Proteggere da chi? Le milizie paramilitari in America
L’ascesa delle milizie paramilitari in America: dalle origini all'assalto a Capitol Hill.
La rivoluzione americana non fu combattuta solo da soldati regolari con moschetti e baionette. Fu combattuta anche con asce e fucili da caccia in mano a normali cittadini, armati con ciò che avevano in casa. Per quelle persone il fucile era uno strumento di emancipazione, la loro clausola di libertà, tanto che ne fecero un diritto costituzionale che fa parte del Paese da oltre 200 anni: il Secondo Emendamento infatti afferma che «il diritto del popolo di detenere e portare armi non deve essere violato».
Il sacro terrore che guidava le penne dei primi legislatori fu da un lato dovuto alla necessità di proteggere la neonata democrazia dalle mire delle potenze europee, dall’altro di impedire che qualsiasi futuro governo potesse tentare una svolta autoritaria ai danni degli americani. L’obiettivo fu raggiunto garantendo ai cittadini la libertà di detenere e portare armi, trasformando chiunque lo volesse in un potenziale soldato e ogni gruppo di cittadini armati in una milizia. In altre parole, il deterrente perfetto: chiunque tentasse di schiacciare gli americani avrebbe dovuto combattere strada per strada, casa per casa, al costo di un enorme bagno di sangue.
Per noi europei risulta difficile comprendere queste dinamiche. Tendiamo a vedere il mondo attraverso la lente distorsiva costituita dai nostri bias e dal nostro vissuto collettivo – che è molto diverso –, ma il ruolo che giocò la partecipazione popolare armata nella rivoluzione americana è cruciale per capire l'amore degli americani per le armi da fuoco e la diffusa tolleranza nei confronti delle milizie, fino ad arrivare all'esplosione della loro popolarità al giorno d'oggi.
Le origini
Le milizie costituirono la spina dorsale dell'opposizione coloniale al dominio britannico in America. Erano gruppi locali e indipendenti che fungevano da famiglie allargate e reti di supporto per i loro membri, che dovevano essere sempre pronti a combattere e che quindi detenevano armi da fuoco nelle loro case, pronte all’uso. Grazie a questo tipo di preparazione le milizie erano in grado di rispondere rapidamente ed efficacemente alle minacce poste dalle forze britanniche o dalle tribù di nativi americani.
Le milizie coloniali continuarono a svolgere un ruolo importante durante la Guerra anglo-americana del 1812 (nota anche come Seconda Guerra D'Indipendenza) e in altri conflitti minori successivi. Sebbene oggi non esistano più milizie formali che operano in questo modo (tranne per certi versi la Guardia Nazionale, che comunque dipende dal governo), i gruppi paramilitari di privati cittadini armati e addestrati non sono una novità nel panorama storico-sociologico statunitense.
Ciò che è nuovo, piuttosto, è la rapida ascesa del loro numero negli ultimi anni, la rinnovata popolarità e la loro diffusa avversione nei confronti del governo federale, percepito sempre più come un nemico da abbattere piuttosto che un'istituzione da difendere.
Da garanti della democrazia a fuorilegge
Come spiega l'ex Sottosegretario di Stato Richard Stengel in un suo articolo sul Time, dal punto di vista formale tutte le milizie sono illegali e tutti i cinquanta stati le proibiscono. Tali organizzazioni furono bandite a partire dal Militia Act del 1903, e poi modificate dai National Defense Acts del 1920 e 1933, nei quali si stabiliva che l’unica milizia permessa era la Guardia Nazionale. Lo stesso Secondo Emendamento fa riferimento a “milizie ben regolate”, sottintendendo con questo che devono essere gestite dal governo.
In tal senso si è espressa la Corte Suprema nel 1886, e poi di nuovo con la sentenza Heller nel 2008 – scritta dal noto giudice conservatore Antonin Scalia – la quale riporta che «il Secondo Emendamento protegge la libertà individuale di possedere un'arma da fuoco, non connessa con la prestazione del servizio militare, e di usare quest'arma per scopi tradizionalmente legali, come la legittima difesa personale all'interno della propria abitazione», vietando pertanto la formazione di milizie paramilitari private.
L’ascesa
Nonostante questo, negli ultimi decenni si è registrato un boom delle milizie paramilitari antigovernative. Questi gruppi sono formati da persone che criticano le decisioni del governo, ne contestano la legittimità e per questo si sono incaricate di difendere da sole i propri diritti.
