Stato dell’Unione: gli Stati Uniti di Biden sono davvero indimenticabili?
Un discorso di pura campagna per un secondo mandato, ma l’attacco – indiretto, ma chiaro – ai Repubblicani, Trump e la Russia sarà andato a segno?
“Se fossi furbo andrei a casa ora”, è così che, sotto scroscianti applausi, Biden inaugura l’ultimo (per ora) discorso sullo Stato dell’Unione a conclusione di quattro anni di presidenza democratica. Una accoglienza così eccezionale da sembrare quasi costruita rumorosamente ad arte per coprire le grida di chi tanto dentro l’House Chamber (una Marjorie Taylor Greene ricoperta di gadget, per esempio), quanto fuori, ha atteso il presidente semplicemente per contestarlo.
MAKE AMERICA GREAT AGAIN o MAKE NATO STRONGER THAN EVER?
È proprio la democrazia, i rischi che sta correndo e le minacce interne ed esterne a dominare concettualmente i primi minuti di discorso. “Se qualcuno in questa stanza crede Putin abbia finito con l’Ucraina, vi assicuro che non si fermerà”.
L’Ucraina rappresenta il primo grande lancio del cuore oltre l’ostacolo della serata: Biden chiede ufficialmente più armi e inaugura così una notte di attacchi a Trump – senza mai nominare il suo nome. La prima occasione la coglie chiarendo che la scelta dell’ex presidente repubblicano di disinteressarsi dell’area post-sovietica e di “inchinarsi ai leader russi” sia tanto pericolosa quanto inaccettabile. Il Trump-innominato diventa così sinonimo di una Russia al comando del timone globale, mentre gli Stati Uniti di Biden riassumono lo spirito multilaterale e forte di una NATO sempre più ampia.
Con il leader svedese presente, e sottolineando l’importanza dell’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, Biden promette: Noi, non ci inchineremo.
HISTORY HAS ITS EYES ON YOU
Con una rielaborazione dello spirito di Hamilton, uno dei musical più famosi degli Stati Uniti, Biden ripete a non finire che “la storia sta guardando” e compie il secondo azzardo della serata. Dopo aver inaugurato il proprio discorso con la politica estera, Biden passa immediatamente ad una delle più grandi minacce alla democrazia vissuta dagli Stati Uniti: il 6 gennaio a Capitol Hill. Trattarlo subito dopo gli attacchi alla Russia e Trump (qui “il mio predecessore”) manda un messaggio chiaro: il presidente ritiene la verità stia in una lineare connessione internazionale e antidemocratica degli eventi fino a quel momento discussi.
DIRITTI RIPRODUTTIVI: UNA PRIORITA’ A META’
Significativo anche che il secondo tema puramente di politica interna riguardi lo stato dei diritti riproduttivi. Sotto lo sguardo di sei giudici presenti della Corte Suprema degli Stati Uniti (il Presidente Roberts, Brown Jackson, Kagan, Gorsuch, Kavanaugh e Sotomayor), Biden passa dal criticare la decisione della Corte Suprema dell’Alabama che ha definito embrioni congelati “bambini” - con il solo scopo di mettere a rischio le procedure di Fecondazione in Vitro – ad attaccare la decisione di rovesciare Roe v. Wade. Anche se diverse organizzazioni per i diritti riproduttivi hanno criticato Biden per non aver mai utilizzato la parola “aborto”, il Presidente ha fatto di più: cita indirettamente il giudice Alito, autore dell’opinione di maggioranza in Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, la sentenza con cui 50 anni di legislazione sull’aborto sono stati negati nell’estate 2022.
Il giudice Alito aveva provocatoriamente affermato nelle ultime pagine che se le donne americane fossero state così interessate allo stato dei propri diritti riproduttivi avrebbero dovuto manifestarlo con il proprio diritto di voto. A distanza di due anni, Biden risponde: “le donne non sono senza potere elettorale e politico, e lo realizzerete presto”.
NIENTE PIU’ BIDENOMICS: ECONOMIA INVIDIA DEL MONDO
Biden passa poi a rivendicare i grandi risultati economici della sua presidenza, che lui stesso ritiene di aver risollevato dalle ceneri in seguito alla pandemia da COVID-19. La parola “Bidenomics” viene abbandonata: non la utilizza una singola volta, preferendo concentrarsi sulla necessità di continuare a sostenere una economia puramente americana, fatta da lavoratori americani. Specificatamente, di classe media: Biden è chiarissimo rispetto all’importanza data al proprio elettorato: la classe media ha costruito il paese, e i sindacati hanno costruito la classe media.
Un aggancio che non gli impedisce in alcun modo di difendere il sistema americano, rivendicando un sistema di tassazione corretto “facendo sì che le grandi aziende e i ricchi paghino finalmente la loro parte”.
LA GRANDE SFIDA DELLA PRESIDENZA BIDEN: L’IMMIGRAZIONE
Sul tema dell’immigrazione, Marjorie Taylor Greene ha sicuramente sperato di essere la vera protagonista della serata, contestando Biden all’ingresso e provocandolo donandogli una spilla legata alla morte di Laken Riley, una studentessa di medicina della Georgia presumibilmente uccisa da un immigrato senza documenti.
Biden estrae la spilla e, ancora una volta, rilancia l’attacco “al suo predecessore” e ai Repubblicani, per aver fatto fallire l’accordo bipartisan sulla gestione dei confini. “So che sapete leggere”, provoca esortando il Congresso - tutto, e unito - a sottoporgli una legislazione nell’immediato.
Il tempo dedicato al tema dell’immigrazione è tanto, sicuramente maggiore rispetto al 2023, ma soprattutto una occasione per creare netto contrasto tra chi alimenta odio e divisioni antidemocratiche, “avvelenando il sangue del nostro Paese” e chi, il paese, cerca di cambiarlo.
Tuttavia, Biden non ha annunciato alcuna nuova azione esecutiva per quanto concerne l’immigrazione. L’amministrazione, già impegnata sul fronte del divieto di asilo e al trattamento delle domande presentate, continua a percepire che senza ulteriori finanziamenti da parte del Congresso, qualsiasi azione del Presidente sarà difficile da attuare in modo efficace.
COME RISPONDERE AL TERZO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA: GLI UNCOMMITTED
Il focus sulla politica estera non si arresta al fronte ucraino: dopo lunghi passaggi sulla situazione interna, Biden arriva al conflitto tra Israele e Hamas e che nel Super Tuesday di solo qualche giorno prima ha portato diversi cittadini americani a votare “uncommitted” – nessuna preferenza – nelle primarie democratiche.
Biden ha dovuto trovare il modo di fornire una risposta chiara sul tema, data anche la presenza nei pressi del Campidoglio di un nutrito gruppo di manifestanti che cantavano “Palestina libera” invocando un cessate il fuoco.
Una soluzione, quella del cessate il fuoco immediato, che Biden rivendica, e annuncia – come anticipato qualche ora prima del discorso da diverse testate: “Stasera ho dato ordine alle forze armate statunitensi di guidare una missione di emergenza per stabilire un molo temporaneo nel Mediterraneo, sulla costa di Gaza, in grado di accogliere grandi navi che trasportano cibo, acqua, medicine e rifugi temporanei”.
Israele rimane l’interlocutore degli Stati Uniti, ma lo diventano anche i cittadini palestinesi, la cui salvezza dalla morte in guerra o per mano di Hamas, continuano a essere i due stati.