Quando ICE bussa alla porta
Viaggio in una comunità di Denver presa di mira dai blitz armati del governo federale per arrestare immigrati senza documenti

Cedar Run è un complesso di appartamenti nella zona sud-est di Denver, capitale del Colorado, incastonato tra un cimitero e un’arteria trafficata su cui si affacciano autofficine, diner messicani e un supermercato della catena Family Dollar, la cui presenza significa che il quartiere è principalmente abitato da famiglie a basso reddito. Tre piscine, due esterne e una coperta, una palestra e un laghetto con anatre e fontana autorizzano la società amministratrice di Cedar Run a pubblicizzare alloggi “di lusso”. In realtà, nei cupi edifici in mattone rosso che compongono il complesso, di lusso se ne trova ben poco. Nei quattrocento modesti bilocali e trilocali di Cedar Run risiedono dozzine di famiglie sovvenzionate dall’autorità locale per gli alloggi popolari: la maggior parte sono emigrate da Centro e Sud America.
Nel primo pomeriggio di un grigio venerdì di metà febbraio, mentre una donna richiama in spagnolo il figlio che corre con il cane nel parcheggio, una coppia di giovani di origine venezuelana spunta da un appartamento a piano terra. Succintamente, la coppia si fa portavoce dello stato d’animo prevalente tra i residenti di Cedar Run da quando il complesso è stato preso di mira da un blitz armato di tre agenzie federali: FBI, ICE (Immigration and Customs Enforcement) e DEA (Drug Enforcement Administration).
“Preocupados. Asustados”, afferma la ragazza in spagnolo: siamo preoccupati, impauriti.
Il blitz di Cedar Run è stato tra i primi della lunga lista annunciata dal reinsediato presidente Donald Trump per deportare immigrati e criminali senza documenti. Denver non è stata scelta a caso: durante un comizio nel limitrofo sobborgo di Aurora, Trump aveva promesso che da presidente avrebbe “scovato” e deportato i trafficanti di droga appartenenti alla gang venezuelana Tren de Aragua, la cui presenza locale avrebbe inasprito una situazione di “criminalità incontrollata” (le autorità di Denver e Aurora hanno smentito le dichiarazioni di Trump come “clamorosamente esagerate”).
È per far fede a queste promesse elettorali che nelle prime ore del mattino di mercoledì 5 febbraio dozzine di agenti in coordinazione tra ICE, DEA e FBI, armati e mascherati in cima a grossi mezzi blindati, hanno fatto irruzione nei cortili di Cedar Run. Più che scovare pericolosi criminali, però, hanno disturbato la quiete di tante famiglie lavoratrici regolarmente immigrate negli Stati Uniti.
“Sembrava che fossero in guerra”, racconta Gilbert Redondo, 68 anni, residente di Cedar Run da tre, mentre seduto su un muretto giocherella con la lunga barba grigia appuntita. La mattina del 5 febbraio Redondo stava ancora dormendo quando ha sentito “tutto il rumore” provenire da fuori. Con le armi da fuoco puntate, gli agenti hanno fatto il giro di tutti gli appartamenti. “Mi hanno chiesto un documento d’identità. A me, che sono nato in California, sono un cittadino americano”, ride Redondo, sarcastico. “Poi mi hanno chiesto se conoscevo qualcuno”, racconta, implicito il riferimento a immigrati senza documenti o membri di gang. “Gli ho risposto: ‘fate il vostro lavoro invece di venire a chiederlo a me’. È stata un’enorme invasione di privacy. Robe del genere non sono mai successe negli Stati Uniti d’America”.
Il clamore mediatico che ricevono blitz di questo tipo aiuta l’amministrazione Trump a dimostrare il pugno di ferro sull’immigrazione non regolare. Ma residenti del complesso, autorità locali e parte della stampa nazionale concordano che si tratta più di trovate politiche per intimidire le comunità immigrate, che operazioni motivate sulla base di comprovata criminalità. Il Denver Post riporta che nessuna delle agenzie federali coinvolte nell’operazione a Cedar Run ha rilasciato informazioni su quante persone sono state effettivamente arrestate, detenute o deportate in seguito al blitz; sembra tuttavia che si tratti di un numero esiguo, che non giustifica un tale spiegamento di forze.
Come riportano anche ABC News e il New York Times, quindi, l’obiettivo di queste operazioni non è solo quello di identificare criminali immigrati irregolarmente, ma scrutinare chiunque, agli occhi del governo federale, potrebbe essere privo di documenti, a prescindere dalla vita onesta che nel frattempo ha costruito negli Stati Uniti. Non è perché Cedar Run è un covo di criminali che ICE lo ha preso di mira, ma perché le famiglie che vi risiedono rappresentano un bersaglio facile per il suo mandato sotto la seconda era Trump. Non è solo questione di deportare, ma anche di intimidire.
L’intimidazione è avvenuta con successo. Aura, proprietaria di un piccolo panificio venezuelano nel quartiere, racconta che da quando Trump si è insediato a inizio anno la clientela è visibilmente diminuita. “La gente ha paura di uscire”, spiega Aura, che ci tiene a rimarcare che lei dal Venezuela è arrivata con un visto legale, e ora degli Stati Uniti è anche cittadina. “Dovrebbero prendere solo le persone cattive”, dice riferendosi al blitz, “ma alla fine colpiscono anche quelle buone”.
A una decina di giorni dal blitz, sulle porte arancioni di alcuni appartamenti di Cedar Run svolazzano ancora dei volantini appesi all’indomani dell’operazione. “Conosci i tuoi diritti”, si legge in spagnolo su un volantino che ricorda ai residenti che per legge possono impedire agli agenti federali di entrare in casa in assenza di un mandato di perquisizione (il Denver Post riporta che gli agenti federali avrebbero ignorato le richieste di alcuni residenti di mostrare un mandato). Su un altro foglio è stampata una lettera dell’amministrazione del complesso: “La sicurezza e il benessere dei nostri residenti sono la nostra priorità, e siamo preoccupati per l’impatto di questi eventi sui residenti che rispettano la legge”.
Nell’atmosfera di desolazione che si respira, un gruppo di bambine gioca e chiacchiera in spagnolo sulla scala di uno degli edifici. Poco distante, su un muro sul lato che dà sulla strada, campeggia un cartellone pubblicitario che elogia le virtù di Cedar Run. Con le foto sbiadite di un giardino alberato e di un appartamento arredato con design moderno, Cedar Run invita il passante a trasferirsi nel complesso: Vivi meglio, si legge sul cartellone, Te lo meriti.