Quale futuro per il vino californiano?
Il caos climatico e il racconto della storica cantina Gundlach Bundschu
L’innalzamento vertiginoso delle temperature sperimentato a livello globale e il cambiamento climatico che porta con sé pongono in modo crescente ogni settore produttivo agricolo di fronte alla necessità di interrogarsi su quali strumenti e strategie adottare in funzione protettiva del proprio patrimonio, specialmente in assenza di politiche organiche, nazionali e transnazionali, di lotta al cambiamento climatico.
Il settore vinicolo statunitense, radicato nella Napa Valley californiana, si confronta quotidianamente con questa preoccupante realtà: raccolti forzatamente anticipati di settimane, perdite di introiti, licenziamenti a catena. Nel 2022, la California ha sperimentato una sequenza di eventi climatici estremi, da una gelata primaverile tardiva, tuttavia violenta, al raggiungimento di temperature record nel mese di settembre in tutte le regioni vinicole della California, portando produttori e industrie del settore a definire l’imprevedibile situazione “caos climatico”.
Se, fino a qualche anno fa, sapersi reinventare a fronte delle sfide emergenti con ogni nuova stagione rappresentava una opportunità di prosperità per la maggior parte dei viticoltori, oggi richiede misure immediate e sempre più urgenti per salvare una industria da 46 bilioni di dollari.
Non può essere negata l’ampia presenza di potenzialità di adattamento del settore ai cambiamenti climatici da cui provare a trarre beneficio, ciononostante serve concentrarsi sulla sostenibilità come principale alleata del futuro.
Perché si tratta di un settore chiave per gli Stati Uniti
Secondo Forbes, con 620.000 acri di vigneti quella della coltivazione di uva da vino è forse una delle industrie più importanti della California. Solo nel 2021, secondo il Wine Institute, le aziende vinicole dello Stato hanno prodotto e spedito 271,2 milioni di casse pari a un valore di 45,6 miliardi di dollari. Un vero e proprio business che non si ferma agli incassi stimati, ma che crea 786.000 posti di lavoro in tutta la Federazione e rappresenta un importante motore turistico, generando 24 milioni di visite nei “terreni del vino”.
Per riuscire a mantenere elevati gli incassi e a riconfermarsi settore trainante dell’economia californiana, alle cantine è richiesto di imparare a tenere sempre più conto degli influssi del cambiamento climatico – anche per redistribuire geograficamente la produzione. Per decenni i viticoltori californiani si sono affidati all’Indice Wrinkler, sviluppato negli anni Quaranta da due professori dell’Università della California al fine di identificare con la massima precisione i luoghi migliori per coltivare vino e le condizioni climatiche ottimali. L’indice prevede la possibilità di individuare cinque classi di regioni (I-V), dalla più fredda alla più calda.
All’epoca del suo sviluppo, l’indice aveva classificato la Napa Valley come una regione II-III, adatta alla produzione di Cabernet Sauvignon, che oggi occupa 22.868 acri nella zona. Tuttavia, il riscaldamento climatico sperimentato in California ha declassato la valle come regione III-IV a partire dal 2018, facendo temere molti viticoltori che la situazione possa addirittura peggiorare.
L’esperienza di Sonoma: la cantina Gundlach Bundschu
Mentre la Napa Valley è in fermento per comprendere come rispondere ad un aumento della temperatura di 2,3 gradi centigradi durante la stagione di crescita dell’uva osservato fino al 2018, la Sonoma Valley si attiva da sempre alla ricerca di territori più freschi da colonizzare con i “propri” Cabernet.
Il Cabernet della storica cantina Gundlach Bundschu ha letteralmente fatto il giro del mondo, venendo portato sino in Cina dal Presidente Ronald Reagan nel 1984, un anno dopo essersi aggiudicato il premio come miglior vino rosso alla Sonoma Harvest Fair.
Siti significativamente più freschi della Napa Valley sembrano promettere una maggiormente pronta risposta al cambiamento climatico, sposandosi con percorsi di sostenibilità che Gundlach porta avanti da anni – 150 per l’esattezza.
Dal 1857 due famiglie di discendenza bavarese e tedesca si sono unite per creare un business vinicolo che avesse i suoni natali a Sonoma. Generazioni di Bundschu hanno lavorato per far evolvere lo storico vigneto di partenza noto come “Rhinefarm”, ampliandolo sempre di più. La quinta, sesta e settima generazione della famiglia continuano a condividere buone pratiche per mantenere alto lo standard di produzione raggiunto negli anni. Tra queste best practices, anche una risposta condivisa al cambiamento climatico basata tutta sulla sostenibilità e su un importante riciclo dell’energia garantito da un sistema fotovoltaico primo nel suo genere nella contea di Sonoma.
Il futuro è una nuova Napa?
Il futuro della Napa Valley e del Cabernet Sauvignon dipendono l’uno dall’altro e per sopravvivere devono essere individuate strategie certe di lotta comune al caos climatico che in questi anni ha colpito la California. La ricerca di siti più freschi sembra essere diventata la linea condivisa tra diversi viticoltori, anche grazie ad uno studio condotto proprio da Bundschu nel 2019 intitolato “Defining Cool in Southern Sonoma and Napa Valley”. Secondo la cantina di Sonoma, uno dei risultati principali “è stato che le viti di montagna e quelle con un’influenza marittima hanno mostrato una maggiore resistenza quando si è trattato di eventi meteorologici drammatici”.
Se per diversi esperti superare gli standard di qualità della Napa Valley e i suoi raccolti pressoché perfetti rimane impossibile – perlomeno fino a quando il cambiamento climatico non costringerà a spostare la produzione di vino in maniera massiccia in Canada per alcuni – la Sonoma Valley e protagonisti come Gundlach Bundschu continuano a ridefinire incessantemente lo scenario, sfruttando a proprio favore il caos portato dagli incendi, dall’aumento delle temperature e dall’imprevedibilità climatica, per spingere verso le promettenti potenzialità di zone più fresche difendendo a proprio modo i natali californiani del Cabernet e delineando una nuova Napa all’orizzonte.