Quando la strategia è scandalizzare la maggioranza
Un'intervista al senatore statale del Missouri Greg Razer su diritti LGBTQ+, cancel culture e legge Zan.
Lo scorso settembre una mostra di quattro mesi intitolata “Making History: Kansas City and the Rise of Gay Rights” ha aperto i battenti al Missouri State Museum al piano terra dello State Capitol Building di Jefferson City. Tre giorni è stata cancellata. Nel frattempo, il MONA, Missouri Non-discrimination Act, che proteggerebbe le persone dalla discriminazione basata sul loro orientamento sessuale e identità di genere, è stato rimesso in calendario (per la ventesima volta) per la prossima sessione legislativa.
Ne abbiamo parlato con il senatore statale del Missouri, Greg Razer. Un Democratico, è cresciuto nella contea rurale di Pemiscot, che ha votato a stragrande maggioranza per Donald J. Trump l'anno scorso. L'unico senatore apertamente gay del Missouri ci dice cosa significa rappresentare la comunità in uno stato in cui la maggioranza repubblicana è tenuta in ostaggio da una fazione della sua base sempre più estremista.
Prima di tutto, grazie per aver acconsentito a questa intervista, senatore Razer. Ho visitato il vostro stato come ricercatore, prima della pandemia. Sono stato ospite della Truman Presidential Library a Independence.
Siamo molto fortunati qui a Kansas City ad avere la Truman Library. E come sai, questo è uno stato dalle varie sfaccettature. È un posto davvero interessante.
Potremmo considerare il Missouri, specialmente Kansas City, uno degli epicentri della storia queer americana. Ecco perché ho pensato che sarebbe stato importante chiederle riguardo un argomento che, dopo tutto, ci unisce da entrambe le sponde dell'Atlantico. La mia prima domanda riguarda la mostra “Making History: Kansas City and the Rise of Gay Rights” allo State Museum al Capitol. È stata messa insieme lo scorso settembre dagli studenti dell'Università del Missouri, riguardo la storia e il significato dell’Homophile Movement negli anni '60 e la National Planning Conference of Homophile Organization del 1966. Il governatore Mike Parson la ha rimossa dopo 4 giorni. Può dirci di più?
Questa mostra è stata realizzata dal Dipartimento di Storia dell'Università del Missouri, Kansas City. Ha vinto premi nazionali qui negli Stati Uniti, ha viaggiato per il territorio. E racconta la storia dell’Homophile Movement, come il movimento LGBT era chiamato negli anni '50 e '60, e di come Kansas City abbia avuto un ruolo sorprendentemente più grande di quanto si pensi. Quando la nostra storia viene raccontata, di solito è da un punto di vista di ciò che stava accadendo a New York o San Francisco. Sai, anche se non altrettanto significativo, abbiamo avuto un ruolo e molto a che fare con il movimento.
Questa mostra doveva essere esposta nel Capitol e poi nel Missouri history museum. Il primo piano del nostro Capitol è un museo e ci sono esposizioni permanenti lungo le pareti. E poi ci sono mostre temporanee e riguardo specifici aspetti della nostra storia, arte, musica, ecc. E questa doveva essere esposta per circa quattro mesi. È durata quattro giorni. L’ufficio del governatore ha ricevuto molte e-mail da alcuni rappresentanti e senatori di estrema destra che erano sconvolti dal fatto che qualcosa che riguardasse la comunità LGBT del Missouri fosse nel Capitol.
Il governatore ha risposto assecondando queste pressioni perché temeva la reazione che sarebbe venuta dall'estrema destra. Quello che non si aspettavano era che questa storia avrebbe fatto notizia, e non solo in Missouri. È finita sul New York Times, sul Washington Post, USA Today, e anche in Europa. Non credo si aspettassero che questo facesse notizia a livello internazionale.
In Italia non ne abbiamo sentito parlare. Ed è strano perché di solito da noi i media riprendono molte storie dagli Stati Uniti, descritte come prova dell'esistenza di una cosiddetta cancel culture. In questo caso abbiamo un vero e proprio caso di cancellazione da parte delle autorità che non è stato menzionato da nessuna parte qui. Pensa che forse alcuni media si stiano concentrando sulla cancel culture sbagliata?
