Mamdani vince a New York: ecco chi è il suo elettorato
Ad aggiudicare la vittoria al trentaquattrenne socialista sono stati i giovani elettori liberali, i latini, i sud-asiatici e gli afroamericani; anche quelli che nel 2024 avevano votato per Trump.
L’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York è stata celebrata da molti media internazionali come una vittoria epocale per la città, che a partire da gennaio 2026 sarà ufficialmente governata dal più giovane primo cittadino nella sua storia: un trentaquattrenne di origini ugandesi e indiane, socialista e di religione musulmana.
Il messaggio politico di Mamdani si è basato fin dall’inizio su un obiettivo ben chiaro: rendere New York più vivibile e meno cara attraverso il congelamento degli affitti, la creazione di supermercati di proprietà comunale, l’assistenza all’infanzia e corse gratuite sugli autobus. Non solo: il neo-eletto ha promesso di finanziare il tutto tassando i newyorkesi più ricchi e aumentando le imposte sulle società.
Queste politiche hanno scatenato l’ira del movimento MAGA e del suo leader. All’alba delle primarie, Donald Trump aveva attaccato duramente Mamdani definendolo un “comunista lunatico” e con poco cervello che vuole giocare a fare il politico senza sapere nulla del mestiere. Mamdani era diventato il simbolo della radicalizzazione del Partito Democratico; il movimento MAGA ha sfruttato la sua figura per alimentare una campagna anti-Dem e islamofobica, incentrata su New York come roccaforte liberale da conquistare.
La vittoria di Mamdani contro Andrew Cuomo, rientrato nella corsa come indipendente dopo la sconfitta alle primarie, non era affatto scontata. In un articolo del luglio 2025 avevamo suggerito che si fosse verificato uno spostamento a destra dell’elettorato newyorkese nelle presidenziali del 2024, quando Kamala Harris aveva vinto la città con un margine molto ridotto rispetto a Biden nel 2020. Il cambiamento era dovuto non solo all’aumento del voto repubblicano (dal 23 al 30 per cento), ma anche al forte calo dell’affluenza democratica, soprattutto tra cinesi, ebrei ortodossi, sud-asiatici e ispanici. Questi gruppi avevano espresso una forte insoddisfazione verso le politiche economiche della presidenza Biden, oltre che per le idee “troppo liberal” della sinistra. Nell’articolo si concludeva quindi che la tenuta dei Democratici sarebbe dipesa dalla capacità di Mamdani di canalizzare il loro malcontento.
Mamdani, alla fine, ci è riuscito. Il messaggio del nuovo sindaco ha colpito nel segno grazie a una campagna pubblicitaria dinamica, arguta e accattivante. Il suo team ha usato grafiche pop dai colori sgargianti (blu, arancione e rosso) che ricordano, come riporta l’agenzia di branding Grafeine, i cartelli scritti a mano delle piccole botteghe, piuttosto che i tradizionali poster elettorali americani. Anche la comunicazione sui social è stata estremamente efficace: la presenza online di Mamdani ha spiccato per la varietà linguistica dei contenuti. In una città dove si parlano più di 800 lingue, Mamdani ha comunicato la sua linea politica in hindi, urdu, spagnolo e bengali, avvalendosi di riferimenti culturali specifici per raggiungere il cuore di queste comunità. La ciliegina sulla torta è stato l’approccio face-to-face del candidato, che in diverse occasioni ha percorso le strade di New York per parlare con i suoi concittadini e, soprattutto, con gli elettori di Trump. Di Mamdani, infine, sono piaciute la linearità del suo linguaggio e la capacità di esprimere contenuti complessi in parole semplici.
Ma alla fine, su quale porzione dell’elettorato di New York hanno fatto veramente breccia queste tattiche? Chi è davvero l’elettorato di Mamdani?
Partiamo dai numeri: Mamdani ha ricevuto 1.036.051 preferenze, a fronte degli 854,995 voti per Cuomo e dei 146,137 per Curtis Sliwa, il candidato repubblicano. L’affluenza è stata record: in tutto hanno votato più di 2 milioni di persone, corrispondenti al 42 per cento degli elettori registrati. A votare Mamdani sono stati soprattutto i più giovani e, in generale, gli elettori sotto i 45 anni. Si tratta di persone che si autodefiniscono “molto liberali” o “piuttosto liberali”, a differenza degli elettori di Cuomo e del candidato repubblicano Sliwa. Gli elettori tra i 45 e i 65 anni si sono divisi abbastanza equamente tra Mamdani e Cuomo, mentre quest’ultimo è stato preferito dagli over 65, i più conservatori. Dal punto di vista educativo, inoltre, le persone con una laurea hanno votato in maggioranza per Mamdani, mentre quelle senza laurea hanno diviso i voti tra Mamdani e Cuomo.
