Perché dobbiamo tenere d’occhio Mark Finchem
Dall'Arizona potrebbe partire la controrivoluzione trumpiana nel 2024. Perché i repubblicani puntano su personaggi come Mark Finchem?
Ripete le menzogne di Donald Trump sulle elezioni rubate in ogni contesto pubblico in cui si trova, soprattutto nei talk show di QAnon e quando è ospite nel podcast di Steve Bannon. Indossa una cravatta bolo e un cappello da cowboy anche se è nato e cresciuto in Michigan. È Mark Finchem e vuole diventare il prossimo Segretario di Stato dell’Arizona. Lui e tanti altri candidati che negano i risultati delle ultime elezioni presidenziali sono una minaccia per la democrazia americana e questo potrebbe essere il loro anno per emergere. Secondo il sondaggista Mike Noble, Joe Biden e i democratici stanno perdendo molti punti, l’onda repubblicana sta arrivando e questo significa che una figura come Finchem, che ha portato il movimento Stop the Steal in Arizona, potrebbe presto dominare le elezioni in questo swing state.
Dopo aver lavorato per oltre vent’anni anni al Dipartimento di Pubblica Sicurezza di Kalamazoo, Finchem si è trasferito in Arizona, dove è stato eletto nel 2014 alla Camera dei Rappresentanti in un distretto rurale a nord di Tucson. È stato il coordinatore per l'Arizona della Coalition of Western States, un gruppo che nel 2016 ha sostenuto l'occupazione armata del Malheur National Wildlife Refuge dell'Oregon, ed è membro degli Oath Keepers, una milizia di estrema destra. Ma non solo, Finchem ha partecipato all’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio, anche se ha negato di esseri avvicinato all’edificio.
Non sorprende che sia riuscito ad assicurarsi l’appoggio di Donald Trump. Durante la sua campagna per la carica di Segretario di Stato, Finchem ha continuato a sostenere che il risultato delle elezioni del 2020 fosse illegittimo. Di recente ha anche intentato una causa con l’appoggio di Kari Lake, candidata del Partito Repubblicano a Governatrice in Arizona e sostenitrice di Stop the Steal, per vietare l'uso di macchine per il voto elettronico e richiedere che tutte le schede vengano conteggiate a mano.
Finchem e Lake non sono gli unici candidati del Partito Repubblicano che sostengono che nel 2020 vi siano stati i brogli elettorali che hanno permesso a Biden di vincere. C’è anche la senatrice statale dell’Arizona, Wendy Rogers, che ha incoraggiato i cittadini a «comprare più munizioni» proprio mentre gli elettori andavano a votare. O la leader del Partito Repubblicano in Arizona, Kelli Ward, indagata nell’inchiesta federale sulle false liste elettorali presentate da Trump.
Posizioni così estreme, tanto da scadere nel complottismo, non si limitano all’Arizona. Finchem fa parte dell'America First Secretary of State Coalition, un gruppo di negazionisti candidati in diversi Stati, di cui sono membri anche la candidata repubblicana a Segretaria di Stato in Michigan Kristina Karamo e il candidato a Governatore in Pennsylvania Doug Mastriano.
Quella di Finchem è una di quelle candidature su cui in passato il Partito Repubblicano non avrebbe davvero puntato: troppo estreme e polarizzanti per riuscire a vincere. Adesso però la situazione è cambiata. Persone come lui sono diventati i cavalli di Troia di Steve Bannon per riconquistare gli Stati Uniti distretto dopo distretto, villaggio dopo villaggio. L'obiettivo è quello di continuare a indagare sulle elezioni del 2020 e, in alcuni casi, anche tentare di invalidarne i risultati, una mossa che non ha alcuna base legale.
Finchem si confronta con altri tre candidati alle primarie e, anche se presenta un vantaggio minimo negli ultimi sondaggi, la maggior parte degli elettori è ancora indecisa. Anche riuscisse a vincere le elezioni, diversi all’interno dello stesso Partito Repubblicano ritengono che rappresenterebbe un rischio per la democrazia. Sono due anni che Finchem sostiene apertamente teorie del complotto sulle elezioni presidenziali del 2020 e non è difficile immaginare come potrebbe intervenire in quelle del 2024 se venisse eletto.
Le elezioni di metà mandato che si terranno a novembre saranno un momento fondamentale per gli Stati Uniti. Per la prima volta dopo l’insediamento di Biden gli americani saranno chiamati a esprimere un giudizio su come sta lavorando il Partito Democratico. I risultati diranno molto sulla direzione che sta prendendo il Paese. Potrebbe esserci un ritorno al passato, a quando il risultato delle elezioni era insindacabile, o si potrebbe entrare definitivamente in una nuova era, in cui niente e più certo, neanche la volontà degli elettori. Quando si prospetta uno scenario del genere, l’arrivo di figure come Finchem, Karamo e Mastriano lasciano poche speranze per quella che viene ancora considerata una delle più grandi democrazie al mondo.
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