Alcune milizie sono diventate violente, attaccando edifici federali e le forze dell'ordine e minacciano anche funzionari e giudici eletti se non sono d'accordo con le loro opinioni. Queste milizie si definiscono patriote, ma spesso si sono rivelate dei gruppi paramilitari dediti al terrorismo interno.
Secondo Barton Gellman, giornalista del Time che nel 2015 ha svolto un'indagine durata sei mesi sul movimento delle milizie statunitensi, la miccia che ha innescato la loro attuale popolarità è stata l'elezione del primo Presidente afroamericano, Barack Obama. Da quel momento in poi la disinformazione e le teorie del complotto sono esplose e hanno impregnato le basi valoriali delle milizie come mai prima di allora.
Il ruolo del complottismo
Le teorie del complotto hanno svolto un ruolo cruciale nel successo delle milizie di destra negli Stati Uniti. Esse sono state in grado di prosperare grazie a una combinazione di fattori, tra cui la paura dei cittadini per le minacce alla sicurezza nazionale, la crescente disuguaglianza sociale e l'aumento della violenza urbana. Le teorie del complotto – come ad esempio QAnon – hanno fornito una narrazione coerente, che ha permesso alle milizie paramilitari di giustificare la loro esistenza e il loro operato. Oltre a questo, le teorie del complotto hanno aiutato a creare un senso di comunità tra i membri delle milizie, che altrimenti sarebbero stati isolati da una società che li considera estremisti.
Secondo un articolo pubblicato su The Conversation, le teorie complottiste sono una risposta al fallimento della politica statunitense nei confronti del terrorismo. Dal punto di vista di molti americani, le milizie paramilitari sono state una risposta funzionale all’emergenza terrorismo in quanto hanno permesso alle autorità di concentrare le proprie forze in modo più efficace, in una sorta di collaborazione tra governo e privati cittadini per il mantenimento della sicurezza nazionale.
Le milizie antigovernative negli ultimi anni
Negli Stati Uniti, il numero di milizie paramilitari è aumentato vertiginosamente negli ultimi vent'anni. Secondo il Southern Poverty Law Center – un'organizzazione americana senza fini di lucro impegnata nella tutela dei diritti delle persone e molto attiva nella raccolta di dati sul movimento delle milizie – nel 2000 c'erano 194 gruppi anti governativi, mentre nel 2012 arrivarono a 1360, toccando il record tutt'ora imbattuto. Come riportato in precedenza, non è un caso che l'esplosione di questi gruppi sia avvenuta dopo il 2009, anno di elezione di Barack Obama.
Molti di questi gruppi sono composti da estremisti di destra, che spesso condividono una visione del mondo paranoica e complottista e alcuni elementi sono anche coinvolti in attività illegali, come il traffico di armi e di droga. L'aumento del sentimento anti governativo ha portato alla formazione di molti gruppi di miliziani, ognuno con le proprie convinzioni e i propri obiettivi. Se alcuni di questi gruppi sono motivati da odio o razzismo, altri si preoccupano semplicemente di proteggere le loro comunità da quello che loro considerano un governo fuori controllo.
La crescita delle milizie antigovernative è stata motivo di grande preoccupazione dagli anni novanta in poi: questi gruppi sono stati collegati a numerosi episodi di violenza, tra cui l'attentato dinamitardo del 1995 a un edificio federale di Oklahoma City. In quell'occasione Timothy McVeigh e Terry Nichols uccisero 168 persone e ne ferirono 680.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di membri delle milizie arrestati per aver accumulato armi e pianificato attacchi a edifici e funzionari governativi. Sebbene la grande maggioranza delle milizie anti governative non sia di per sé violenta, l'idea che lo possano diventare è sempre presente e rappresenta una minaccia costante all'autorevolezza del governo federale.
Il caso della famiglia Bundy
La famiglia Bundy rappresenta una piccola, ma forte fazione del movimento delle milizie anti governative negli Stati Uniti. Il movimento è composto principalmente da estremisti di destra che credono che il governo federale sia illegittimo e che siano giustificati a usare la violenza per opporvisi. I Bundy sono una delle famiglie più in vista e il loro coinvolgimento negli armed standoff (gli stalli armati con le forze armate federali) ha contribuito a dimostrare l’efficacia di questo metodo, e quindi a legittimare la minaccia della violenza da parte delle milizie quale mezzo per negoziare con il governo.
