The Dapper Don: chi era John Gotti, il Primo Padrino
Come John Gotti ha cambiato l'immagine della malavita nell'immaginario collettivo. Una breve biografia
Il Bronx, storico quartiere della città di New York, è spesso sinonimo di malavita e di storie “difficili”, e non a caso, il 27 Ottobre 1940, quando negli States la Seconda Guerra Mondiale era ancora vista da lontano, mancando ancora più di un anno dall’attacco a Pearl Harbour, proprio nel Bronx nasce John Joseph Gotti, il primo vero Padrino della malavita italoamericana.
Gotti era il quinto figlio di tredici di una famiglia di immigrati immigrati che viveva a New York e sin da piccolo crebbe con il “mito” degli uomini di Mafia, rimanendo affasciato dal potere e dal rispetto che hanno. A 12 anni, dopo vari spostamenti nella città, la famiglia di Gotti si stabilì a East New York, a Brooklyn, dove John iniziò ad affacciarsi al mondo della malavita.
I primi crimini Gotti li svolse per conto di Carmine Fatico, una delle persone più influenti all’interno della famiglia Gambino, che lo aprirà al mondo della malavita italoamericana. Tale conoscenza porterà Gotti a stringere rapporti fondamentali per il suo futuro; è in questi anni che John conobbe Aniello Dellacroce, suo futuro mentore, e Angelo Ruggiero.
Nel 1968 John, suo fratello Gene e proprio Ruggiero finiscono nei radar dell’FBI, subendo il primo vero arresto della propria vita, che sarà fondamentale però per le loro carriere: facendosi tre anni in carcere, Gotti e Ruggiero dimostrarono di essere della “pasta giusta” per il mondo della malavita e al loro rilascio nel 1971, Carmine Fatico decise di affidargli le operazioni di gioco illegale, una delle attività più remunerative ai tempi.
Nel 1974 arrivò il secondo arresto: l’accusa è di omicidio, e Gotti non uscirà di prigione prima del 1977, quando però le cose all’interno della famiglia Gambino cambiarono radicalmente. Carlo Gambino morì nel 1975 e, sul letto di morte, decise di nominare come proprio “erede” Paul Castellano piuttosto che Dellacroce, ritenuto dai più la persona più adatta a prendere il posto del defunto Gambino. Uscito di prigione Gotti venne promosso all’interno della famiglia Gambino, prendendo il posto di Carmine Fatico, deceduto nel frattempo.
Gotti iniziò così ad acquistare sempre più potere, con la famiglia Gambino che piano piano si divise in due fazioni: chi rispetta il nuovo boss Castellano, e chi si schierò invece dalla parte di Dellacroce e di Gotti, che non accettarono le condizioni imposte dal nuovo boss, come quella di non dedicarsi al mercato delle sostanze stupefacenti. Gotti però rimase “nell’ombra”, anche a causa delle numerose accuse mosse contro di lui nel corso degli anni, almeno fino al Dicembre del 1985.
Il 2 dicembre Dellacroce muore di cancro e Castellano non solo non partecipò alla veglia funebre, avendo paura di un possibile intervento delle forze dell’ordine, ma nominò Bilotti come successore di Dellacroce, “scavalcando” così Gotti. John prende così una decisione che cambierà per sempre il destino della mafia newyorkese: il 16 dicembre del 1985 Paul Castellano e Thomas Bilotti furono uccisi a colpi di pistola davanti ad una delle Steak House più famose di tutta New York, con la mafia americana che per la prima volta dai tempi del tentato omicidio di Frank Costello del 1957 si ritrova ad avere uno dei boss delle cinque famiglie ucciso per omicidio.
Gotti, avendo il supporto di tre delle altre quattro famiglie, venne nominato “Padrino” della famiglia Gambino, ed iniziò così il regno del “Dapper Don”. Una volta diventato Boss, cambiò per sempre l’immagine del Padrino americano: fino a quel momento i capifamiglia vivevano “nell’ombra” cercando di non attirare l’attenzione, facendosi vedere il meno possibile in città, agendo all’oscuro, cercando di evitare l’attenzione delle forze dell’ordine. Gotti vive all’estremo opposto: gira per il proprio quartiere, ogni anno per il 4 luglio organizzava una festa nel proprio vicinato, comprensiva di cibo, musica e fuochi d’artificio, mettendo in mostra il proprio lusso con macchine e vestiti costosi, sorridendo alle telecamere che lo inquadrano per la città e nei tribunali in uno dei tanti processi contro di lui, ottenendo così per la prima volta nella storia della malavita, il “favore del pubblico”, con i cittadini che non hanno più solo paura dei boss mafiosi, ma iniziano ad ammirarli, e perché no, invidiarli per lo stile di vita che hanno.
Anche l’FBI iniziò a puntare ulteriormente gli occhi su Gotti, che era ormai l’affermato boss della famiglia Gambino, e iniziò così a costruire il caso contro di lui; le prove trovate dalla polizia, fra testimonianze e soprattutto intercettazioni, erano schiaccianti. Tuttavia, a condannare definitivamente Gotti fu un tradimento all’interno della propria famiglia: il testimone chiave del processo che iniziò nel 1992 era infatti Sammy Gravano, il vice di Gotti, che decids di testimoniare contro di lui. Gotti venne così condannati all’ergastolo senza condizionale per oltre 13 omicidi, fra cui quello del boss Castellano e di Bilotti del 1985, racketing, ostacolo alla giustizia, evasione fiscale, promozione del gioco d’azzardo.
Gotti entrò così in prigione, da cui non uscì più fino al 10 giugno 2022, quando è scomparso per un cancro alla gola a 61 anni.
Gotti è ricordato soprattutto come l’uomo che ha definitivamente cambiato l’immagine pubblica della mafia, passando dal solo incutere timore al provocare invidia, diventando sinonimo di lusso sfrenato e ricchezza, grazie soprattutto al The Dapper Don, il primo vero Padrino della malavita italoamericana newyorkese.
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