Sicuri a casa nostra: il declino del crimine negli Usa
Il declino del crimine in America ha segnato l’evoluzione sociale, ma oggi è necessario trovare nuove modalità per garantire bassi tassi di delinquenza nelle città statunitensi.
Meno procedimenti giudiziari e meno incarcerazioni migliorano la sicurezza pubblica. «La presenza delle forze dell’ordine nelle città è un deterrente per chi ha intenzione di compiere un crimine ma non è l’unica soluzione per porre fine alla violenza». Così sostiene anche Patrick Sharkey, sociologo della Princeton University, che nel 2018 ha pubblicato il libro Uneasy Peace: The Great Crime Decline, the Renewal of City Life, and the Next War on Violence.
È chiaro che «quando cala la criminalità la vita pubblica si vivacizza, i genitori permettono ai figli di giocare all’aperto, le biblioteche si riempiono, le aree commerciali riprendono vita. Aumenta il tasso di istruzione dei giovani che hanno meno probabilità di lasciare gli studi. Le famiglie investono nei quartieri quando diventano sicuri, così le imprese ritornano. I maggiori benefici sono sperimentati proprio dai segmenti più svantaggiati della popolazione». Tuttavia, il paradosso è che i metodi più utilizzati, fino ad ora, per ridurre la violenza pubblica sono a loro volta violenti. In molti casi generano odio e disparità nella società e hanno anche dei costi enormi.
Il declino del crimine in America, dagli anni Novanta, è sicuramente una delle trasformazioni più importanti che ha segnato l’evoluzione sociale, ma oggi è necessario trovare nuove modalità per garantire bassi tassi di delinquenza nelle città statunitensi. Soprattutto dopo che le proteste del movimento Black Lives Matter, scoppiate nel 2020 a seguito della morte di George Floyd, soffocato da un agente, hanno mostrato le brutalità, gli abusi di potere e il razzismo di cui le forze dell’ordine possono essere capaci. È chiaro che il miglior modo per chiedere ai cittadini di seguire la legge sta nell’assicurarsi che siano convinti della sua legittimità. Questo non può avvenire soltanto con metodi coercitivi.
Che la sicurezza urbana non possa più essere basata soltanto sull’aumento della presenza e dell’autorità della polizia è quanto emerge anche dalla nota pubblicata da Alvin Bragg, poco dopo il suo giuramento come Procuratore Distrettuale della contea di New York, all’inizio del 2022. L’intenzione di declassare a reati minori alcune tipologie di rapina e la proposta di diminuire l’utilizzo della detenzione per punire i criminali hanno scatenato parecchio clamore, soprattutto tra i conservatori, tanto da portare a una parziale ritrattazione. Eppure, ci sono ricerche recenti che dimostrano come l’aggressività delle forze dell’ordine e le incarcerazioni di massa non funzionano. Intrappolano milioni di americani nel sistema carcerario con conseguenze che colpiscono anche le famiglie dei responsabili del reato, e quindi le generazioni future.
Come riporta il New York Times, secondo un’analisi effettuata l’anno scorso su più di 67 mila casi, nella contea di Suffolk in Massachusetts, le persone arrestate, ma non incriminate, per reati come il possesso di droga o il taccheggio hanno meno della metà delle probabilità di essere arrestate di nuovo nei successivi due anni. Un’altra ricerca nella contea di Harris, in Texas, rivela che le persone accusate per la prima volta di crimini minori hanno quasi la metà delle possibilità di compiere lo stesso reato se viene offerta loro una pena alternativa, rispetto a chi deve andare in prigione.
Allo stesso modo, uno studio pubblicato il mese scorso a San Francisco ha mostrato che l’utilizzo di pene alternative per i giovani, per alcune tipologie di reato, ha fatto sì che si riducesse di un terzo la possibilità di una nuova condanna. Visto che la detenzione in carcere rappresenta un ostacolo per il reinserimento in società e per l’accesso all’occupazione, le ricerche dimostrano che per scoraggiare il crimine violento e garantire città sicure nel tempo sia necessario investire in programmi di responsabilizzazione dei cittadini più che in quelli basati sulla repressione.
Per alcuni esperti di sicurezza pubblica, quindi, affidarsi solo alle forze di polizia per prevenire il crimine è un errore, mentre sarebbe efficace espandere i programmi di occupazione giovanile, i servizi di salute mentale, il dispiegamento di lavoratori di quartiere addestrati per impedire che le dispute degenerino in violenza e riprogettare degli spazi pubblici.
Le aree verdi e la trasformazione delle zone degradate in punti d’attrazione per i residenti rappresentano un freno per il crimine. Se le persone si sentono sicure, allora è più probabile che vivano la città, servendo come occhi sulla strada. Più forti sono i legami tra i residenti, più è viva la comunità. Nel 2021 la violenza è aumentata in quasi tutte le città degli Stati Uniti, e i primi mesi del 2022 non sono da meno. Un’ulteriore dimostrazione dell’esigenza di ripensare il sistema che garantisce la sicurezza urbana. La soluzione potrebbe stare nell’educare i singoli cittadini al rispetto della legge e nel supportare l’operato delle organizzazioni locali che contrastano la disuguaglianza, la povertà economica e educativa, e la dequalificazione dei territori.
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