Tutti gli amici di Trump nelle istituzioni
Su quanti amici può contare il candidato alla presidenza per vincere le elezioni?
Fine febbraio. Tra tempeste di neve che ghiacciano New York e inaspettati temporali che allagano la California, le primarie americane stanno entrando nel vivo dello scontro, e prospettano un esito apparentemente più prevedibile del meteo americano.
Nella scuderia democratica, Biden raccoglie vittorie schiaccianti con maggioranze che superano il 90% contro un debolissimo Dean Phillips, rendendolo di fatto il candidato quasi ufficiale per la corsa alla Casa Bianca. Un risultato piuttosto scontato.
Nel GOP continua invece il testa a testa Haley vs. Trump, con Nikki Haley che non molla la presa nonostante le continue sconfitte. L’ultima défaillance in South Carolina, fallimento doloroso ma preannunciato, nonostante i due mandati da Governatrice che ha ricoperto Haley proprio nel suo Stato. Nonostante tutto, i numeri dei consensi restano dignitosi nonostante le sconfitte, e al contrario di Phillips, c’è una porzione di americani che ne riconosce il potenziale. Il suo è un elettorato interessante, concentrato nelle città, mentre quello di Trump è per lo più composto da uomini bianchi, proveniente da zone rurali degli Stati Uniti e con un basso livello d’istruzione1. Ecco come si spiegano le recenti vittorie di The Donald in Stati del Midwest come l’Iowa o il Michigan.
Haley sta tenendo duro per non deludere il suo elettorato, ma sta anche perdendo la fiducia dei sostenitori materiali della sua campagna, ovvero i suoi finanziatori. Un problema che potrebbe tarpare le ali al suo progetto di proseguire nelle primarie fino alla fine. Poco prima del voto in Michigan i fratelli Koch, magnati del petrolio che a novembre avevano dato una scossa positiva alla campagna di Haley, le hanno tagliato le donazioni, scaricando di fatto la candidata. Questo plot twist non potrà che generare effetti negativi per Haley, dato che si sa come funziona in America: quando vengono meno i soldi, viene meno anche la credibilità.
Tutte queste considerazioni fanno sorgere spontanea una domanda: Trump ce l’ha fatta?
Se si parla di primarie, la risposta è “non ancora”, e l’ago della bilancia sono i suoi imminenti processi, i cui esiti potrebbero confermare o demolire il suo personaggio da vincente.
Se si parla di presidenziali, anche in questo caso la risposta è “non ancora”. In compenso, ha ottenuto uno zoccolo duro di conservatori che gli coprono le spalle al Congresso, e che hanno preservato le sue battaglie durante i quattro anni di presidenza Biden.
Figure come Mike Johnson ne sono la prova. Eletto a ottobre speaker della Camera, ha difeso Trump nel suo primo processo di impeachment, e ha avuto un ruolo chiave anche nella personale guerra del tycoon contro la legittimazione dell’elezione di Biden2. Non è esagerato definirlo un fedelissimo.
Nato e cresciuto nel caldo umido di Shreveport, una città del nord della Louisiana al confine con il Texas e l’Arkansas, ha assimilato il conservatorismo particolarmente estremo tipico del sud rurale, facendo di questa ideologia il faro di tutte le sue battaglie. Negazionista di qualsiasi “teoria del gender”, fervente oppositore del diritto all’aborto e dei matrimoni omosessuali, ha anche lavorato come avvocato per l’Alliance Defending Freeedom, una lobby legale che a discapito del nome vagamente liberale, è controllata dall’estrema destra cristiana. Per Donald Trump è stato amore a prima vista, e quando Johnson è stato eletto speaker della Camera, l’ex Presidente ha tirato un sospiro di sollievo. Inoltre, con l'avvicinarsi di tappe fatidiche per la sua campagna e per la sua situazione legale, Trump ha bisogno di contrastare la significativa opposizione di figure come Mike Pence e Mitt Romney, con personalità altrettanto influenti che possano sostenerlo dall’interno.
Insomma, l’arroganza strafottente che contraddistingue l’ex coinquilino della Casa Bianca è stata messa a dura prova negli ultimi tempi, e Trump non può più permettersi un passo falso neanche sul campo da golf.
Ecco perché, nell’ultimo weekend di febbraio, ha sfoggiato il suo miglior sorriso e calcato il palco dell’annuale Conservative Political Action Conference (CPAC) con aria trionfante. Nel contesto di questa folle fiera, scritta diretta e interpretata dai più conservatori d’America, l’ospite d’onore non ha utilizzato mezzi termini nel descriversi come un “genio totale”, descrivendo un trionfo senza pari alle elezioni di novembre3.
