L'America sotto sfratto
La crisi abitativa è peggiorata durante la pandemia. Dopo che la Corte Suprema ha dichiarato incostituzionale l'estensione della moratoria sugli sfratti, la situazione è tornata come prima.
Non un boom di senzatetto improvviso, ma una crisi graduale e profonda che colpisce al cuore la società americana. Da quando, alla fine dello scorso agosto, la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale l'estensione della moratoria sugli sfratti che avevano richiesto i Centers for Disease Control and Prevention per attenuare le conseguenze economiche della pandemia, cresce il numero di chi rimane senza casa perché non riesce a pagare l’affitto.
Succede soprattutto nelle grandi città e nelle comunità in cui l’assistenza federale per sovvenzionare i canoni di locazione è lenta o inefficace e gli inquilini godono di poche tutele.
Secondo le stime di The Eviction Lab, il team di ricercatori di Princeton University, che ha realizzato il primo data set sugli sfratti in America dagli anni 2000, a settembre – rispetto ad agosto – sono cresciute dell’8,7% le denunce di sfratto in tribunale, cioè il primo passo con cui i proprietari avviano il processo di rimozione formale degli affittuari dalle case. La media settimanale di coloro che rimangono senza abitazione continua a salire in quasi tutte le città monitorate.
Nelle prime due settimane di settembre, subito dopo la fine della moratoria, le richieste di sfratto sono aumentate del 10% rispetto alle prime settimane di agosto. All’inizio di ottobre, sono aumentate di quasi il 14% rispetto allo stesso periodo del mese precedente. In grandi città come Houston gli sfratti sono aumentati del 56% e di oltre il 40% a Dallas, Indianapolis, Philadelphia, Fort Worth, tra la fine di agosto e ottobre, rispetto a prima dello stop al divieto di mandare gli affittuari inadempienti fuori di casa.
Non sono stati ancora raggiunti i livelli pre-pandemia, quando quasi quattro milioni di procedimenti di sfratto venivano registrati ogni anno negli Stati Uniti. Tuttavia, come sottolineano i ricercatori di The Eviction Lab, la crescita di chi rimane senza casa è progressiva e non ha un limite chiaro. La crisi sanitaria, con il conseguente crollo dell’economia e dell’occupazione, ha reso la situazione ancora più difficile: lo scorso agosto erano più di sei milioni le persone in ritardo nel pagamento degli affitti e oltre venti miliardi di dollari mancavano nelle casse dei proprietari delle abitazioni.
Per la Corte Suprema il blocco degli sfratti, che tutelava più degli altri chi ha sofferto gli effetti economici della pandemia, doveva avere carattere temporaneo e quindi si è dovuto procedere alla revoca del suo prolungamento, per non ledere il diritto di proprietà dei possessori delle abitazioni. Ma il diritto alla casa, a un alloggio sicuro, è fondamentale. Essenziale sia per la salute della persona che della collettività. E, sempre secondo The Eviction Lab, oggi, la maggior parte delle famiglie a basso reddito statunitensi, che vivono in affitto, spende più della metà del reddito per le spese di alloggio. Il rischio di sfratto sta radicalmente trasformando la loro vita.
Come ha dichiarato Katie Goldstein, direttrice della campagna per la giustizia abitativa del Center for Popular Democracy, al New York Times «la valanga di sfratti è verificabile in tutto il Paese». Pensare che alla fine del blocco sarebbe seguita una catastrofe immediata significa non tenere conto della complessità del processo di rimozione dell’affittuario dall’abitazione e della mancanza di statistiche affidabili per tracciarlo. I numeri a disposizione, infatti, sottostimano la realtà degli affittuari che sono costretti lasciare la casa in cui vivono, perché un terzo di tutte le contee degli Stati Uniti non ha alcun dato disponibile sui procedimenti di sfratto, secondo il think tank New America.
La maggior parte degli inquilini non resta senza casa in seguito a procedimento formale. O vengono chiusi fuori dall’abitazione illegalmente o le loro utenze vengono bloccate o lasciano la casa per conto proprio, per evitare il procedimento giudiziario. Una recente analisi dell’università di Washington, sugli affittuari a basso reddito nello Stato, ha rivelato che un inquilino su cinque è stato sottoposto a uno sfratto informale durante la pandemia, mentre erano uno su otto prima della crisi sanitaria.
Gli sfratti, quindi, sono la conseguenza di un problema più grande che segna la società statunitense. Senza maggiori tutele per gli inquilini e interventi nel mercato degli affitti che è in crescita, le famiglie a basso reddito continueranno a essere mandate fuori di casa. La mancanza di dati ufficiali a livello nazionale, il disordinato mosaico di politiche locali e l’assenza di una struttura unica a livello federale, rendono impossibile garantire una giustizia abitativa unitaria nel paese.
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