Salvare il pianeta significa salvaguardare la salute
Qual è l’impatto dei disastri climatici sulla salute umana e la sanità, e cosa possiamo fare per salvarci?
10 ottobre. L’uragano Milton, di categoria 5, si sta avvicinando alle coste della Florida. Dal 5 ottobre erano in corso le operazioni di evacuazione per 6 milioni di abitanti, numeri che non si vedevano da Irma nel 2017. C’è anche chi è rimasto, per scelta o no, preparandosi alla meno peggio. Tutto questo avveniva due settimane dopo il passaggio di un altro uragano, Helene, che ha devastato il sud-est statunitense, tra cui la Florida, North e South Carolina, la Georgia; ma anche Alabama, Tennessee, Kentucky, Virginia e West Virginia, e parte del Midwest, con Illinois, Indiana e Ohio.
Siamo nel pieno della stagione degli uragani atlantici, che termina a fine novembre, e, oltre agli ingenti danni economici a case, attività e infrastrutture, si deve fare i conti con un’altra problematica che da questi eventi meteorologici viene colpita a più livelli: la sanità.
Gli eventi climatici estremi come uragani, tifoni, terremoti, inondazioni, ondate di calore e tempeste di neve sono ormai da anni ritenuti responsabili di una serie di questioni sanitarie non trascurabili. L’incremento e la maggiore frequenza di questi fenomeni a causa del cambiamento climatico e la loro violenza stanno quindi facendo suonare i campanelli d’allarme non solo dei climatologi e degli scienziati, ma anche della comunità medica internazionale. Per citare il National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) americano, che fa parte del National Institute of Health, gli eventi climatici estremi sono una minaccia per la salute umana: non solo perché possono portare alla diffusione di malattie ed emergenze sanitarie, ma perché sono in grado di distruggere le infrastrutture su cui la stessa sanità si poggia, come cliniche od ospedali. Senza contare che anche la salute mentale delle persone colpite da questi eventi ne risente pesantemente, come suggeriscono moltissimi studi.
Il primo serio pericolo alla salute delle persone che si ritrovano in un evento climatico estremo è quello di ferirsi nel tentativo di scappare. Gli uragani, ad esempio, sono pericolosi sia per i rifiuti e gli oggetti vaganti che possono ferire le persone sia per la possibile contaminazione di agenti chimici o la proliferazione di patogeni tramite l’acqua o insetti, come zanzare e zecche, che possono creare dei seri problemi alle popolazioni colpite. I patogeni che contaminano l’acqua e il cibo possono infatti portare a malattie che compromettono seriamente la salute delle persone. Nei casi di allagamenti, l’acqua che si ritira può causare la proliferazione di muffe e peggiorare la qualità dell’aria, con brutti risvolti anche in questo caso sulla salute, come asma o malattie polmonari, specialmente nei soggetti immunocompromessi.
La salute delle persone è in pericolo anche nel caso di incendi, un altro fenomeno abbastanza frequente negli Stati Uniti, a causa del fumo e delle sostanze chimiche tossiche rilasciate nell’ambiente. Anche in questo caso i polmoni sono messi seriamente alla prova. Anche il caldo e il freddo estremi che si stanno registrando negli ultimi anni hanno un impatto significativo, soprattutto nei confronti di persone fragili come gli anziani, che hanno una termoregolazione diversa rispetto alle persone più giovani, specialmente con il freddo, e possono risentirne con infarti, sbalzi pressori e ictus.
Una recentissima revisione sistematica[1] di 492 studi osservazionali sul tema apparsa a giugno di quest’anno su Jama Cardiology ha sottolineato come l’esposizione agli eventi climatici estremi è associata a una crescente morbilità e mortalità di malattie cardiovascolari, mentre sembra meno certo nel caso di esposizione a incendi e fumo. Come ha osservato un report dello US Global Change Research Program dello scorso anno, le minacce alla salute poste dai fenomeni meteorologici estremi peggioreranno nel prossimo futuro le disparità a discapito proprio dei gruppi più vulnerabili, con un impatto sproporzionale su anziani, persone con disabilità, donne, bambini, minoranze di genere, persone POC, nativi americani e altre popolazioni indigene, persone con malattie croniche e coloro che lavorano molto all’aperto. Non solo: questi fenomeni possono amplificare emergenze esistenti, come nel caso della pandemia di Covid-19. Ad esempio, l’uragano Laura nel 2020 o la siccità lungo del bacino del fiume Colorado degli ultimi anni hanno moltiplicato l’esposizione al virus. Infine, il cambiamento climatico e gli eventi connessi possono cambiare l’estensione geografica, la diffusione e la stagionalità di alcune malattie infettive. Un esempio lampante è il Michigan, che ha visto la comparsa sempre più frequente di zanzare portatrici di virus West Nile o dell’encefalite equina orientale, una malattia mortale che sarebbe endemica della costa est degli Stati Uniti, non del nord dove si trova lo stato dei Grandi Laghi, e che ha fatto allarmare gli epidemiologi dopo i primi casi riportati.
Un altro danno enorme degli eventi climatici estremi è sulla salute mentale di chi viene colpito, con casi di ansia, sindrome da stress post-traumatico (PTSD) e depressione, specialmente nei bambini, che durano per molti anni successivi al disastro. La perdita della propria casa e della propria comunità è destabilizzante e può portare all’abuso di tabacco, stupefacenti e alcolici. Inoltre, il caldo estremo è stato associato all’aumento di casi di violenza, dai crimini a quella domestica. Un articolo di CNN ha riportato il dramma di alcuni cittadini della Florida e della loro condizione precaria di salute mentale a causa proprio di Helene e Milton, specialmente per via del pochissimo tempo passato tra un uragano e l’altro.
Quando arriva un fenomeno meteorologico di tale portata le infrastrutture sanitarie, come ospedali e cliniche, vengono danneggiati o distrutti, determinando un serio problema per chi necessita cure occasionali, ma soprattutto continuative. La Croce Rossa Americana quest’estate ha riportato una ingente mancanza di sangue per le trasfusioni, il loro stoccaggio e trasporto, mancanza che si è sentita ancora di più proprio nei casi di emergenza per l’uragano Debby o gli incedi estivi della costa occidentale. A causa dell’uragano Helene, il North Carolina ha visto un’interruzione nella fornitura di dialisi peritoneale per i pazienti con insufficienza renale, con i CDC (Centres for Disease Control and Prevention) che hanno raccomandato di preparare delle scorte da usare per le emergenze, come ha riportato Healio.
Gli esperti allarmano sul fatto che la situazione è portata a peggiorare con l’esacerbazione del cambiamento climatico, e in qualsiasi studio o report si raccomanda di mettere in atto politiche per gestire le emergenze sanitarie connesse e per ridurre l’impatto delle emissioni di carbonio sul cambiamento climatico. Tuttavia, davanti al negazionismo di una determinata parte politica americana che non vuole riconoscere la responsabilità umana nel cambiamento climatico e alla polarizzazione del dibattito sulle questioni ambientali, il futuro appare terribilmente incerto, e la nostra salute appesa a un filo sottilissimo.
[1] Kazi DS, Katznelson E, Liu C, et al. Climate Change and Cardiovascular Health: A Systematic Review. JAMA Cardiol. 2024;9(8):748–757. doi:10.1001/jamacardio.2024.1321