Da un punto di vista geografico, Mamdani ha sottratto a Cuomo quattro dei cinque distretti della città: Manhattan, il Bronx, Brooklyn e il Queens. La sua roccaforte è stata Brooklyn, dove il neo eletto ha ottenuto il 57 per cento dei voti. Molto simili anche i dati di Manhattan e del Bronx, dove Mamdani ha superato il 50 per cento. Non è riuscito, però, a prevalere a Staten Island, dove Cuomo ha vinto con il 55 per cento. L’ex governatore ha avuto successo anche a Crown Heights (Brooklyn) e nell’Upper East Side (Manhattan). Tuttavia, Mamdani ha battuto Cuomo in alcuni quartieri che avevano mostrato tendenze pro-Trump nel 2024 come Washington Heights, a maggioranza latinoamericana. Molti quartieri a maggioranza cinese sono rimasti invece più conservatori.
Tra gli elettori musulmani Mamdani ha ottenuto un sostegno quasi unanime: lo hanno votato circa 9 su 10. Un dato che non sorprende data l’identità del candidato, che in più occasioni ha parlato con orgoglio della propria affiliazione religiosa. Cuomo, invece, ha avuto più successo tra gli elettori ebrei, dai quali ha ricevuto circa 6 voti su 10. Questa discrepanza si spiega facilmente con la preoccupazione di molti ebrei per le critiche di Mamdani a Israele e il suo supporto alla Palestina.
In generale, Cuomo ha prevalso tra gli elettori bianchi, battendo il 37 per cento di Mamdani con il suo 45 per cento, mentre Mamdani ha ottenuto il 59 per cento degli elettori asiatici, il 45 per cento degli ispanici e il 48 per cento degli afroamericani. Tra questi ultimi, Mamdani ha registrato un forte incremento rispetto ai risultati delle primarie: nei quartieri a maggioranza afroamericana è passato dal 39 al 64% per centodei voti alle elezioni generali. Queste aree, situate nel sud-est del Queens e nell’est di Brooklyn, sono state decisive per la vittoria.
Le sorti di Mamdani sono cambiate in positivo anche nel Bronx, dove inizialmente aveva perso alle primarie ma ora ha conquistato il 51 per cento dei consensi. Ha registrato risultati molto positivi, soprattutto tra le comunità bengalesi di Parkchester e di Westchester Square. Questo successo non sorprende: da una parte, come scrive CNN, gli elettori sud-asiatici tendono a votare fedelmente per i Democratici, perché le minoranze religiose si sentono più accolte nel partito; dall’altra l’identità di Mamdani – metà ugandese, metà indiano – rappresenta un motivo di orgoglio per chi ne condivide le origini.
Anche i residenti delle case popolari della New York City Housing Authority (NYCHA), l’ente che gestisce le residenze pubbliche della città, hanno contribuito al suo successo. Mamdani ha migliorato il suo risultato di 18 punti nei distretti elettorali ad alta concentrazione di case popolari, passando dal 38 per cento di giugno al 55 per cento nelle elezioni generali. In alcune delle residenze NYCHA il risultato è cresciuto addirittura di 30 punti, con picchi di 40, 38 e 37 punti percentuali rispettivamente a Baisley Park (Queens) e a Glenwood e Woodson Houses (Brooklyn). In aree popolari come queste, il programma di Mamdani sull’accessibilità economica ha fatto breccia.
Un altro caso da considerare è quello degli elettori newyorkesi più abbienti. Una mappatura dei dati fatta da Associated Press suggerisce che Mamdani abbia performato meglio di Cuomo nei quartieri a maggioranza bianca con un reddito superiore a 150.000 dollari annui, come Downtown Brooklyn (Brooklyn), Greenwich Village (Manhattan) e il Financial District (Manhattan). I risultati di Cuomo sono invece migliori nei quartieri a maggioranza bianca, afroamericana e asiatica con reddito compreso tra 100.000 e 150.000 dollari annui, come l’Upper East Side (Manhattan), Oakwood (Staten Island) e Rosedale (Queens).
Questi risultati sono interessanti perché dimostrano come, a differenza di quanto spesso riportato dai media, non tutta la classe alta newyorkese disprezzi Mamdani, nonostante abbia promesso di tassare con più decisione i ricchissimi della città. Inoltre, i dati mettono in luce una caratteristica fondamentale di New York: una città “blu”, in cui anche i più abbienti tendono a votare liberal. Non va dimenticato, infatti, che anche Cuomo è un democratico, sebbene più moderato di Mamdani e con vari scandali alle sue spalle.
Detto ciò, come osserva il giornalista Dan Krauth di ABC Seven, la mappa delle comunali del 2025 ricalca quella delle presidenziali del 2024: la maggior parte degli elettori di Trump ha preferito Cuomo, mentre quelli di Harris hanno sostenuto Mamdani. Gli sforzi di quest’ultimo, alla fine, non sono bastati a riconquistare per intero l’elettorato trumpiano, anche se è riuscito a farlo con una parte significativa


In ogni caso, la vittoria del sindaco trentaquattrenne resta indiscussa. Resta ora da vedere se – e in che misura – il neoeletto riuscirà a tradurre in realtà i suoi ambiziosi progetti politici, alcuni dei quali fortemente idealistici, e fino a che punto il presidente Trump sarà disposto a spingersi pur di ostacolarlo.




