Inferno omofobo in Texas: così i Repubblicani assediano i diritti
Lo Stato con la seconda comunità LGBTQ+ più ampia degli USA si impegna per negare diritti nuovi e consolidati. Ecco come
La paura è la sua ombra. Lo bracca e gli intima di negarsi: sotterra chi sei, angosce e bisogni, se vuoi scamparla. A 28 anni, Gideon è sfiancato dal timore d’essere bersaglio di intimidazioni, discriminazioni e aggressioni, e tace sulle sue omosessualità e transessualità: «La violenza è in cima alle mie preoccupazioni. Quando ho capito di essere trans, mi ha impedito di considerare la cosa inizialmente. Ogni volta che incontro una nuova persona mi chiedo se farà qualcosa che mi segnerà mentalmente o fisicamente per ciò che non posso controllare, se sbaglio o parlo troppo di me», ammette a Jefferson.
Accennerebbe al «periodo più felice della mia vita, in cui mi sento adatto nel mio corpo», iniziato con la terapia ormonale sostitutiva con testosterone, e ai cambiamenti che implica (pronomi, abbigliamento, bagni), ma potrebbe istigare qualsiasi brutalità. Per esempio, da parte di un cliente del centro benessere di Magnolia, Texas, per cui è massaggiatore. Potrebbe essere ritenuta legittima poiché nello Stato è accettata la gay/trans panic defense, strategia legale con la quale si tenta di discolpare aggressore od omicida facendo leva sull’orientamento sessuale o l’identità di genere della vittima: «Mi aspettavo di morire presto, non avevo un’idea di me oltre i 18 anni. Potrei essere aggredito, e persino ammazzato, perché qualcuno ha scoperto che sono gay e trans ed è rimasto scioccato per decidere di non farmi del male».
L’omofobia in Texas
Il lasciapassare per insultarlo, picchiarlo o, addirittura, ucciderlo esiste, e i contraccolpi sono evidenti: nel 2022 il Texas ha avuto il record di proteste e incidenti a eventi drag queen (20); nel 2020 è stato secondo per assassinii di transgender (18); dal 1970 al 2020 è stato primo per ricorsi alla gay/trans panic defense (16), efficace, a livello nazionale, una volta su tre nel ridurre condanne. Però, per Gideon il pericolo sconfina dall’accanimento verbale e fisico. L’essere gay e trans giustificherebbe anche l’eventuale licenziamento, la negazione di un alloggio pubblico e il rifiuto dell’assicurazione sanitaria privata perché nella Costituzione statale e negli ordinamenti delle contee le tutele contro omofobia e transfobia sono assenti. In più, non abita nelle città nelle quali vigono divieti: Arlington, Austin, Brownsville, Dallas, Denton, Fort Worth, Plano.
Dunque, la comunità LGBTQ+ texana – la seconda più ampia degli Stati Uniti (1,5 milioni) – è isolata, indifesa e minacciata. Non può aggrapparsi, invocando aiuto, alla mano dello Stato oltreché per le mancanze costituzionali, poiché il Partito Repubblicano, che governa dal 1995, non gliela porge. Anzi, s’impegna a emarginarla ancor di più, sfruttando la supremazia ribadita nelle ultime Midterm. Infatti, ogni latitudine del potere è tinta di rosso: all’apice ci sono, dal 2015, Greg Abbott, governatore, e Ken Paxton, procuratore generale, spalleggiati dalle maggioranze alla Camera e al Senato, alla Corte Suprema e alla Corte d’appello penale del Texas, e al Consiglio di Stato per l’Educazione.
La strategia repubblicana
La rotta per giungere alla meta è tracciata sulla piattaforma programmatica e nell’elenco delle priorità legislative del Grand Old Party (GOP). In primis, non rinnegare tre dogmi: «l’omosessualità è una scelta di vita anormale», «esistono solo due generi: maschio biologico e femmina biologica», «il disturbo dell’identità di genere è una condizione di salute mentale». Ignorano che l’American Psychiatric Association abbia rimosso l’omosessualità dai “disturbi psichiatrici” (1973) e non consideri la disforia di genere una malattia; sorvolano pure sul fatto che la sodomia non è un reato, dopo l’annullamento della sentenza Lawrence v. Texas (2003). Perciò, il difetto si può correggere e la condanna all’esclusione e all’umiliazione si può evitare. I repubblicani hanno la soluzione: sottoporsi alla terapia di conversione/riparativa, difendendola e resistendo a chi, come l’Equality Texas, la ritiene priva di fondamento scientifico e dannosa per la salute.
Queste convinzioni fanno vittime. In loro s’instilla il dubbio che si sia commesso un errore: sono inadatto e problematico, per me non c’è posto qui. Giovani, fragili e insicuri, come a 14 anni Gily (38), prima di trasferirsi per studio a New York, e poi per lavoro (analista finanziario) in Texas, a Houston e Woodlands: «La mia famiglia adottiva, per 3 mesi, mi costrinse a sottopormi alla terapia a Memphis, Tennessee [tutt’ora esercitata, ndr]. Il ministro svolse una pratica biblica. Pregò su di me per liberarmi, a suo dire, da forze demoniache che mi danneggiavano, esercitando il demone dell’occulto. Volle farmi credere che essere gay fosse un peccato contro l’ordine naturale Dio. Se essere omosessuale fosse una scelta, chi sceglierebbe di vivere una vita di bullismo, danni emotivi e fisici imposti da famiglia o società?», ricorda a Jefferson.