Non so in che altro modo potrei descriverlo. Voglio dire, stiamo parlando di storia accaduta veramente nel nostro stato, raccontata nella nostra capitale. Ed è stata cancellata, è stato letteralmente preso il materiale dal Campidoglio e messo in un edificio ausiliario. E penso che questa non sia solo una cosa americana, sta succedendo in tutto il mondo in questo momento. Sai, siamo in un momento negli Stati Uniti dove c'è una gran parte di persone che ama pensare agli Stati Uniti solo in termini positivi.
Ci sono ovviamente molte cose di cui noi americani dobbiamo essere orgogliosi. Personalmente sono molto orgoglioso del mio Paese. Ma questo non vuol dire che non abbiamo parti più oscure della nostra storia. Abbiamo avuto la schiavitù in questo Paese per oltre 400 anni, le donne non avevano il diritto di voto, per non parlare del trattamento dei nativi americani e delle persone LGBT. Meglio non continuare con la lista, perché lascerò fuori qualcuno e mi sentirò malissimo.
Noi dobbiamo raccontare queste storie, qui negli Stati Uniti e in tutto il mondo, dobbiamo imparare dal nostro passato per non ripetere quegli errori. E non studiare questa storia non ci aiuta ad andare avanti.
A proposito di questo argomento. Stavo guardando oggi l'elenco delle leggi presentate per la prossima sessione legislativa. C'è molta attenzione su ciò che le scuole possono, o meglio non possono, effettivamente insegnare agli alunni. Il resto riguarda l'aborto. Pensa che ci sia attualmente uno sforzo da parte del GOP, nell’ambito di una nuova ondata di guerre culturali, marginalizzare alcune comunità negli Stati Uniti in un modo peraltro simile a quello che è stato fatto con la mostra?
Penso che quello a cui stiamo assistendo, soprattutto quando si tratta di insegnare la razza a scuola, è un certo tatticismo politico che, purtroppo, nel nostro paese ha avuto successo nel corso della storia, che è quello di scandalizzare e indignare la maggioranza. Penso che probabilmente l'esempio più famoso è stata la Southern Strategy di Nixon per assicurarsi gli stati del sud per il Partito Repubblicano. Credo che stiamo vedendo qualcosa di simile.
Qui si sente parlare molto della Critical Race Theory, non solo qui in Missouri, ma in tutto il paese. Ma perché, insegniamo la Critical Race Theory ai nostri alunni delle elementari? Assolutamente no. Vietare la Critical Race Theory nelle scuole elementari è come vietare analisi matematica. Non la insegneremo mai a un bambino di sette anni. C'è una legge che ho letto che darebbe mandato alle scuole di insegnare la storia in modo che mostri gli Stati Uniti solo in una luce positiva. Beh, è da matti, è ridicolo. Dobbiamo guardare alle parti oscure della nostra storia così da poter essere persone migliori. Ed è per questo che dobbiamo reagire. Tuttavia penso che a breve termine, poiché questo è un anno elettorale, il tema galvanizzerà molto la loro base.
Pensa che le Camere Statali negli Stati Uniti facciano un lavoro più efficace per i cittadini rispetto al Congresso Federale?
Una domanda affascinante. Potrei dire sì e no. Quello che facciamo nelle legislature statali influenza la vita quotidiana delle persone molto più di quello che accade al Congresso. E il Congresso, sfortunatamente, oggi è bloccato, il compromesso è diventato una brutta parola, siamo diventati una società polarizzata. E spero che questo sia solo un momento e che lo supereremo. Questo però lascia molto lavoro agli stati. Ma quando consideri che ci sono 50 legislature statali diverse, ottieni risultati variegati, a volte buoni a volte no. E quindi sì. quello che facciamo influisce davvero sulla vita degli americani molto più di quello che accade al Congresso, ad eccezione di quando approviamo, per esempio, miliardi di dollari in finanziamenti per le infrastrutture.
Non investivamo nelle nostre infrastrutture in questi termini da decenni, e ora stiamo per rimettere le persone al lavoro, rinnovando la nostra economia e rendendola più pulita e più inclusiva. Ci sono momenti in cui il Congresso può fare cose che la legislatura individuale semplicemente non può. Quindi è una domanda difficile a cui rispondere. Riguardo problemi di tutti i giorni sì, i nostri legislatori statali probabilmente fanno di più. Ma c'è una gran scena dalla serie TV The West Wing, dove Bartlet dice che ci sono volte in cui siamo 50 stati diversi, e ci sono volte in cui siamo una sola nazione. E proprio in quei momenti in cui siamo una nazione, il Congresso è il protagonista.
