The Bird is Freed? Il fascino di Musk per le bufale scientifiche
Elon Musk, la presa di Twitter e lo schiaffo alla corretta informazione medico-scientifica.
Lo scorso 10 novembre, totalmente inaspettato, un account Twitter verificato intestato alla nota casa farmaceutica di Indianapolis Eli Lilly dichiarava in un Tweet che da quel momento l’insulina sarebbe stata gratis.
Non strano per noi, molto strano per gli statunitensi: il dibattito sul costo esagerato dell’insulina, farmaco salvavita per il diabete mellito, non ha mai smesso di accendere l’opinione pubblica, facendone il simbolo del costo esagerato della sanità americana sulle spalle di determinate categorie svantaggiate della popolazione.
Subito dopo quello strano Tweet, le azioni del colosso farmaceutico – tra i primi produttori mondiali proprio del farmaco per pazienti diabetici – hanno subito un calo in picchiata che è durato anche per i giorni successivi.
L’account con il controverso Tweet si è rivelato poi falso. Il vero profilo di Eli Lilly ha poi rilasciato un Tweet specificando l’accaduto e, eccezionalmente, scusandosi. Il danno però era già stato fatto. Poche settimane prima Elon Musk completava l’acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari e dichiarava, «The bird is freed»: l’uccellino blu, simbolo del social creato da Jack Dorsey nel 2006, è libero. Libero sì, ma da cosa?
La storia di Eli Lilly è la punta di un iceberg che da mesi spaventa chi ha a cuore la lotta alla disinformazione. La presa di Twitter di Elon Musk rappresenterebbe un via libera alle fake news sul social, alle opinioni controverse e alle voci “fuori dal coro” in nome di un free speech absolutism, l’assolutismo della libertà di parola, di cui lo stesso Musk si fa araldo. Un assolutismo che, come uno tsunami, colpisce anche la disinformazione medica, contro cui sono due anni, quelli pandemici, che si lotta con ogni mezzo possibile.
Musk e le fake news sul COVID-19: un flirt che dura due anni
Elon Musk non è estraneo a postare informazioni di dubbia provenienza su Twitter: questo è risultato particolarmente vero durante i due anni in cui il mondo affrontava la pandemia di COVID-19.
Fin dall’inizio, Musk ha sostenuto opinioni particolarmente controverse, non scientificamente provate, false e che hanno fatto particolarmente discutere. Per citare qualche esempio, ai veri albori dell’emergenza pandemica, quando i casi e i numeri dei morti aumentavano su base giornaliera negli Stati Uniti, Musk scrisse che il panico per il coronavirus era «stupido»; e ancora, che si sarebbe arrivati a zero casi per la fine di aprile 2020. Per la data fissata da Musk, in realtà, i casi alla settimana arrivarono a quasi 200.000, secondo i dati CDC. Inoltre, in contrasto con quello che già i primi studi riportavano con evidenze solide, Elon Musk insisteva che i bambini fossero praticamente immuni al virus. Stando ai dati dell’American Academy of Pediatrics si contano al 10 novembre 2022 15 milioni di minori tra i zero e 18 anni che hanno contratto il virus da inizio pandemia negli Stati Uniti.
Per non parlare poi dei tweet che mettevano in dubbio la sicurezza dei vaccini contro il COVID-19, o la mortalità stessa della malattia da SARS-CoV-2.
Tutto questo avveniva in un periodo in cui i social, specialmente Twitter, stavano calando la scure molto pesantemente sulla disinformazione medica, per permettere alle persone di ricevere le migliori risposte riguardo la pandemia e per contrastare quella che è stata a tutti gli effetti un’infodemia.
I comportamenti controversi nei confronti della pandemia non si sono limitati solo alle cinguettate online, ma anche alla gestione delle sue imprese: a maggio del 2020, Musk violò le leggi anti contagio dello stato della California riaprendo la produzione degli stabilimenti Tesla della Bay Area, definendo le stesse ordinanze «fasciste» e appoggiando i cortei anti chiusura e scoprendosi, improvvisamente, un sostenitore di Donald Trump.
