanici, dell’Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale afferente a Homeland Security che si occupa di sicurezza delle frontiere e immigrazione. Raid e deportazioni di massa sono stati il tema principe della campagna di Donald Trump alla seconda corsa presidenziale e, dal momento in cui sono messi in atto, stanno terrorizzando i membri della comunità ispano-americana, con denunce di persone con cittadinanza statunitense, tra cui alcuni nativi americani Navajo, fermate dagli agenti federali solo sulla base di tratti somatici e colore della pelle.
Di origine portoricana, AOC – come ormai è diventata celebre dentro e fuori dal web – ha deciso di tornare alle sue origini facendo politica dal basso, grassroot come si dice in inglese: ha utilizzato proprio i social e il conseguente passaparola per istruire una popolazione decisamente vulnerabile come quella dei migranti senza documenti a difendersi e conoscere i propri diritti. “Tutti negli Stati Uniti, cittadini o no, hanno dei diritti. Non permetterò che questa amministrazione ci intimidisca impedendoci di aiutarvi a smascherarli”, afferma Cortez su Bluesky.
Da qui, il vademecum in doppia lingua su come comportarsi in caso di arrivo degli agenti ICE, con poche semplici regole disponibili a tutti. Non aprire la porta se l’ICE non ha un mandato, chiedere loro di andarsene in caso questo non ci sia, rimanere in silenzio, non condividere informazioni personali, non firmare alcun documento, consultare un avvocato per tempo o richiederne uno al momento dell’arresto. L’appello della deputata a tutta la popolazione è quello di condividere il più possibile e in ogni modo, online e offline, fare numero, diventare una folla impossibile da perseguire per intero. “Non possono venire a prenderci tutti”, scrive su Instagram AOC. Cortez ha inoltre registrato un webinar online, intitolato Know Your Rights with ICE, per meglio divulgare il suo messaggio.

Ovviamente il suo sforzo non poteva passare inosservato. Tom Homan, il border czar voluto da Trump come responsabile di tutte le deportazioni di massa condotte dall’ICE, in un’intervista a Newsmax ha definito Cortez “la più stupida rappresentante mai eletta”, accusandola di istruire immigrati irregolari e criminali su come evadere l’ICE, con mandato dal Congresso per quello che fa. In altre occasioni, tra cui in un’intervista su Fox News, Homan ha sostenuto che Ocasio-Cortez potrebbe essere davvero nei guai, minacciando di riferirla al Dipartimento di Giustizia. In interviste successive, Homan ha affermato di averla denunciata a Emil Bove, il Viceprocuratore generale.
AOC non ha risparmiato una risposta a Homan e, citando la sua libertà di parola difesa dal primo emendamento, ha scritto sui social: “Ecco perché si combatte questi codardi. Nel momento in cui ti metti contro di loro, crollano. Homan non ha niente. Il quarto emendamento è chiaro, e sono pienamente nei miei doveri di educare le persone sui loro diritti. Può minacciarmi di prigione e insultarmi come vuole. Non ha altro”. Il quarto emendamento della Costituzione è infatti quello che vieta perquisizioni e sequestri non giustificati e stabilisce i requisiti per l’emissione dei mandati, che devono essere emessi da un giudice o da un magistrato e avere una causa probabile, indicando con precisione il luogo della perquisizione e le persone coinvolte.
Ovviamente AOC ha fatto spallucce, prendendo in giro Homan, addirittura affermando che probabilmente la cosa che fa più arrabbiare l’amministrazione è che lei sia effettivamente di origine ispanica e che quindi le minacce sono più sentite, con tanto di emoticon con delle risate.
Non solo: qualche giorno fa, l’ufficio della rappresentante Cortez ha scritto una lettera a Pam Bondi, neoeletta Procuratrice generale del Dipartimento di Giustizia, per chiedere se effettivamente il suo ufficio fosse sotto indagine federale. Il Dipartimento di Giustizia, secondo Politico, ha risposto che al momento sono più occupati nel perseguire 29 violenti leader dei cartelli della droga estradati verso gli Stati Uniti. Quindi no, nulla di fatto.
AOC, dunque, continua la sua lotta. Oltre alla battaglia per il diritto dei migranti a difendersi contro l’ICE, dalle sue condivisioni social emergono l’opposizione al sindaco di New York Eric Adams, democratico illuminato sulla via verso la Trump Tower dopo che il Dipartimento di Giustizia a guida Bondi ha fatto cadere le accuse di corruzione e frode senza pregiudizio; la battaglia contro i licenziamenti ingiustificati del DOGE di Musk e del suo team di baby hacker; e quella per evitare i tagli alla già fragile sanità americana, soprattutto nei programmi federali Medicaid e Medicare.
L’invito alla popolazione è mobilitarsi utilizzando lo strumento democratico e i diritti politici attivi e passivi, facendo valere la propria voce con i rappresentanti locali, entrando in politica, specialmente a livelli più bassi, e scendendo in strada per farsi sentire. “I grandi cambiamenti al vertice avvengono quando il terreno si sposta dal basso. E questo può iniziare ora”, scrive Ocasio-Cortez.
Mentre il Partito Democratico sembra paralizzato e senza una linea precisa, indeciso e perso dopo la sconfitta alle urne di Kamala Harris, la risposta è forse da cercare nelle strade e tra gli strati più bassi, dove ogni piccola azione conta, la comunità è antidoto alla disperazione e il cinismo è un nemico da combattere. E dove, forse, il Partito Democratico dovrebbe tornare a fare politica grassroot: vicino alle persone che si sono sentite abbandonate e hanno scelto l’alternativa Trump (forse pentendosene) o non votando proprio. Una lezione che AOC, mettendoci la faccia e l’entusiasmo, vuole insegnare a tutti, in primis ai suoi compagni di partito.