Perché San Francisco vuole risarcire i discendenti degli schiavi (ma non solo)
La città di San Francisco ha stilato un piano di riparazioni da destinare alla popolazione afroamericana che prevede, tra le oltre 100 proposte, un risarcimento pari a 5 milioni di dollari.
Il 14 marzo scorso, il comitato eletto dai cittadini di San Francisco per formulare un piano di riparazioni da destinare alla popolazione afroamericana ha presentato per la prima volta una serie di opzioni volte a compensare i cittadini vittime di discriminazione razziale. Più precisamente, la proposta vuole porre rimedio ai decenni di segregazione subita dalla popolazione afroamericana nel periodo del rinnovamento urbano di San Francisco, che tra il 1950 e 1970, ha costretto oltre 20mila persone ad abbandonare la città e/o a trasferirsi nei sobborghi più fatiscenti. Infatti, nel 1970, la popolazione afroamericana costituiva circa il 13% della popolazione complessiva, in contrasto con l’attuale 5%. È importante sottolineare, però, che la città di San Francisco non ha mai ridotto in schiavitù la popolazione afroamericana.
Criteri di eleggibilità
Tra le oltre 100 proposte del piano spiccano: un risarcimento di 5 milioni ad ogni adulto che risponda ai criteri di idoneità, l’eliminazione del debito personale e degli oneri fiscali, redditi annuali garantiti di almeno 97mila dollari per 250 anni e dimora nel territorio locale, per la cifra simbolica di un dollaro per famiglia. I criteri di eleggibilità sono elencati all’interno della bozza del piano di Riparazioni, rilasciata a dicembre 2022 e sono pertanto necessari per ottenere i risarcimenti. Tra questi, è richiesto essersi identificato come “nero/afroamericano” su documenti pubblici per almeno 10 anni e avere più di 18 anni. Bisogna, poi, soddisfare due dei seguenti criteri, che possono essere comprovati mediante documentazione:
Essere nati o essere migrati a San Francisco tra il 1940 e il 1996 e possedere un certificato di residenza che accerti di aver vissuto nella città per almeno 13 anni;
Essere personalmente o essere il diretto discendente di qualcuno incarcerato durante la fallita “War on Drugs”;
Possedere un attestato di frequenza di una qualsiasi scuola pubblica di San Francisco durante il periodo di completa desegregazione del sistema scolastico;
Essere discendente di qualcuno reso schiavo per mezzo della chattel slavery negli Stati Uniti prima del 1865;
Essere stato spostato o essere il diretto discendente di qualcuno che è stato sfollato da San Francisco tra il 1946 e il 1973;
Essere il titolare o il diretto discendente di qualcuno in possesso del Certificato di Preferenza;
Essere membro di un gruppo o organizzazione storicamente emarginati, che ha subito discriminazioni sui prestiti a San Francisco tra il 1937 e il 1968 o che ha subito discriminazioni sui prestiti nelle comunità di San Francisco precedentemente soggette al “redlining” tra il 1968 e il 2008.
Il dissenso dei liberal e la stima della Hoover Institution
Il piano ha generato opinioni contrastanti: da una parte, Eric McDonnell, presidente del comitato delle riparazioni e Rafael Mandelman, uno dei supervisori, tra i sostenitori dell’attuazione. Dall’altra, la maggioranza dei liberal riluttante, sia per il periodo di recessione che sta colpendo la Silicon Valley, sia perché rimasti sorpresi nel scoprire che, ancora oggi, la popolazione afroamericana sia afflitta in termini sociali, economici e di qualità della vita. Ad alimentare le perplessità, però, l’Hoover Institution stima che i costi da sostenere, circa 600mila dollari per nucleo familiare, ricadrebbero sulle famiglie non rientranti nella categoria dei beneficiari, rendendo il piano oltre che insostenibile, anche irrealizzabile.
Dunque, le opinioni oscillano tra chi sostiene sia necessario affrontare le ingiustizie storiche e risanare le persone vittima di discriminazione e chi si chiede se i costi e il piano proposto siano fattibili in termini economici. Infatti, nonostante le proposte siano motivate da nobili obiettivi, è necessario stabilire un’analisi dei costi accurata, determinando chi dovrà sostenerli e soprattutto definire a chi destinarli tra i 50mila residenti rimasti.