Minneapolis dopo George Floyd
Nella città che ha dato il via alle proteste del 2020 un cambiamento radicale sembra ancora lontano
All’indomani della morte di George Floyd, mentre le proteste prendevano possesso della città e l’indignazione nazionale e internazionale montavano, ai politici di Minneapolis venne chiesto a gran voce cosa avrebbero fatto per mettere fine alla violenza sistematica della polizia. Mentre altrove sindaci e altre autorità pubbliche proclamavano la volontà di tagliare pesantemente il budget cittadino destinato alle forze dell’ordine, nella Città dei Laghi in molti percepirono la necessità di un cambiamento più radicale che rivoluzionasse la sicurezza pubblica. Alcuni membri del consiglio cittadino arrivarono a promettere l’abolizione completa dei reparti di polizia, e anche i più moderati, tra cui il sindaco Jacob Frey, dichiararono l’urgenza di riformare strutturalmente la forza pubblica.
Oggi, poche delle promesse fatte dai politici, locali o nazionali, sembrano aver trovato un’applicazione concreta. L’amministrazione Frey ha implementato una serie di misure per limitare l’utilizzo della violenza da parte degli agenti, segnalare e denunciare i casi di abuso di potere e rendere pubbliche le statistiche riguardo le forze dell’ordine cittadine; tutte disposizioni con un loro peso, ma volte a cercare di prevenire i casi isolati piuttosto che occuparsi di un problema sistemico. Allo stesso tempo, il supporto da parte dei cittadini a una riforma radicale sembra essere calato. Nel novembre del 2021 si è votato per mantenere il Dipartimento di Polizia di Minneapolis o sostituirlo con un dipartimento “di Pubblica Sicurezza”: il 56% di chi si è presentato al seggio ha deciso per mantenere lo status quo, in quella che è stata una grossa sconfitta a livello nazionale per il movimento Defund the Police.
Anche dal punto di vista del definanziamento alle forze dell’ordine gli scenari appaiono completamente diversi da quei fatidici giorni del 2020. Pochi mesi dopo l’omicidio Floyd, il consiglio comunale votò per tagliare il budget del Dipartimento di Polizia di 8 milioni di dollari, ma entro un anno molti degli stessi politici che avevano votato a favore di questo provvedimento hanno fatto marcia indietro, e oggi le forze dell’ordine cittadine prendono più soldi di quanti ne prendessero nel 2019 .
Il quadro di Minneapolis sembra rispecchiare quello nazionale: una volta scemata l’attenzione mediatica intorno al tema della violenza della polizia, gli stessi politici che avevano pubblicamente dichiarato supporto alle istanze dei movimenti si sono rimangiati le loro promesse, dimostrando come la volontà di diminuire il potere delle forze dell’ordine non sia mai stata radicata né all’interno dei Democratici, né tanto meno dei Repubblicani. Le città continuano a spendere cifre astronomiche per la sicurezza pubblica e il numero degli agenti, dove si è ridotto, lo ha fatto perché molti di questi hanno preferito la pensione o le dimissioni alla pressione portata dall’opinione pubblica. D’altra parte, la Casa Bianca non ha mai fatto mistero di appoggiare le forze dell’ordine, ribadendo ripetutamente il suo sostegno alla polizia come istituzione. Recentemente, un report dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Giustizia ha certificato che la città di Minneapolis si è vista negare una serie di finanziamenti federali proprio a causa delle sue politiche di definanziamento; un pattern che è durato durante tutta l’amministrazione Trump, ma che Biden ha fatto poco per ribaltare .
Per qualche mese, dopo la morte di Floyd, movimenti e attivisti sono riusciti a porre al mondo il dubbio sulla necessità di mantenere le forze di polizia così come sono, ma nessuna proposta alternativa è riuscita ad affermarsi sul lungo periodo. Le interferenze della classe politica hanno reso difficili i tentativi di sperimentazione locali come quello di Minneapolis, ma è anche il supporto popolare ad essere venuto meno, a dimostrazione che ancora oggi, per la maggioranza della popolazione statunitense, la polizia è percepita come una necessità per la sicurezza pubblica.