Sicuramente era in buona compagnia sulla scena.
Se questa convention è nota per marcare le tendenze dell’estrema destra e i temi sui quali si concentreranno i leader politici di queste frange, una dei leader più carismatici che hanno affiancato Trump in questo evento è Kristi Noem. Come Mike Johnson può vantare un record personale in politica, essendo la prima donna eletta governatrice del South Dakota e ricoprendo questa carica dal 2019.
Con Trump condivide la comunicazione molto diretta, che usa sia nei confronti dei suoi elettori che contro i suoi avversari.
È lei la punta di diamante nella rosa dei candidati alla vicepresidenza, e le parole spese a supporto dell’aspirante Presidente le hanno fatto guadagnare un invito a Mar-a-Lago, quasi equivalente a una firma per entrare nel ticket presidenziale.
Nel 2020, si era fatta notare da Trump per la sua decisione di non introdurre restrizioni nel suo Stato durante la pandemia di Covid-194, ospitando addirittura l’allora Presidente al Mount Rushmore per il discorso del 4 luglio. Convinta oppositrice del riconoscimento elettorale di Biden, uno dei suoi obiettivi principali è la lotta all’inflazione, causata dalle politiche economiche dell’attuale Presidente, che hanno colpito duramente lo stato rurale di cui è Governatrice5. Noem ha certamente tutti i presupposti per guadagnarsi la nomina come vicepresidente, ma non è l’unica ad averli.
A possedere i requisiti giusti è anche J.D. Vance, un altro grande ospite dell’evento, noto per la sua sbalorditiva storia personale. Figlio di una madre vittima dello spettro dell’alcolismo e senza nessun padre, ha combattuto il degrado della Rust Belt in cui è cresciuto, sfidando i divari sociali. Dopodiché ha frequentato la scuola di legge di Yale, ha combattuto come marine in Iraq, è diventato venture capitalist e attualmente rappresenta l’Ohio al Senato. È anche uno scrittore di successo, autore di “Hillbilly Elegy”, un romanzo ispirato alla sua esperienza di vita da cui Ron Howard ha tratto un film Netflix. Amato e odiato dai media, agli albori della sua carriera politica si era dichiarato un “No Trump Guy”, per poi ricredersi e assicurargli il suo appoggio. Vance è sicuramente un sostegno importante per Trump, perché gli stessi hillbillies degli Appalachi che si riconoscono in questo senatore, potrebbero convertirsi in voti preziosi per il candidato Presidente a novembre. Fondamentale è inoltre l’impegno di Vance per ristabilire una severa politica di frontiera, con lo scopo di arginare l’ondata migratoria. Un caposaldo della presidenza trumpista.
E se la fermezza nelle politiche di confine è uno dei requisiti cardine per gli alleati di Trump, non sorprende che abbia incluso nel suo gruppo anche Greg Abbott. Infatti, l’attuale Governatore del Texas ha fatto molto parlare di sé per le aver accusato il Presidente Biden di violare le leggi federali a protezione degli Stati nella questione del controllo delle frontiere con il Messico. La determinazione di Abbott nel proteggere il Lone Star State con chilometri di filo spinato è pane per i denti di Donald Trump, che ha recentemente annunciato un'imminente visita a Eagle Pass per testimoniare alla minaccia migratoria che sta affliggendo gli Stati Uniti.
La lista di trumpisti, dentro e fuori al partito è molto lunga, e questi sono solo alcuni dei personaggi più discussi. È ancora da stabilire se i nomi sulla lista, da qui a novembre, aumenteranno o diminuiranno. Al momento, la necessità di Trump è quella di circondarsi di un solido gruppo, allineato alle sue posizioni, e abbastanza influente da garantire un sostegno elettorale significativo. Sicurezza e solidità è ciò che Trump deve trasmettere alla sua audience, e per farlo ha bisogno di un fronte politico coeso, essenziale per le sue prospettive future. Non resta che osservare chi deciderà di legarsi a doppio filo alla sua campagna, assumendosi i rischi del caso, e chi invece desisterà, abbandonando una sfida che potrebbe rivelarsi persa in partenza.
1 Da Newsletter di Marco Bardazzi “Sotto il Cielo d’America” del 27/02/24
2 Who is Mike Johnson, the new Republican House speaker? | Republicans | The Guardian
3 ‘My ultimate and absolute revenge’: Trump gives chilling CPAC speech on presidential agenda | Donald Trump | The Guardian
4 Kristi Noem is suddenly front and center in the veepstakes - POLITICO