Il libro che non dovrebbe esistere: la guerra contro Gender Queer
Il fumetto rivelazione di Maia Kobabe è diventato vittima ideale di una rinnovata crociata del GOP sui diritti educativi dei genitori.
Anni fa lavoravo come bibliotecario in una high school inglese. L’istituto era in un quartiere complesso, con una forte presenza di comunità religiose conservatrici, quindi il tema di cosa ci fosse sugli scaffali era dirimente. Un giorno mi trovai a discutere con due genitori riguardo l’ordine in cui i testi sacri delle religioni monoteiste fossero stati posti nella relativa sezione: perché il Corano era sotto la Bibbia?
Lascio immaginare cosa accadde quando a vincere il Waterstones Children's Book Prize del 2016 fu The art of being normal, di Lisa Willliamson. Un libro impressionante e sensazionale, tutto tranne che normale, che raccontava la vita di un’adolescente con un’identità di genere che non corrisponde a quella assegnata alla nascita, e la fatica con cui riesce ad uscire dall’invisibilità in un ambiente famigliare e scolastico più o meno ostile. La fila di genitori che volevano che non fosse messo in vetrina con gli altri vincitori del premio era lunga, ma alla fine la scuola ebbe la meglio. La responsabilità educativa in quelle quattro mura era sua, è un tema, quest’ultimo, che il Regno Unito ha affrontato più volte nella sua storia recente.
Gli Stati Uniti sono invece un Paese più complesso sotto il punto di vita della mai risolta tensione tra curriculum proposto dalle scuole e il ruolo del genitore nella formazione. Un tema vecchio, ma che il clima di cultural wars che riviviamo di questi tempi ha riportato alla ribalta, con le scuole e le biblioteche tornare a essere campo di battaglia ideologico tra il nuovo conservatorismo trumpiano e le istanze di inclusione delle minoranze.
Il testo che più di tutti è finito vittima del fuoco incrociato è Gender Queer, A Memoir, di Maia Kobabe, pubblicato nel 2019 e vincitore di tanti premi letterari.
Come il testo di Williamson, il libro, autobiografico, parla della scoperta della propria identità di genere, raccontando le cronache, le difficoltà, i colpi di scena del viaggio di Kobabe verso l'età adulta. È un libro straordinario, che si legge tutto d’un fiato. Diretto, senza giri di parole, chi scrive ha versato nelle pagine tutta la propria paura, rabbia, confusione, meraviglia, lotta, stupore, disappunto. Il viaggio che porta alla scoperta di un’opzione terza al di fuori del classico binarismo di genere, porta Kobabe adolescente a mettere in discussione tutti gli stereotipi che la nostra società impone, il proprio rapporto con femminilità e mascolinità, e soprattutto la sua sessualità. Desiderio e piacere sessuale sono per qualsiasi adolescente le più grandi scoperte mentre si avvia verso l’età adulta, e per persone gender queer questo è un viaggio solitario, pieno di mezze informazioni date male, di cattivi consigli, di ostacoli che chi sta attorno non può immaginare.
«Le mie relazioni più significative le avevo avute con ragazze» Kobabe dice in un passaggio. «Questo significava che fossi lesbica? Ma le mie fantasie sessuali riguardavano due uomini. Ero un ragazzo gay intrappolato nel corpo di una ragazza? La possibilità di una terza opzione era dormiente, come un seme sotto il terreno».
«Decisi che forse ero lesbica. Quanta confusione! Poi pensai di essere bisessuale. O forse asessuale… mi chiedevano “sei gay?”, rispondevo “non lo so”». E poi «Mi sentivo come se esistessero tanti cavi nel cervello che connettono corpo, identità di genere e sessualità, ma che nel mio caso fossero tutti ingarbugliati in un’unica massa informe».
In un clima come quello che si vive negli Stati Uniti di questi tempi un libro del genere non poteva sfuggire all’attenzione.
Lo scorso settembre viene mandato a Kobabe un video, diventato virale, di un consiglio scolastico in Fairfax County, Virginia. I genitori di alcuni alunni gridavano contro il direttivo tenendo in mano il suo libro. Stacy Langton, una dei genitori, chiedeva che fosse rimosso dalla biblioteca a causa di tre scene in cui Kobabe affronta esplicitamente il tema delle sue esperienze sessuali. «La pornografia è un’offesa alla pubblica decenza». Il problema, per quel gruppo di genitori, era la rappresentazione grafica del sangue mestruale e di due fantasie erotiche che coinvolgevano masturbazione e sesso orale. Si decise di rimuovere il libro da tutte le biblioteche scolastiche della contea. Se Kobabe all’inizio ha creduto che fosse un episodio isolato ha dovuto ricredersi nei giorni successivi.