Nell’ultimo biennio, il duo Abbott-Paxton è riuscito, con successo, a opprimere la quotidianità della comunità LGBTQ+, inclusa quella di Gideon: «Lavoro con i miei deadname e deadgender [nome e genere di nascita, ndr] come massaggiatore, indicati sulla licenza. Insieme ai pronomi, mi causano disforia. Mi fanno sentire come se mi stessero colpendo al petto». È il riflesso della causa intentata e vinta dal Procuratore generale contro l’amministrazione Biden, che ha decretato l’esclusione dei «comportamenti correlati» (pronomi, abiti, bagni) dal perimetro delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nel luogo di lavoro. A dispetto di leggi statali e federali e sentenze, insieme a Deputati e Senatori, insiste in iniziative per scaraventare all’angolo la comunità. Le motiva con la necessità di rispetto e protezione; in realtà, ne camuffa pure la demonizzazione. Si allinea alla teoria cospirativa per la quale guida, con élite globali, un sistema di adescamento, pedofilia, abuso e traffico sessuale di bambini. Griffata dall’estrema destra e fondata sul concetto di grooming (predatore sessuale di minori), tale teoria è in voga nel GOP.
Allora la comunità LGBTQ+ dev’essere domata, sorvegliata ed estromessa. Twittare alert su spettacoli drag queen – sussurrando a estremisti di destra e neonazisti di presidiarli – è insufficiente. Così, il Partito Repubblicano si adopera nella sessione legislativa, dove trasformare la visione in leggi: dal 10 gennaio, 65 proposte per stanare le trappole della pseudo-rete di degenerati. Possono celarsi dappertutto: in famiglia, in classe, su una pista di atletica possono esserci approfittatori della vulnerabilità infantile. Perciò, le terapie ormonali di affermazione di genere ai minorenni devono diventare «abusi sui minori», accreditando l’autorizzazione del governatore al Dipartimento dei servizi familiari e di protezione a indagare sui genitori che supportano i figli; agli studenti transgender dev’essere negato competere in sport scolastici e universitari, consolidando la norma che li obbliga a praticarli nelle squadre del loro sesso biologico; la «sessualizzazione dei bambini» dev’essere bloccata, bandendo materiali scolastici «dannosi, espliciti, pornografici», malgrado il Texas sia l’unico a proibire l’insegnamento dei temi LGBTQ+ e , nel 2021, dalle biblioteche scolastiche ne siano stati rimossi 801 (primato nazionale).
La sponda dei tribunali (e la religione)
I repubblicani auspicano che il proprio progetto sia agevolato pure dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Dall’egemonia conservatrice vorrebbero il bis al ribaltamento della Roe v. Wade, che ha soddisfatto il desiderio di vietare l’aborto. Lo otterrebbe se invalidasse la Obergefell v. Hodges, rendendo illegale il matrimonio omosessuale che, per loro, tradisce «il disegno biblico di Dio». Lo spiraglio c’è: «La limitazione di altri diritti è possibile, dopo la scelta sull’aborto. Ha ridefinito il test per riconoscere i diritti fondamentali protetti dal Quarto Emendamento, tenendo conto della storia legale, e non sociale, del Quattordicesimo Emendamento. In più, ha rafforzato la libertà religiosa ai sensi del Primo Emendamento, accogliendo pratiche ed esenzioni religiose. Il cristianesimo evangelico, da cui provengono molti giudici, avvolge il conservatorismo», spiega, a Jefferson, Tracy Thomas, Direttrice del Centro di diritto costituzionale della Scuola di legge dell’Università di Akron, Ohio. Neanche il Respect for Marriage Act, che impone agli Stati di riconoscere le nozze tra persone dello stesso sesso celebrate in altri, e firmato da Biden dopo l’intesa bipartisan a Capitol Hill, sarebbe un salvagente. Un altro diritto, che Gily chiama «sogno», si sgretolerebbe davanti alla sua impotenza: «Sarebbe straziante: getterebbe disordine nelle nostre vite. Potremmo essere perseguitati come criminali e saremmo costretti a “tornare nell’armadio”, in cui c’è solo silenzio e oscurità. Non potremmo stare qui, ma sarebbe un caos trasferirsi in uno Stato gay-friendly».
In attesa di vincite legislative, il GOP cosparge sconforto e terrore. Li coglie, a San Antonio, Sandra Whitley, fondatrice del Thrive Youth Center, non-profit che tenta di debellare «l’epidemia di giovani adulti LGBTQ+ senza fissa dimora», segnala a Jefferson. Ripudiati e sfrattati dalla famiglia o esclusi dai beneficiari di un alloggio pubblico, li ospita in appartamenti, insegna a cucinare, a fare il bucato e gestire il budget personale: «Le persone che aiutiamo, pure non provenienti dalla città, sono spaventate e sono, soprattutto, trans. Temono di andare al negozio da sole o le reazioni di direzione e colleghi a lavoro. Conosco famiglie con bambini transgender che si sono trasferiti, e prevedo che altre abbandoneranno il Texas. Però, serve tanto denaro che molte non hanno». Resteranno, come Gideon e Gily, in compagnia della paura.