OJ Simpson vs The People
La storia del processo che ha tenuto incollati allo schermo gli americani
Il 17 giugno 1994 è una di quelle date che rimarrà impressa per sempre nella storia americana e non solo: a Chicago c’è la cerimonia di apertura del mondiale di calcio, ospitato per la prima volta nella sua storia dagli USA, a Broadway i New York Rangers stanno sfilando per le strade di NY festeggiando la vittoria della Stanley Cup, la finale del campionato NHL, a Oakmont, in Pennsylvania, Arnold Palmer, uno dei giocatori di golf più forti di sempre sta giocando il suo ultimo round degli US Open, ma tutti questi eventi saranno “eclissati” da qualcosa che accadrà nel pomeriggio.
Nel corso della giornata infatti gli ufficiali di polizia si recheranno a casa di Robert Kardashian, grande amico di Simpson e dove lo stesso OJ dormì la notte del 16 giugno, in attesa di consegnarsi alla polizia il giorno successivo.
Al momento dell’arrivo della polizia, OJ dapprima sembra arrendersi alle autorità, ma invece prende la propria macchina, una Ford Bronco bianca, insieme al suo amico Al Cowling, ed inizia a fuggire, dando vita ad oltre un’ora di inseguimento, inseguimento coperto da ogni media nazionale americano con elicotteri e macchine e con 95 milioni di persone collegate alla televisione ed alle radio da casa.
La storia di OJ Simpson inizia però molto tempo prima del suo storico processo, nel 1968: in quell’anno infatti OJ Simpson diventa famoso, grazie alle sue prestazioni a USC come runningback, grazie alle quali vince l’Heysman Trophy, il premio dedicato al miglior giocatore di college di tutta la nazione, con i Buffalo Bills che non si fanno sfuggire l’occasione di prenderlo in squadra in occasione del draft del 1969, quando i Bills hanno la prima scelta assoluta.
In NFL OJ batte record su record, giocando con le maglie dei Bills e chiudendo la sua carriera a San Francisco, con i 49ers, e venendo introdotto nella NFL Hall of Fame nel 1985; finita la carriera in NFL inizia quella nel mondo dello spettacolo, dove OJ incontrerà Nicole Brown, sua futura moglie,.
Il matrimonio fra i due non funziona però, e dopo solo 7 anni, nel 1992, OJ e la Brown divorziano, il secondo divorzio per OJ; il 12 giugno 1994 Nicole Brown e Ron Goldman, suo amico, vengono trovati brutalmente uccisi nell’appartamento della Brown a Brentwood, Los Angeles.
Inizialmente OJ non viene considerato fra i possibili colpevoli, ma nel giro di pochi giorni diventa il sospettato numero 1: il 17 giugno sembrerebbe pronto a consegnarsi alla polizia, ma invece di farsi arrestare inizia a fuggire con la propio Ford Bronco, in un inseguimento diventato famoso in tutto il mondo e terminato con la resa di OJ, che intorno alle nove di sera si consegna finalmente alla polizia.
OJ viene quindi rinchiuso in carcere in carcere, senza possibilità di cauzione, in attesa del processo che inizia 5 giorni dopo, il 22 giugno ‘94; il processo è seguito da tutta America, con un personaggio del calibro di OJ che divide completamente l’opinione pubblica: c’è chi pensa sia innocente, c’è chi crede che sia stato lui a uccidere entrambi, chi addirittura crede che OJ sia stato incastrato.
Il 22 giugno, OJ Simpson si dichiara “absolutely, 100 percent not guilty” ed il processo ha inizio: inizialmente l’accusa chiedeva la pena di morte in caso di giudizio colpevole, per poi ritrattare chiedendo l’ergastolo senza condizionale; OJ per difendersi mette in piedi un “dream team” di avvocati, con personaggi del calibro di Robert Shapiro, legale che nel corso degli anni aveva difeso molti vip dalle svariate accuse, Lee Bailey, e Robert Kardashian, marito di Kris Jenner e padre di Kourtney, Kim, Khloe e Robert Kardashian, diventati poi famosi in tutto il mondo dopo la morte del padre nel 2003.
Il 24 gennaio del 1994, oltre sette mesi dopo l’omicidio della Brown e di Goldman, l’accusa, guidata da Marcia Clark fa il suo discorso d’apertura, in cui afferma che OJ ha ucciso la Brown mosso dalla gelosia ed avendo capito che non avrebbe più potuto averla per sé; la difesa nel suo discorso d’apertura parla invece di un processo azzardato, in cui si cerca a tutti i costi un colpevole in OJ.
Il processo inizia così il suo normale corso, con testimoni chiamati da una parte e dall’altra e con le testimonianza di Denise Brown, che afferma in lacrime che OJ aveva abusato della sorella in passato, e Kato Kaelin, amico di OJ che sembra dare un alibi a Simpson, che sono sicuramente le già importanti nei primi mesi del processo.
La svolta al processo arriva però fra aprile e maggio del 1995, quando viene alla luce del sangue estraneo ai due morti sulla scena del crimine: il sample però è troppo “generico” e non riconduce direttamente a OJ, con la testimonianza di Dennis Fung, criminologo, che ammette che sulla scena del crimine sono stati commessi errori grossolani dagli investigatori, che ridà speranza a Simpson.
Una delle scene più iconiche del processo a OJ va in scena il 15 giugno del 1995, quando Simpson viene invitato a provare un paio di guanti ritrovati sulla scena del crimine: OJ li indossa ma i guanti sono troppo stretti per le sue mani, e la difesa chiude la propria arringa finale con la famosa frase “If it doesn’t fit, you must acquit”, invitando quindi la giuria ad assolvere il proprio assistito visto che i guanti trovati sulla scena del crimine non possono appartenere a lui.
Il 3 ottobre 1995, oltre un anno dopo l’inizio del processo, arriva il verdetto dei giudici: OJ Simpson viene dichiarato non colpevole, e viene assolto da ogni capo d’accusa, con OJ che quindi rimane un uomo libero e che dopo la decisione finale dei giudici si dichiara felice di essere stato assolto, così da poter continuare la propria ricerca dell’assassino della moglie.
OJ Simpson verrà poi considerato colpevole da un giuria civile nel 1997, e condannato a risarcire le famiglie della Brown e della Goldman, e nel 2007 viene condannato a 33 anni di prigione per molteplici reati federali, dopo aver provato a rubare della memorabili sportiva che OJ dichiarava appartenesse già a lui, salvo poi essere rilasciato negli ultimi mesi del 2021 per buona condotta.
Il suo processo è stato il primo processo “mediatico” della storia USA, con la popolazione divisa fra chi lo considerava, e lo considera tuttora colpevole, e chi ne ha invece sempre professato l’innocenza, nonostante i numerosi dubbi che tuttora aleggiano intorno al suo processo.