Ho una domanda personale per lei, come primo e unico senatore apertamente gay del Missouri. Ha mai fatto esperienza del problema di essere identificato come il “Senatore Gay” o qualcosa di simile a quello che anche Pete Buttigieg e altri nel passato hanno dovuto subire?
Non credo di aver mai subito una reazione negativa per il fatto di essere un membro dell’assemblea statale apertamente gay. Quello che sicuramente sento, come unico senatore apertamente gay nello Stato, è una responsabilità, non solo per il mio distretto. Rappresento il distretto di Kansas City al Senato, ma anche ogni persona LGBT nello stato. Sono cresciuto in una zona molto rurale del nostro stato, in una comunità agricola, una città di circa 400 persone. E quando parlo di problemi LGBT, spesso penso a quel giovane in una piccola città, che forse sente le mie parole, sente le parole di qualcuno che è venuto da una città come la sua, e che ora ha l'opportunità di essere un senatore dalla più grande città del nostro stato. È un onore e una responsabilità che sento.
Quest'anno avremo molte discussioni e dibattiti sui diritti delle persone transgender in Missouri. Sfortunatamente, non abbiamo una rappresentanza transgender nel nostro Campidoglio. Tuttavia la comunità LGBT non è solo un insieme di lettere, siamo una comunità, e sarò molto orgoglioso di difendere la nostra famiglia transgender.
Una delle leggi che sono state presentate è il Missouri Non-discrimination Act, noto come MONA. Il MONA è stato introdotto nella General Assembly dello stato per più di 20 anni, grazie al lavoro del recentemente venuto a mancare Tom Hannegan, un repubblicano, ma non è mai riuscito ad andare oltre il dibattito. Cosa significherebbe passare questa legge?
In primo luogo c’è la parte pratica. È ancora perfettamente legale nello stato del Missouri licenziare, cacciare fuori di casa, o negare un pasto in un ristorante a persone che sono o si pensa che potrebbero essere LGBT. Siamo in competizione con altri Stati del Paese per portare posti di lavoro del ventunesimo secolo nel nostro Stato. Ma per farlo devi anche attrarre lavoratori del ventunesimo secolo, e nessuno vuole venire in uno stato dove si discrimina.
Dobbiamo proteggere la nostra gente, dobbiamo proteggere la nostra economia. Ma poi c'è anche il messaggio che si dà, ancora una volta, a quei giovani che sono là fuori: vi vogliamo in Missouri, vi apprezziamo, vi amiamo, ci preoccupiamo per voi e la General Assembly del Missouri vi difenderà. Penso che tutte queste cose messe insieme siano una ragione molto importante per far passare la legge. E ti dirò, penso ci sia un rinnovato sforzo, specialmente nella Camera dei Rappresentanti, con persone che conoscevano il rappresentante Hannigan che è morto improvvisamente circa un mese fa, per cercare di farla passare in suo onore. Quest'anno ci sono più discussioni del solito sul tema, su come possiamo manovrare questa legge attraverso le procedure parlamentari, per onorare il rappresentante Hannigan. Era un caro amico e,mi piacerebbe che accadesse.
La decisione della scorsa estate da parte della Corte Suprema di ampliare le aree di applicazione del Titolo Sette del Civil Rights Act, potrebbe dare nuovo slancio alla cosa?
In realtà penso che possa fare danno, perché ci sono alcuni che pensano che MONA non sia necessario ora, anche se quel caso lì trattava solo di occupazione. Il Missouri Human Rights Act (che il MONA andrebbe a integrare, n.d.r.) è in realtà molto più severo riguardo ciò che i datori di lavoro devono rispettare. E naturalmente, si occupa anche di alloggi e servizi pubblici. Quindi penso che dia all'opposizione un motivo per dire: "beh, questo non è davvero necessario. Il prossimo!”.
Parlando dei vostri colleghi repubblicani, ci sono alcuni che stanno appoggiando gli sforzi per aggiungere l'identità di genere e l'orientamento sessuale alle classi protette incluse nel Missouri Human Rights Act. Come ha reagito la loro base in questo clima politico polarizzato? Trova difficile stabilire un dialogo con la maggioranza?