Se i libri a tema LGBTQ+ sono sempre stati oggetto di contestazione nelle scuole, quello che sta accadendo negli ultimi mesi non ha precedenti. Classici come The Bluest Eye di Toni Morrison, o All Boys Aren’t Blue di George Johnson sono finiti nelle liste di libri bannati, con Gender Queer a fare da spauracchio di questa crociata anti-gender.
In ottobre è stata la volta del distretto scolastico di Brevard, Florida. Poi in New Jersey, dove due genitori sono riusciti a far bannare il libro dalla scuola dei figli perché “perverso”. Stessa cosa in North Carolina, in Wake County. Da mesi Gender Queer: a Memoir è stato discusso, rigettato, censurato e rimosso più di ogni altro libro attualmente disponibile nelle biblioteche.
Il governatore del Texas Greg Abbott e quello della South Carolina Hnery McMaster hanno cavalcato l’onda dell’indignazione, lanciando investigazioni sul “materiale osceno e pornografico” che le scuole mettono a disposizione degli studenti, provocando un’ondata di censure del libro in tantissime scuole. Il deputato statale del Texas Matt Krause ha recentemente inviato una lista alla Texas Education Agency e ai sovrintendenti delle scuole di tutto lo stato, contenente 828 libri a tema razziale, sessuale e di genere, con Gender Queer in cima. Krause ha chiesto in quante scuole venissero posti sugli scaffali, o peggio ancora, nei programmi.
In questo clima molte scuole stanno rimuovendo libri alla prima lamentela di un genitore, senza aspettare il solito processo di review che accompagna le richieste di revisione del curriculum.
Kobabe in varie interviste ha risposto riconoscendo che il libro non sia di certo adatto a lettori di scuola elementare. È una storia adolescenziale per adolescenti, con tutta la complessità che accompagna la scoperta di sé, incluso il tema sessuale. «È davvero difficile per me sentirmi dire che ‘questo libro non è appropriato per adolescenti’, quando da giovane avrei trovato un libro del genere non solo appropriato, ma assolutamente necessario» ha detto Kobabe a NbcNews. «Ci sono adolescenti queer e trans in ogni singola scuola dove il libro è stato bannato, te lo posso assicurare» ha detto poi al Washington Post.
L’impressione purtroppo è che il suo libro sia semplicemente diventato l’ultimo fronte di una guerra che vede la salute mentale delle persone queer come semplice danno collaterale.
Il Partito Repubblicano ha trasformato il curriculum scolastico e l’offerta letteraria delle biblioteche in uno dei punti fondamentali della propria strategia politica a livello locale. Il partito, ormai dominio di Donald Trump, ha lanciato una campagna con pochi precedenti col fine di instillare e coltivare in una parte demograficamente (e etnicamente) ben definita dell’elettorato la sensazione di essere assediata da un nuovo pericolo, come lo era durante la guerra fredda. A volte viene comicamente usata proprio la parola marxist per descriverlo.
I valori e la storia degli Stati Uniti sarebbero sotto attacco da parte di una élite di sinistra che vuole che i giovani americani odino l’America, abbraccino senza scrupoli identità sessuali e di genere divergenti dal tradizionale binarismo e pensino che il proprio Paese si regga su strutture oppressive nei confronti delle minoranze etniche.
Se ad un occhio europeo disattento lo scontro culturale è più che altro fatto di aziende che cancellano e zittiscono dipendenti e contenuti sulla base di nuove tendenze cosiddette woke, nella realtà le cose stanno diversamente. Il campo di battaglia sono le scuole, cosa possono insegnare e proporre a chi le frequenta.
Nessuno l’ha capito meglio dei Repubblicani. Dopotutto quella dei diritti educativi dei genitori è una vecchia piattaforma programmatica del partito, che ebbe risultati mediocri negli anni ‘90 ma che è stata determinante per consegnare la vittoria a Glenn Youngkin alle ultime elezioni per la carica di governatore della Virginia. Se quella della cosiddetta cancel culture è una battaglia per l’anima del capitalismo culturale statunitense, ciò che avviene nelle e intorno alle scuole ha come premio la visione del mondo delle future generazioni di americani.
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