Meloni a Washington: il bacio, il tradimento e l'alleanza
Biden le ha dato un bacio in fronte per ricordarci due cose: l’asimmetria di potere tra uomini e donne e, soprattutto, che i trumpiani possono dire addio a un'alleata (per ora)
Della trasferta a Washington di Giorgia Meloni ci è rimasta un’immagine precisa. Joe Biden che le stampa un bacio sulla testa, mentre la premier abbassa lo sguardo e sorride imbarazzata. Il fotografo ufficiale di Palazzo Chigi ha catturato l’immagine e la foto è stata pubblicata e commentata dai giornali italiani: un momento di narcisismo da anziano, sessismo farcito di paternalismo e condiscendenza. Alla stampa americana invece è importato poco il fatto che Meloni quel bacio l’abbia subito. Biden poteva anche non stamparle le labbra sui capelli, entrambi si sarebbero comunque macchiati del peccato, non di uno, ben di due, tradimenti. Quando il leader del Partito Democratico e la premier di un governo di estrema destra si alleano, lasciano interdette due categorie di elettori: i Democratici che credevano in lui e i trumpiani che credevano in lei.
Alleati improbabili, commenta il New York Times. Meloni si è impegnata a scarnificare un linguaggio che lei stessa ha creato per non dover più ricoprire un ruolo d’opposizione radicale che non ha niente a che vedere con le aspirazioni di governo. Somigliava a Trump, adesso somiglia solo a se stessa, al punto che il suo alleato, Matteo Salvini, deve fare le veci di quell’ala di destra più estremista rivendicando di essere trumpiano; ma per quanto voglia usare toni più moderati, in realtà le politiche adottate dal suo governo e le recenti accuse di stare a capo di uno stato squadrista sono il segno potente di un’affermazione identitaria con uno stile più morbido, ma idee riconoscibili a chilometri di distanza.
Impossibile non ricordare che il tono caloroso con cui il Presidente americano ha accolto la premier a Washington una volta è stato pieno di inquietudine e apprensione. Al momento della sua elezione, Meloni ha fatto tremare tre quarti d’Europa e la stessa Casa Bianca. Perché «il suo partito ha le sue radici nelle fazioni neo fasciste che sono emerse dopo la Seconda Guerra Mondiale», ci tiene a ricordare il New York Times. Perché la si poteva facilmente «paragonare all’ex Presidente Donald Trump» e perché «ha portato avanti altre cause di estrema destra, come quella delle politiche anti-LGBTQ». Che Biden voglia essere “amico” di questo tipo di leader ha già in passato sollevato qualche dubbio.
Tuttavia, che Meloni voglia essere amica di Biden sta facendo infuriare anche i Repubblicani. Lo stesso foxnews.com, il sito della tv dei trumpiani, ha accusato Meloni di aver cambiato faccia una volta arrivata a Palazzo Chigi. Le persone «l’hanno eletta per essere la Trump italiana», lei invece l’ha ripudiato. Stefano Vaccara, fondatore de La Voce di New York e corrispondente americano per ITALPRESS, ha detto a Fox News che «molte delle persone che erano suoi elettori, suoi sostenitori, stanno dicendo che non la voteranno più perché va troppo d’accordo con Biden». Vaccara ha dipinto un quadro della Meloni come una convinta anti-globalista durante la campagna elettorale, capitana di un partito nazional-conservatore e populista di destra, che adesso invece ha assunto una posizione più globalista sulla maggior parte delle questioni, a partire dal sostegno all’Ucraina, che è il punto dove le relazioni tra Roma e Washington si annodano.
Che Biden abbia deciso di sugellare quest’intesa con un gesto tanto curioso e inappropriato – che non ha trattato «Meloni da premier, né da pari», fa notare il Corriere, «ma come qualcuno con cui essere protettivo e condiscendente», sottolineando ancora una volta, ce ne fossimo dimenticati, l’asimmetria di potere tra uomini e donne – è solo il sigillo su un’alleanza in cui i contorni dei due leader tremolano, si inarcano fino a cambiare i connotati.