"Maybe they should die": la storica ostilità di Trump verso i disabili
La discriminazione istituzionalizzata verso i disabili della seconda era Trump
Fred Trump III è il nipote di Donald Trump. Figlio di Fred Trump Jr, fratello maggiore del Presidente, Fritz – come viene soprannominato – è da anni un sostenitore dei diritti delle persone con disabilità fisiche e mentali. Nel 1999 ha avuto dalla moglie Lisa un figlio, William che, nel giro di sole 24 ore è passato da essere un neonato sano all’attraversare l’inferno. William ha avuto a tre mesi una diagnosi di spasmi infantili, che ne hanno alterato lo sviluppo fisico e mentale, fino alla scoperta quindici anni dopo di una mutazione del gene KCNQ2, alla base della patologia del ragazzo.
Fred e Lisa sapevano che la loro vita non sarebbe stata semplice e hanno cercato l’appoggio di gruppi di supporto, altre famiglie nelle loro condizioni e caregivers per superare le avversità e assistere al meglio William. Tuttavia, più andavano avanti più capivano che certe difficoltà avrebbero potuto essere mitigate solo con un intervento a livello federale. Chi più di loro, con una connessione diretta con la Casa Bianca durante la prima presidenza dello zio, poteva cambiare davvero le cose? Così sembrava. Sono riusciti ad arrangiare un gruppo di pressione tra medici, parenti, attivisti. Hanno redatto della documentazione, delle proposte, un piano. Sono stati ricevuti alla Casa Bianca, durante il periodo pandemico e verso la fine della prima presidenza dello zio, e sembrava tutto andasse bene: Donald Trump sembrava pure ascoltare.
Poi però, il Presidente ha voluto parlare al nipote in privato, direttamente. Senza filtri. “Quelle persone… nella forma in cui si trovano, con tutte le spese, forse quel genere di persone dovrebbe semplicemente morire”, disse quel giorno il Presidente degli Stati Uniti. Disse quel giorno uno zio a un nipote con un figlio disabile. Le speranze di Fred si sono spezzate, mentre girava i tacchi e usciva dallo Studio Ovale.
Fred Trump III ha raccontato questa esperienza lo scorso 24 luglio in un accorato articolo sul Time: lo sgomento di fronte alla frase agghiacciante dello zio, la resistenza dei parenti a contribuire al fondo per le spese di William, il suo impegno per i diritti dei disabili e delle loro famiglie e l’amore incondizionato che lo fanno invece lottare per quelle persone che hanno meno possibilità e non possono curare i loro parenti in difficoltà.
Le persone con disabilità fisiche e intellettuali negli Stati Uniti sono protette dal Rehabilitation Act del 1973 contro le discriminazioni da parte di istituzioni, programmi di fondi e agenzie federali. Discriminazioni vietate anche dall’Americans with Disabilities Act del 1990, che protegge il diritto al lavoro e allo studio delle persone con disabilità, garantendone gli accessi alle attività governative e statali, ai trasporti e alle comunicazioni.
Secondo recenti dati di Pew Research, sono più di 40 milioni di americani ad avere una qualche forma di disabilità, circa il 13 per cento della popolazione. La discriminazione, nonostante la legislazione vigente, esiste e a soffrirne sono le minoranze nella minoranza, se possiamo dire: afroamericani, nativi americani, ispanici. Le persone con disabilità sono economicamente svantaggiate e fanno più fatica ad accedere al mondo del lavoro.
Le famigerate politiche DEI, per quanto sicuramente meno pubblicizzate rispetto a quelle che tutelavano donne, persone LGBTQ+ e minoranze etniche, prendono in considerazione anche l’inclusione di persone con disabilità. La guerra della nuova amministrazione contro queste politiche, dunque, sta andando a erodere diritti e possibilità anche di quegli americani che hanno bisogno di un supporto per continuare la loro normale vita lavorativa, personale e sanitaria. Proprio le persone con disabilità sono finite nel mirino di Donald Trump all’indomani del disastroso incidente aereo sul fiume Potomac tra un aereo passeggeri e un elicottero militare, che ha causato 67 morti.
Il Presidente ha prontamente incolpato la FAA, la Federal Aviation Administration, di aver assunto gente solo per le politiche DEI e il woke, invece che persone capaci. Non solo: già una settimana prima Trump aveva espresso disappunto per le politiche di assunzione delle persone con disabilità da parte della FAA, ancora troppo poco rappresentate, e un memo della Casa Bianca del 30 gennaio ribadiva che l’agenzia di aviazione americana avesse assunto persone con disabilità intellettuali serie. Fox News ne ha tratto poi un’inchiesta, che Elon Musk ha fatto poi circolare sui social. Non si è fatto attendere nemmeno l’ordine esecutivo che ordinava alla FAA di tagliare tutti i programmi DEI, mettendo a rischio moltissimi posti di lavoro. Le affermazioni di Trump e delle persone ed enti vicini a lui sono ovviamente false. Le persone con certe disabilità non possono essere controllori del traffico aereo e, come tutti gli altri, sono sottoposti a test e selezioni. Tuttavia, lo stigma vince spesso sulla ragione.
Per le persone con disabilità negli Stati Uniti, purtroppo, non è finita qui. I tagli al Dipartimento dell’Istruzione stanno per mettere a serio rischio l’educazione e il sostegno a bambini con disabilità e i programmi Head Start – programmi del Dipartimento di Sanità a sostegno dei bambini provenienti da famiglie svantaggiate – a causa di congelamenti di fondi e tagli; molte no-profit che aiutano i disabili a trovare un impiego e una casa sono bloccate con contratti tagliati o grant non evasi; l’accanimento di Trump e di Musk sulle agenzie federali in nome del risparmio lascerà a casa moltissime persone con disabilità, che sono per lo più impiegate proprio dal governo federale; moltissimi programmi di sostegno alla salute sono attualmente immobili e la ricerca futura sulle disabilità potrebbe essere compromessa dai tagli al National Institutes of Health e dalla censura su alcune parole chiave. Senza contare i tagli ventilati dai repubblicani su Medicaid, che fornisce assistenza sanitaria a bambini e adulti con disabilità (circa il 15 per cento dei beneficiari). Molti adulti con disabilità negli Stati Uniti sono anziani.
Gli attivisti sono ovviamente preoccupati sia per il rullo compressore che sta passando su persone già vulnerabili sia per un ritorno alla stigmatizzazione della disabilità attraverso un linguaggio abilista (basta andare a vedere certi post su X di Musk), usare lo spettro autistico come spauracchio antivaccinista ad esempio, e una tendenza a nascondere le persone con disabilità piuttosto che supportarle, disumanizzandole, in un moto di disprezzo della diversità, piuttosto che un suo riconoscimento positivo. Perché alla fine il pensiero è esattamente aderente a ciò che Donald Trump disse a suo nipote. Dovrebbero semplicemente morire. E se lo pensa di un suo parente, figuriamoci 40 milioni di persone sul suolo statunitense.