L’uomo che potrebbe far perdere la North Carolina a Donald Trump
Il vicegovernatore della North Carolina e candidato a governatore Mark Robinson potrebbe aver creato non pochi problemi alla campagna elettorale dell’alleato Donald Trump.
Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Sono questi i sette stati “oscillanti” nel 2024. Saranno gli stati decisivi alle elezioni presidenziali e sono quelli in cui Kamala Harris e Donald Trump stanno concentrando gli ultimi e più importanti sforzi di campagna elettorale. La North Carolina è forse più oscillante in questi giorni, dopo che la Cnn ha pubblicato un rapporto nel quale sostiene che l’attuale Vicegovernatore Repubblicano e candidato a Governatore Mark Robinson avesse rilasciato, qualche anno fa, messaggi razzisti, osceni e antisemiti su un sito web pornografico.
Secondo il rapporto della Cnn, più di dieci anni fa Robinson avrebbe dato libero sfogo a sue tendenze razziste ed estremiste pubblicando una serie di commenti decisamente offensivi su “Nude Africa” in cui si definiva un “nazista nero”, un “pervertito”, favorevole al ripristino della schiavitù e in cui raccontava storie sessualmente esplicite. I commenti sono stati fatti con lo pseudonimo “minisoldr”, che, come sostenuto dal rapporto, è uno username che Robinson ha usato altre volte online. Il Repubblicano ha deciso di rispondere alle accuse pubblicando un video su X, in cui esordisce dicendo di volersi «prendere un minuto per parlare delle ultime scandalose bugie» provenienti dalla «disonesta» campagna dei suoi oppositori politici. Nel video ha categoricamente negato le accuse: «lasciate che vi rassicuri, le cose che leggerete in quella storia, quelle parole non sono di Mark Robinson», ha poi assicurato che il fatto non sarà motivo di rinuncia alla sua candidatura.
La vicenda su Robinson rischia però non solo di avere conseguenze dirette sulla sua corsa contro il Democratico Josh Stein, ma potrebbe influire anche sulla campagna elettorale di Trump. L’ex Presidente è stato uno dei primi sostenitori della candidatura di Robinson, organizzando per lui anche una raccolta fondi nel suo club privato a Mar-a-Lago, in Florida. Non solo, si è presentato con lui a diversi comizi, gli ha concesso un intervento alla Convention Repubblicana di luglio e l’ha definito, positivamente, come «Martin Luther King fatto di steroidi», dicendo anzi, in un’altra occasione, che era persino meglio di lui. Nel 2023 l’aveva definito come una delle “grandi stelle” del Partito Repubblicano e della politica tutta, assicurandogli pubblicamente il suo sostegno. Supporto e ammirazione ricambiati, perché Robinson ricorda gli anni dell’amministrazione Trump come gli unici in cui il sogno americano era “vivo e vegeto” e come un periodo di grande speranza.
Facendo un passo indietro, la campagna di Donald Trump ha dovuto aumentare gli sforzi per tentare di vincere la North Carolina sin da quando Kamala Harris è in corsa. Lo stato era infatti considerato l’unico in cui i Democratici non giocavano “in difesa”, fino a quando il candidato era Joe Biden. Nel 2020 è stato Trump a vincere lo stato, con poco più dell’1% di stacco da Biden, uno dei margini più risicati fra tutti gli stati. La North Carolina viene definita come un “purple state”, a indicare il numero pressoché pari di elettori Democratici e Repubblicani, rosso e blu appunto, viola. L’espressione vuole indicare il sostanziale equilibrio politico tra le parti che genera risultati incerti fino all’ultimo, difficili da prevedere. Dopo essere rimasto blu per moltissimi anni, dagli anni Settanta i candidati Democratici che hanno vinto questo stato sono due: Jimmy Carter nel 1976 e Barack Obama nel 2008. Il margine di vittoria dei Repubblicani è però sempre ridotto. Con i suoi 16 voti elettorali, la North Carolina è il nono stato per ordine di importanza nelle elezioni presidenziali, otto degli ultimi dodici vincitori della Carolina del Nord sono finiti al 1600 di Pennsylvania Avenue.
Sebbene la campagna di un Governatore non influisca pesantemente sulla corsa presidenziale, questa vicenda avrà dei risvolti nel voto in North Carolina. Secondo un sondaggio di Fivethirtyeight, mentre Trump era in vantaggio fra i due e i tre punti percentuali fino al 29 settembre, i numeri dicono che adesso i due candidati sono praticamente pari. La campagna di Harris ha immediatamente lanciato uno spot in cui si mette in mostra il legame tra Trump e Robinson e l’ammirazione del primo per il secondo. Lo spot è intitolato “entrambi sbagliati” e alterna gli elogi reciproci dei due Repubblicani ai commenti antiabortisti di Robinson. Proprio l’aborto è uno dei temi più rilevanti in questa campagna elettorale ed è una delle questioni considerate più importanti dagli stessi elettori della North Carolina. Non a caso il candidato Democratico Stein ha fatto del diritto all'aborto, e soprattutto della posizione antiabortista di Robinson, la parte più importante della sua campagna e questo ha contribuito a portarlo a quindici punti percentuali di vantaggio sul Repubblicano. Lo stesso Trump ha una posizione “scomoda” sull’aborto, soprattutto considerando che la sua avversaria ha portato dalla sua una buona parte dell’elettorato femminile con una retorica decisamente più progressista di Joe Biden. Se è vero che il Repubblicano ha adottato posizioni spesso conservatrici sul tema, in realtà non è mai stato del tutto chiaro, cambiando molte volte idea. Mancano 30 giorni alle elezioni e Trump ha recentemente concluso la sua quarta visita in un mese in North Carolina; Harris, allo stesso modo, sta cercando di far sentire la sua presenza nello stato. Entrambi mirano a consolidare le loro basi elettorali e, ovviamente, a guadagnarsi quei 16 grandi elettori.
A Mark Robinson abbiamo dedicato una puntata del nostro podcast Magic Minute, che potete ascoltare su Spreaker, Spotify, Amazon Music, Apple Podcast e tutte le altre maggiori piattaforme di streaming.