Molti dipendenti, una volta riaperti gli stabilimenti della casa automobilistica, si ritrovarono positivi al SARS-CoV-2 e chi esprimeva perplessità e paura per una possibilità di contagio – specialmente in un momento in cui i vaccini non erano ancora disponibili – ha ricevuto una notifica per il licenziamento se non si presentava al lavoro.
Su queste basi, alla luce della conferma dell’acquisto di Elon Musk di Twitter, certe voci preoccupate hanno iniziato a farsi sentire. A buona ragione, in un certo senso.
Una “grande responsabilità”
Se la stessa persona che filtra messaggi sbagliati durante un periodo così drammatico come una pandemia mondiale acquistasse la stessa piattaforma, un po’ di grilli per la testa li avremo tutti.
La promessa di libertà dell’uccellino più famoso del web ha alzato le barricate della preoccupazione anche su lidi estremamente autorevoli: infatti, l’acquisto multimiliardario di Elon Musk ha smosso persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre che preoccupare – per altri aspetti riguardo la comunicazione online – associazioni contro l’hate speech, la discriminazione e per la difesa dei diritti umani a livello globale.
Tornando all’OMS, agenzia delle Nazioni Unite in materia di sanità globale, le parole molto dure di ammonimento sono arrivate da Mike Ryan, Direttore del programma d’emergenza sanitaria. Durante un briefing a Ginevra lo scorso aprile Ryan ha affermato:
Quando qualcuno raggiunge nella sua vita una posizione dove si ha grande influenza nel modo in cui l’informazione viene condivisa con le comunità, questo qualcuno ha una grande responsabilità. Auguriamo buona fortuna al Signor Musk nei suoi sforzi per migliorare la qualità dell’informazione che tutti noi riceviamo.
Le parole di Ryan nascondono una grande preoccupazione, non c’è dubbio. L’OMS ha lavorato molto con piattaforme come Twitter per assicurare che passassero solo informazioni corrette. Una lotta estenuante e quasi titanica contro informazioni false, complotti, voci contrarie e contrastanti. Tutto quello che in una pandemia, in cui le persone sono spaventate e isolate, non serve. Per usare le parole dello stesso Ryan, la buona informazione salva la vita, mentre la disinformazione ci può gettare in un incubo. Incubo che tutto sommato stavamo tutti noi già vivendo e non doveva essere aggravato ulteriormente.
Libertà assoluta che sfugge di mano
Si può essere assolutisti della libertà di parola, dove questo significa aprire le proverbiali gabbie a qualsiasi tipo di informazione sbagliata o dannosa per un numero consistente di persone?
Il compianto Piero Angela diceva che la scienza è una, e non è democratica: la medicina e la salute della persone rientrano in tutto ciò in cui i fatti sono importanti, le evidenze, e dove si ascolta chi ha le competenze per dirci cosa è vero e cosa è falso.
Elon Musk e la presa di Twitter sono un vero rischio, molto più di quello che si immagini, per la salute e la corretta informazione di essa per milioni di utenti.
Pensiamo alla decisione di Musk di mettere la spunta blu di verifica sui profili, che dava autorevolezza e autenticità al profilo, a pagamento. Ognuno può creare un account, pagare 8 dollari al mese e spacciarsi per qualcun altro, da un giornalista, a un medico, ad uno scienziato, scrivendo quello che desidera. Questo sta già accadendo, e il caso di Eli Lilly descritto in apertura, ne è uno degli esempi più drammatici.
I danni potenziali sono inimmaginabili e l’unica causa è un probabile “complesso di Dio” di Elon Musk, convinto che aprendo il portafoglio possa comprare una supposta libertà senza confini, utopistica, libertaria, ma estremamente pericolosa. Senza contare la serie di licenziamenti che le file di Twitter stanno subendo anche nel comparto moderazione, che dovrebbe essere a guardia contro la circolazione di false notizie. Un’assoluta dimostrazione di autorità sfrenata da parte di Musk.
Oggi sono le perdite di un’azienda farmaceutica, che di certo non sarà molto contenta, domani la diffusione incontrollata di fake news che scoraggiano l’utenza a prendere la direzione corretta: qualcosa che in fondo sta già accadendo
La grande responsabilità di Elon Musk può essere bidirezionale: verso la direzione giusta, o quella sbagliata. Evidentemente, quello che molti considerano il genio visionario del millennio, ha già egoisticamente scelto.
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