Il piano trumpiano per svuotare la Nato
L'ex presidente non difenderebbe gli alleati dell'Alleanza Atlantica che non spendono abbastanza in difesa, ma questo potrebbe indebolire anche l'America
“Chiunque abbia a cuore la leadership americana”, ha detto il senatore democratico Chris Van Hollen, “chiunque abbia a cuore la protezione della democrazia, chiunque voglia affrontare gli autoritari di tutto il mondo dovrebbe essere spaventato a morte dal fatto che Donald Trump ci sta dicendo che, se fosse rieletto presidente, lascerebbe i nostri alleati della Nato nelle mani di Putin.”
Lo riporta Politico, a proposito dell’incoraggiamento che l’ex presidente americano ha fatto alla Russia: che faccia “quel diavolo che vuole”. I paesi della Nato che non pagano non verranno protetti. Perché Trump non pensa sia giusto che chi non spende abbastanza in difesa, come concordato in sede Nato, meriti il sostegno degli alleati. In un comizio a Conway, nel South Carolina, ha insistito: “devi pagare, devi pagare i tuoi conti”. Una dichiarazione che la Casa Bianca descrive come “spaventosa e folle”.
Politico infatti riferisce che i democratici sono “pietrificati”. Che lo scenario in cui Trump vincerà di nuovo le elezioni sarebbe “disastroso”. A poco serve che sia passata una misura volta a impedire a qualsiasi presidente degli Stati Uniti di ritirare unilateralmente gli Stati Uniti dalla NATO senza l’approvazione del Congresso. “I democratici hanno riconosciuto che il guardrail da loro eretto avrebbe avuto un effetto limitato su un presidente contrario all’alleanza. Trump, ad esempio, potrebbe rifiutarsi di nominare un ambasciatore americano presso il quartier generale della NATO a Bruxelles, o ordinare ai comandanti militari statunitensi di annullare le esercitazioni con le loro controparti della NATO” e, soprattutto, “potrebbe comunque rifiutarsi di venire in aiuto di un paese se viene attaccato.” Se Trump volesse essere creativo, si legge sulla testata americana, potrebbe fare un sacco di danni. Stare nella Nato significa starci in modo attivo, altrimenti gli Stati Uniti diventerebbero un membro comatoso: presente, ma totalmente inutile.
Il Washington Post conferma che il “guardrail” potrebbe non essere sufficiente: “non è ben chiaro”, si legge, “come potrebbe svolgersi esattamente uno scenario in cui il presidente e il Congresso sono in disaccordo sull’adesione alla Nato.” Il Congresso dovrebbe riflettere su altri modi per proteggere l’alleanza. Alleanza composta da “delinquenti” – il modo in cui Trump ha chiamato gli alleati durante la sua presidenza, sottolinea il quotidiano.
Il timore della stampa è che queste non siano solo provocazioni, e che ciò che non è stato fatto in passato potrebbe essere portato a compimento in un secondo mandato. La clausola di difesa collettiva della Nato è il punto di rottura per ridurre in frammenti la base giuridica della Nato, quella sancita dall’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico: un attacco armato contro un membro dell’alleanza sarà visto come un attacco contro tutti loro e che essi si difenderanno a vicenda.
“E se facessimo la storia e ci ritirassimo dalla Nato?”, aveva detto Trump, nel 2018. Come riporta in un altro articolo ancora il Washington Post, l’ex presidente “non ha mai perso il desiderio di uscire.” Ma se, una volta eletto, decidesse davvero di non difendere il territorio della Nato, l’alleanza perderebbe tutto il suo potere. L’America stessa sarebbe esposta a dei pericoli – nonostante Trump spinga la questione a suon di ‘AMERICANS FIRST!” – poiché rafforzerebbe il potere di Russia e Cina.
Ma la stampa americana non trema solo per le sorti della propria democrazia. La provocazione dell’ex presidente solleva anche “lo spettro di un approccio a due livelli nei confronti dei paesi europei”, precisa il Washington Post, e cioè “premiare chi si comporta bene e abbandonare coloro che si desidera punire”.
Tanto è stato necessario per attirare l’attenzione dell’Europa. Nello specifico, la stampa italiana ha iniziato a fare i propri conti. La notizia del rischio di scollamento è rimbalzata sui maggiori quotidiani e in molti si sono chiesti, dunque, dell’Italia che sarà.
Il Sole 24 Ore ricorda che “nel corso del Summit Nato del 2014 in Galles gli Stati membri della Nato avevano assunto l’impegno di incrementare le proprie spese per la difesa fino al raggiungimento dell’obiettivo del 2% rispetto al Pil. Impegni ribaditi a Varsavia nel 2016 con il cosiddetto Defence Investment Pledge”. Tra chi non li rispetta, l’Italia. Non tranquillizza il fatto che il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2023-2025 preveda per il budget della Difesa 2023 una spesa di 29,7 miliardi di euro, in aumento rispetto al periodo precedente, poiché l’obiettivo nazionale è di centrare la percentuale del 2% nel 2028, cioè tra 5 anni.
Oltre ai conti personali c’è anche spazio per riflettere su cosa tali dichiarazioni dicano a proposito dell’America stessa e quanto mettano a repentaglio la democrazia statunitense. Per Repubblica dovrebbero farci riflettere “sulle motivazioni profonde dell’ammirazione [di Trump] per l’autocrate Vladimir Putin”, oltre che rassegnarsi al fatto che il partito repubblicano è ormai nelle mani dei “suoi fedeli sostenitori che lo difendono e cercano di minimizzare i pericoli”, a scapito dei “moderati responsabili che invece ci leggono la conferma del motivo per cui non dovrebbe più mettere piede nella Casa Bianca”. Secondo il Corriere l’intento di Trump è anche quello di indebolire la rivale repubblicana Nikki Haley, la “guerrafondaia”, battendo su un’America che teme nuove guerre in “Paesi che non ci vogliono” e “ad un costo per noi di miliardi di dollari”. Infine, su Domani si crede che tale posizione non significherà che Trump, nel suo eventuale nuovo mandato, sarà filorusso: a dettare legge sarà il mero interesse americano.