Speciale dibattito: il disastro del team Biden
È difficile capire cosa volesse la campagna Biden da questo dibattito, ma qualsiasi cosa fosse il Presidente è incappato nella peggior notte della sua carriera politica
Sono le 3:45 del mattino italiano, il dibattito tra Donald Trump e Joe Biden negli studi CNN di Atlanta è circa a metà, e sta andando molto male per il Presidente. Nel frattempo Politico, uno dei principali siti di informazione sulla politica statunitense, fa uscire un pezzo che contiene il virgolettato di un membro operativo del Partito Democratico: «è il momento di ragionare su una convention contendibile». Joe Biden era in discussione: da quel momento è come se tutto quello che sta accadendo in tv si ovattasse e una slavina iniziasse a colpire la campagna Biden, che viene ritenuta dai suoi stessi elettori responsabile del disastro che stanno vedendo in televisione.
Occorre fare un passo indietro: questo dibattito è un unicum nella storia presidenziale. Per mesi si è pensato che i due candidati, accecati da un odio sempre maggiore, non si sarebbero scontrati davanti alle telecamere per la prima volta dalle elezioni del 1972. Recentemente, però, le due campagne si sono confrontate a livello operativo e si sono messe d’accordo per un dibattito con regole particolari: innanzitutto non sarebbe stato gestito dalla commissione non-profit che si è sempre presa in carico l’organizzazione. La scelta per ospitare lo scontro è ricaduta sulla CNN, rete all-news di tendenza democratica: da subito vedere un enorme logo di una televisione privata, e non la Costituzione dietro i candidati ha regalato un effetto straniante. Tra le cose che sono state decise c’era l’insidia più grossa per Joe Biden: i microfoni sarebbero stati spenti quando i candidati non parlavano e i moderatori non avrebbero fatto fact-checking in diretta, potendo solamente chiedere a un candidato di rispondere più precisamente a una domanda.
Se nel 2020 il modo in cui Trump affrontò il primo dibattito fu criticato da tutti, perché praticamente non concesse mai la parola all’avversario, oggi le regole gli erano favorevoli: avrebbe potuto dire ogni cosa gli passava per la testa, perché i moderatori non l’avrebbero contraddetto, e non avrebbe potuto arrabbiarsi o essere punto nel vivo da Biden, perché se fosse successo le sue repliche fuori fuoco non sarebbero comunque state udibili dal pubblico. Inoltre, i candidati non potevano portare con sé sul palco memo o documenti di alcun tipo, ma solo fogli bianchi e una penna; Biden, che soffre di balbuzie da una vita, non aveva nessun appoggio schematico sul tavolo.
Qui sta il primo grande errore della campagna Biden: perché puntare a tutti i costi a fare un dibattito se il modo di svolgimento è così favorevole al tuo avversario? Nei giorni scorsi si era detto che a Biden serviva questo dibattito, perché i media repubblicani lo stavano dipingendo come oramai inabile a svolgere il mandato presidenziale, e quindi serviva una dimostrazione di forza davanti agli Stati Uniti. Biden, però, non ne è uscito bene: ha continuato a cercare di citare numeri e dati che evidentemente non si ricordava alla perfezione, non ha costruito risposte chiare nei minuti a disposizione, ha parlato a voce troppo bassa e con evidente raucedine. La campagna, dopo pochi minuti dall’inizio del dibattito, ha affermato che il Presidente non stava bene, e che si era pure testato per il Covid, uscendone negativo: perché questa cosa non è stata detta in partenza? È un interrogativo a cui nessun giornalista nei vari panel di ieri notte è riuscito a spiegarsi.
Di contro Trump ha fatto né più né meno che sé stesso: ha parlato con durezza della presidenza Biden, ha riportato una marea di falsità evidenti, ma che nessuno ha posto all’attenzione non potendo per regolamento, e ha dato a chi guardava il dibattito l’idea di essere più sicuro di quello che stava dicendo. È paradossale, perché Biden ha passato l’ultima settimana a Camp David a prepararsi per ieri notte, mentre dalla campagna Trump filtrava perplessità perché il presidente continuava a fare stop elettorali senza fermarsi a fare dei finti dibattiti per chiarificare una strategia. Se Biden ha cercato di fare un dibattito parlando di politiche e piani, seppur male e in modo confusionario, Trump non ha risposto nel merito a quasi nessuna domanda, per affermare in modo netto l’unico concetto che voleva arrivasse al pubblico: quando io ero Presidente si stava meglio, Joe Biden ha distrutto il sogno americano, ha ricostruito quella carneficina americana che avevo promesso di terminare con l’elezione del 2016. Biden ha provato a costruire un fact-checking alle accuse di Trump ma ha desistito dopo poco, affermando che «tutto quello che sta dicendo non ha senso»: lo ha però affermato poco dopo aver detto di «aver sconfitto Medicare», il piano di assistenza medica pubblica statunitense, una gaffe abbastanza ridicola subito ripresa da Trump.
A fine serata l’umore nella campagna Biden era ai minimi storici: nello studio della CNN Van Jones, che aveva pianto dopo l’elezione di Biden nel 2020, ha detto semplicemente «gli voglio bene, è stato un grande Presidente e lo apprezzo come uomo, ma qualcuno deve dirgli di farsi da parte». I repubblicani ospiti al tavolo del giornalista Anderson Cooper sono andati sempre più all’attacco: hanno insinuato che non è davvero Biden a prendere le decisioni alla Casa Bianca, che stiamo vivendo nella presidenza di Kamala Harris e che il Presidente ha mentito al Paese.
Trump, messo alle strette dalla moderatrice Dana Bash, ha con una perifrasi affermato che in caso di sconfitta non accetterà il risultato: questo segmento, che in un dibattito normale sarebbe stato un momento molto importante, è praticamente passato sotto silenzio. La campagna Biden voleva questo confronto per mettere alle strette Trump e vendere al Paese l’idea di un Presidente che ha lavorato per gli americani contro un criminale che vuole sovvertire l’ordine democratico. La chiusa di un ospite repubblicano nello studio CNN ieri è emblematica: «se davvero i democratici pensano che Trump sia un rischio democratico per il Paese, e non lo stanno dicendo solo per impaurire le persone, possono solo far sì che Biden si faccia da parte»