Newsom for President nel 2028? Troppo presto per dirlo
Il governatore della California a questo punto sembra aver conquistato l'ambita palma di leader dell'opposizione a un trumpismo sempre più estremo. Potrebbe però essere soltanto un fuoco di paglia.
Da quando la vittoria di Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali è stata certificata, i democratici si sono chiesti da subito quale potrebbe essere lo sfidante alla Casa Bianca nel 2028. Difficile che Donald Trump, complici l’età e un limite costituzionale difficile da aggirare, sia della partita. Ad ogni modo, certi dem si fanno avanti. E spesso hanno profili moderati. Tra loro, il governatore del Kentucky Andy Beshear e quello del Maryland Wes Moore (un profilo obamiano più adatto ai tempi di scontro), che si stanno già facendo vedere nei luoghi delle primarie, come New Hampshire e South Carolina, molto lontano dai loro Stati di residenza. Alexandria Ocasio-Cortez, erede della sinistra di matrice sandersiana, un mix di socialismo e di populismo economico, ancora esita.
C'è però un candidato che scalpita più di altri e che sta usando la sua posizione in modo particolarmente spregiudicato. Se, nel momento in cui aveva ricevuto l’annuncio dell’invio della Guardia Nazionale per sedare presunti disordini a Los Angeles (in realtà manifestazioni spontanee di reazione agli eccessi dell’ICE, la polizia anti-migranti fortemente potenziata da Trump), il governatore della California Gavin Newsom aveva risposto in modo fermo ma istituzionale, ultimamente il tono è decisamente cambiato. È passato a imitare il tono dello stesso Donald Trump: pesanti attacchi personali al presidente e ai suoi accoliti, una risposta diretta al tentativo texano di modificare le mappe elettorali con un nuovo cambiamento ad hoc, improbabili creazioni fatte con l’intelligenza artificiale che lo ritraggono nelle vesti più disparate, sul modello di quanto fatto dal mondo Maga. Una risposta che gli analisti hanno definito “pugilistica”. E che, ovviamente, è da leggersi in ottica presidenziale.
Secondo alcuni, è proprio Newsom il combattente che i dem stavano cercando per evitare gli errori del 2024. Altri, invece, invitano a ad andare oltre l’entusiasmo del momento e a guardare le sue molte debolezze: dal 2018 governa uno Stato che non riesce a far fronte né al carovita né a una crisi abitativa che attanaglia le sue città maggiori (Los Angeles e San Francisco), senza riuscire neanche a fermare la proliferazione del traffico di droga dal confine messicano. Oltretutto, il mix di tasse e burocrazia spinge molte grandi imprese a muovere altrove la loro sede. In più, le sue posizioni centriste su diversi temi lo rendono un candidato non troppo gradito all’ala progressista. Senza contare che alcuni scandali, tra cui una cena elettorale in un ristorante di lusso della Napa Valley durante i lockdown del 2020, potrebbero tornare a morderlo più tardi. La scommessa del governatore (che nel 2023 aveva affrontato l’omologo repubblicano della Florida Ron DeSantis in un dibattito televisivo molto atteso ma rivelatosi poi assai noioso), è che la saggezza politica tradizionale su background e posizioni coerenti su vari temi sia stata ormai accantonata dal trumpismo: la tribalizzazione della politica statunitense, abbinata ai bassi livelli di gradimento del presidente in carica, favorirà la propria ascesa.
Se gli ex sudisti hanno votato un newyorchese, dicono i suoi sostenitori, quelli della Rust Belt potranno votare un californiano. Maschio e bianco, ovviamente. Potrebbe però non bastare affatto: in primis perché per comportarsi come Trump, serve una base come la sua, fedele anche contro ogni evidenza. Secondo, si tratta di un tipo di elettorato che deve sommare le istanze di moderati e progressisti senza perdere troppi cocci per strada. Una sommatoria, quella tra centro e sinistra, che anche nella politica italiana è sempre stata difficile da realizzare. Anche Newsom, quindi, potrebbe essere quello che è stato DeSantis alle primarie del 2024, una speranza fatua di una fazione disorientata. La strada per il 2028 è ancora lunga. E forse non passerà dal Golden State.