Il rapporto controverso tra Elon Musk e le donne
Neppure il nuovo proprietario di Twitter è immune a istinti misogini e aggressivi. Questo potrebbe rappresentare un problema per le donne che si trovano a fare attivismo sulla piattaforma.
Elon Musk è un misogino? La domanda, dopo che il CEO di Tesla e Space X ha concluso l’affare Twitter, dovrebbe allarmarci. Negli anni i media statunitensi hanno riportato sempre maggiori testimonianze delle politiche discriminatorie delle sue aziende e delle uscite contro le donne che ha fatto. Anche la libertà di espressione di chi si occupa di tutelare i diritti delle donne, come l’aborto, sembra essere sotto attacco sulla sua piattaforma.
L'episodio più recente riguarda un’attivista che si è vista bloccare un proprio tweet in cui spiegava come funziona l’aborto farmacologico, qualche giorno dopo che il capo di Tesla ha comprato Twitter. Nella spiegazione sul motivo del ban Twitter specificava che il post promuoveva «l'autolesionismo». La donna in questione è Hayley McMahon, attivista per l’aborto e dottoranda in salute pubblica. McMahon ha riferito alla rivista Jezbel che il tweet in questione era parte di un thread più ampio in cui la scienziata condivideva con il suo seguito le indicazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) su come portare avanti un aborto farmacologico.
Nulla a che fare quindi con frasi che «incoraggiano all’autolesionismo o al suicidio», come lo ha etichettato Twitter. Questo evidenzia come sarà difficile per le donne riuscire a fare attivismo sul nuovo Twitter di Musk che, nelle intenzioni del suo nuovo proprietario, vorrebbe battersi per una «maggiore libertà di espressione», ma che in realtà vuole solamente «fare da megafono ai maschi bianchi etero e suprematisti«, come ha detto ancora McMahon. «L’aborto è un trattamento sanitario e non c’entra nulla con l’autolesionismo» ha concluso la dottoranda.
Non è un segreto, inoltre, che Elon Musk sia vicino al Governatore del Texas Greg Abbott, Repubblicano e strenuo sostenitore di politiche pro-vita. «Elon mi dice spesso quanto apprezza le politiche sociali dello stato del Texas». Al nuovo proprietario di Twitter piacciono così tanto le politiche di Abbott che ha deciso di spostare il quartier generale di Tesla dalla California al Lone Star State, che sta mettendo in campo delle restrizioni sempre maggiori per quanto riguarda il diritto all’aborto. Così facendo Musk ha costretto le donne che lavorano ai vertici della sua azienda a trasferirsi e fare una scelta tra il disporre liberamente del proprio corpo e una carriera ai vertici della multinazionale. Nel 2021, al consiglio dei Ceo organizzato dal Wall Street Journal, Musk si è detto preoccupato per il rapido declino dell’indice delle nascite negli Stati Uniti, cosa ne pensano le donne e cosa vogliono fare con il loro corpo sembra importargli poco.
Nell'ottobre 2016, Vice Magazine ha riferito che Elon seguiva zero donne su Twitter. L'articolo menziona anche che il capo di Tesla non ha ritwittato una donna nei suoi ultimi 100 tweet. L'ultima volta che ha ritwittato una donna era sua madre, ma non segue nemmeno lei. Tra i tweet di Musk se ne annoverano moltissimi a sfondo sessista. Uno di quelli che ha fatto discutere di più, e che ha raccolto circa 600mila like tra i suoi sostenitori, faceva riferimento al fatto che avrebbe voluto, prima o poi, fondare una nuova università chiamata “Texas Institute of Technology & Science”. Un tweet scritto nell’ottobre del 2021, che poi ha cancellato, recitava: «Significa tette se ancora non avete capito», riferendosi al fatto che l’acronimo del nome dell’istituto sarebbe risultato TITS, appunto “tette”. Non è nello stile di Musk cancellare cose dal suo profilo e sembra che sia stato costretto a farlo da qualcuno che ha pensato avrebbe potuto mettere in difficoltà gli affari della sua azienda.
Sui media americani si possono trovare decine di testimonianze di impiegate di Tesla, colosso delle auto elettriche, che si lamentano dell’ambiente tossico in cui sono costrette a lavorare. Si parla di molestie, anche fisiche, di commenti non richiesti e sguardi indiscreti. «Come potrebbero gli impiegati di Tesla comportarsi in maniera diversa, quando vedono il loro capo atteggiarsi in maniera così esplicitamente misogina?», ha detto una delle impiegate. Secondo molte delle donne abusate, la ragione per cui Tesla e le aziende di proprietà risultano essere così difficili da vivere dall’interno per una ragazza riguardano il fatto che i suoi lavoratori si sentirebbero autorizzati a comportarsi in maniera misogina, sapendo che anche l’imprenditore a capo della società condivide le loro stesse posizioni. Il fatto di atteggiarsi come un ragazzo di una confraternita, fare battute e Tweet sessisti è la cifra stilistica della comunicazione di Musk ed è diventata anche parte integrante della strategia di Tesla.
Nel 2017, per pubblicizzare un nuovo modello, l’azienda ha iniziato a vendere magliette, tazze, pantaloncini e altri gadget con la scritta “S3xy” (acronimo che faceva riferimento ai vecchi modelli dell’auto) in bella vista. Una dipendente ha dichiarato che le scritte erano ovunque e che metteva le donne a disagio vederle ovunque, in azienda. «La cultura pervasiva delle molestie sessuali, che include una raffica quotidiana di linguaggio e comportamento sessisti, tra cui frequenti palpeggiamenti in fabbrica, è nota a supervisori e dirigenti e spesso perpetrata da loro», si legge nel testo di una causa intentata da Jessica Barraza, un associato di produzione presso lo stabilimento dell'azienda a Fremont, in California. Barraza afferma di essere stata molestata quasi quotidianamente per tre anni presso Tesla, senza alcuna risposta da parte delle risorse umane, ad eccezione della disattivazione del loro indirizzo e-mail che gestiva i reclami.
Erica Cloud, una lavoratrice della catena di montaggio Tesla, in un'altra causa ha affermato di aver subito molestie sessuali «continue e pervasive» da parte del suo manager. Quando si è lamentata con le risorse umane, ha subito ritorsioni da parte di altri manager. Tesla sembra avere difficoltà a difendere le donne che lavorano per essa quando il suo CEO si impegna in comportamenti indifendibili così pubblicamente.
L’ambiente di lavoro di Twitter sembra essere molto complicato da vivere già da ora. Va ricordato che una delle prime mosse di Musk da proprietario è stata quella di licenziare (salvo poi riammettere) centinaia di suoi dipendenti, tra cui l’intero team che si occupa di moderazione dei contenuti. Il timore è che anche le dipendenti di Twitter avranno vita difficile e che le attiviste per i diritti delle donne inizieranno ad avere sempre maggiore difficoltà nel diffondere le proprie idee sul social network.
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