La storia del coinvolgimento della famiglia in attività antigovernative risale agli anni Novanta, quando Cliven Bundy iniziò a rifiutarsi di pagare le tasse di pascolo al Bureau of Land Management (BLM) per dei terreni federali su cui i Bundy facevano pascolare abusivamente il bestiame. La situazione è degenerata quando nel 2014 il Bureau ha tentato di confiscare il bestiame di Bundy in risposta al suo rifiuto di pagare le tasse. La famiglia Bundy chiese quindi ai membri della loro milizia accorrere in loro aiuto e ne seguì un armed standoff che li rese celebri in tutto il Paese, e che terminò quando il governo fece marcia indietro pur di scongiurare un bagno di sangue.
Dopo lo stallo del 2014, la famiglia Bundy è rimasta molto attiva nel movimento. Nel 2016 alcuni membri sono stati coinvolti nell'occupazione del Malheur National Wildlife Refuge in Oregon. L'occupazione è stata guidata da Ammon Bundy, uno dei figli di Cliven Bundy, e si è conclusa dopo 41 giorni quando gli occupanti rimasti si sono arresi alle autorità.
Il coinvolgimento della famiglia Bundy in attività antigovernative è stato fonte di controversie. I critici sostengono che la famiglia incita alla violenza e all'illegalità. I sostenitori della famiglia affermano che essa stia difendendo i propri diritti contro un governo prepotente. Qualunque sia l'opinione che si ha dei Bundy, è chiaro che essi hanno svolto un ruolo significativo nel legittimare il movimento delle milizie anti governative negli Stati Uniti e il loro uso della minaccia armata quale moneta di scambio con il governo federale.
L’assalto al Campidoglio
Diretta conseguenza del successo del movimento è stato l’assalto al Campidoglio del 2021 da parte delle milizie sostenute da Donald Trump. Si è trattato di un evento senza precedenti nel quale i rivoltosi, incitati dal Presidente, hanno preso d'assalto il celebre edificio governativo nel tentativo di fermare la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden.
L'attacco ha provocato cinque morti, tra cui un agente della polizia del Campidoglio, e ha costretto i legislatori a nascondersi o fuggire. È stato un giorno buio per la democrazia americana e il punto più basso della presidenza Trump.
L'assalto al Campidoglio è stato il risultato diretto delle affermazioni infondate di Trump sui brogli elettorali e del suo invito ai suoi sostenitori a lottare per ribaltare i risultati. L'incitamento di Trump alla violenza contro il governo lo hanno portato a diventare il primo Presidente della storia americana ad essere sottoposto a impeachment per due volte.
Come vengono percepite le milizie in America?
Quando si tratta di stabilire se le milizie siano o meno percepite come un rischio da parte dei cittadini americani ci sono vari punti di vista da considerare. Da un lato, si potrebbe sostenere che le milizie illegali siano una minaccia diretta alla sicurezza del popolo americano. Dopo tutto, come abbiamo visto, questi gruppi sono spesso pesantemente armati e si ritengono superiori alla legge. Le milizie sono note per la costante minaccia di ricorrere alla violenza, che talvolta si concretizza in veri e propri atti di terrorismo interno attraverso attentati, causa di numerose vittime innocenti.
D'altra parte alcuni potrebbero sostenere che le milizie illegali, più che una minaccia diretta per il popolo americano, sono il sintomo di un problema più ampio. Per esempio, molti di questi gruppi si sono formati in risposta a un governo percepito come opprimente, e questo a prescindere che si tratti di una percezione oggettiva o meno.
In altre parole, devono il loro successo a un diffuso senso di paura piuttosto che al desiderio di danneggiare civili innocenti. Oltre a ciò, si potrebbe sostenere che le milizie non sono così ben organizzate o ben armate come spesso viene fatto credere, e sebbene grandi numeri di persone armate possano intimorire, il dilettantismo è piuttosto diffuso. L’assalto al Campidoglio ne è una dimostrazione lampante: al di là delle tante persone presenti e della folkloristica dimostrazione di protesta, c'era ben poca sostanza dal punto di vista squisitamente tattico-militare.
A noi europei tutto questo sembra un dibattito assurdo e siamo abituati a considerare l'idea di tollerare la formazione di milizie paramilitari un abominio per qualsiasi democrazia, ma non lo è negli Stati Uniti.
A prescindere da quale sia il punto di vista di ognuno, ciò che non si può negare è che le milizie paramilitari sono un pericolo concreto per la democrazia statunitense e rappresentano una minaccia che il governo federale dovrà trovare il modo neutralizzare, prima che diventi un fenomeno troppo grande per essere tenuto sotto controllo.
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