No, per niente. Voglio dire, è la cosa buffa, prima della morte di Tom Hannigan, c'erano tre rappresentanti apertamente LGBT nella General Assembly del Missouri da tre diverse parti dello Stato, abbiamo alleati Repubblicani che hanno presentato parti del MONA, dal partito c’è stata scarsa reazione avversa. In un processo legislativo, il rappresentante generalmente segue, anche se a rilento, il sentimento degli elettori. Qui in Missouri da molto tempo la gente non ha problemi con la marijuana a uso medico. E ci sono voluti anni prima che la legislatura si adeguasse. Ci sono naturalmente voci forti e contrarie in tutto lo stato riguardo i diritti LGBT, e la cosa spaventa molti rappresentanti eletti. Ma credo che la stragrande maggioranza dei cittadini non si preoccupi della questione. Perché licenziare una brava impiegata solo perché è lesbica? Non ha alcun senso. Credo che sia l’opinione della maggioranza. Tuttavia, penso che ci sia una minoranza incredibilmente forte e sovraesposta che spaventa il partito di maggioranza, che porta il Partito Repubblicano ad agire in modo opposto a come la pensa la maggioranza degli elettori.
È qualcosa che si ricollega a quello che è successo qui in Italia. Abbiamo un acceso dibattito sulla cosidetta Legge Zan, che proteggerebbe per la prima volta la comunità LGBTQ dai crimini d’odio. Non si è riusciti a farla passare al Senato dopo anni di compromessi, in parte perché una parte della coalizione si è tirata indietro all'ultimo minuto adducendo problemi riguardo l'identità di genere e l'insegnamento scolastico. Anche Lady Gaga, in Italia il mese scorso, ha offerto un messaggio di incoraggiamento alla TV italiana dopo che la legge non è passata. Dal momento che sta vivendo una lotta simile, vuole inviare un messaggio alla comunità LGBTQ+ italiana o anche alcuni suggerimenti su come gestire il compromesso con i cosiddetti moderati?
Mentre parlavi mi venivano in mente diverse cose. Prima di tutto, il Missouri è stato uno dei primi stati ad approvare una legge sui crimini d'odio dopo l'omicidio di Matthew Shepard nel 1998. È molto importante, almeno con il modo in cui le leggi sono scritte in Missouri, tenere a mente che un crimine d'odio è qualcosa di molto diverso dagli altri. Questo è l'esempio che uso con i miei colleghi: se qualcuno spruzza vernice sul lato di una sinagoga è una cosa, ma se con la vernice disegna una svastica? Il fine lì è intimidire e spaventare i cittadini che pregano in quella sinagoga. È un crimine molto diverso dal mero vandalismo. Per questo incoraggio tutti a continuare a lavorare su questo tema in Italia. E anche per questo dobbiamo studiare la nostra storia.
La lotta per i diritti per la comunità LGBTQ+ in Europa e in Nord America ha portato a risultati rapidamente rispetto a quanto accaduto con altre minoranze. È un processo affascinante, ma non è successo tutto insieme. Basta guardare alla nostra storia, cioè quello di cui la mostra al Capitol parlava, che è parte della storia nazionale, di quella degli Stati Uniti. Cominciammo creando gruppi cosiddetti “omofili”, stavamo gettando le basi fino al momento di Stonewall. Se non ci fosse stato il lavoro fatto prima Stonewall sarebbe stato un evento di una o massimo tre notti. Ha certamente galvanizzato la comunità. Ma c'erano un lavoro di base che sostenne quell’energia. Lo vedemmo di nuovo negli anni '80, con l'epidemia di AIDS e poi Act Up a New York e poi in tutto il mondo. Queste cose tendono ad accumularsi lentamente, e poi la diga crolla. E quindi, incoraggio tutti, continuate a insistere, non perdere la speranza.
Continuate a picconare, la storia è dalla nostra parte, vinceremo queste battaglie, almeno finché continueremo a combatterle. E ci vorrà più tempo di quanto vogliamo. Sarà più frustrante di quanto vogliamo. E su alcune cose, potremmo dover scendere a compromessi. Ma dobbiamo tenere presente quali siano i nostri punti fermi. E uno di questi è che la comunità LGBTQ+ è una, non lasciamo indietro nessuno. Dobbiamo continuare a lavorare su questo. Stiamo facendo il tifo per voi qui. Spero che lo facciate anche voi per noi.
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