Le posizioni di Harris e Trump, punto per punto – seconda parte
La seconda parte dell’analisi delle posizioni dei due candidati su politica estera, economia, diritti, ambiente, sanità e immigrazione
La seconda parte del riassunto sulle posizioni dei due candidati alla Casa Bianca.
Ambiente
Questo è un tema che dovrebbe stare molto caro a tutti, dato che gli USA sono il principale emettitore di gas serra al mondo. Di certo è molto caro a Harris, tanto che durante la campagna si è trovata in difficoltà a causa di alcune sue vecchie affermazioni più vicine all’ambiente che all’economia. Tema, quest’ultimo, che è sempre al primo posto degli interessi degli americani in campagna elettorale. Di certo manterrà il filone della green economy intrapreso da Biden con l’IRA. Trump è sempre stato scettico riguardo al cambiamento climatico. La sua linea non è cambiata e, anzi, è forse ancora più determinato e trasparente nello smantellare qualsiasi legislazione a tutela dell’ambiente, che lui vede solo come un legaccio per le aziende americane.
Petrolio
Per Trump il petrolio non solo non è un problema, ma è il sangue vivo dell’economia statunitense. Via libera quindi al fracking è alle trivellazioni in aree protette. Qui è dove Harris ha forse più problemi di coerenza: in passato si era detta contraria al fracking e questo le ha dato qualche grattacapo. Il fracking impiega una grande forza lavoro soprattutto in uno swing state come la Pennsylvania, motivo per cui ripete fino alla nausea che non è contraria a questa pratica, nel timore di perdere voti preziosi.
Auto elettriche
In caso di elezione di Harris, è probabile che vedremo un'accelerazione verso la green mobility. Il ruolo dei veicoli elettrici sarà cruciale e Biden ha investito ingenti risorse pubbliche nel settore. I risultati si fanno vedere: ora gli Stati Uniti riescono a produrre batterie a costi paragonabili a quelli cinesi, e tutto grazie ai massicci investimenti statali. Non solo: anche l’approvvigionamento dei metalli rari è aumentato considerevolmente grazie a nuove concessioni e alla conseguente apertura di nuove miniere. Trump non è mai stato un fan delle auto elettriche ma il coinvolgimento convinto e molto attivo di Elon Musk fa pensare che sotto ci sia uno dei suoi deal. È ragionevole pensare che questo aiuto non sia disinteressato, e ci saranno ingenti aiuti statali nel settore abbinati a forti dazi sulle importazioni cinesi. Un approccio quindi transazionale e avulso dalle logiche di tutela dell’ambiente, in pieno stile Trump.
Accordi internazionali
Se Trump tollera malvolentieri le grandi alleanze internazionali, questo è ancora più vero se il tema di fondo è l’ambiente. È pur sempre lo stesso Trump che fece uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi. Ancora più che con Biden, con Harris è lecito aspettarsi gli USA quali nuova guida globale verso la transizione energetica, ben sapendo che questa epocale trasformazione è un treno che passa una volta sola. Richiederà ingenti capitali pubblici per innescare quelli privati, più prudenti a muoversi nelle fasi iniziali e sarà fondamentale chi avrà il ruolo di guida di questo processo. Qui la concorrenza della Cina sarà brutale, e Pechino ora come ora la sta vincendo. Con Trump, gli Stati Uniti rimarrebbero fermi al binario di partenza fin da subito.
Sanità
Gli Stati Uniti sono l’unico Paese occidentale privo di un’assistenza sanitaria universale. Anche per questo motivo la sanità ha un ruolo molto importante nel cuore degli americani e, di conseguenza, negli equilibri di ogni campagna presidenziale. Sempre più americani faticano a sostenere i costi legati alla salute e questo gioca sicuramente a favore di Harris. Trump, da tempo, dice di avere un piano per la migliore sanità che si sia mai vista, senza fornire ulteriori argomentazioni. Cosa preferiranno gli americani? L’usato sicuro o la scatola chiusa?
Obamacare
La sanità negli USA non è uguale per tutti. Questo genera enormi disparità tra chi può permettersi di curarsi e chi non può. Ci hanno messo una pezza Medicare e Medicaid negli anni Sessanta, che poi Barack Obama ha ampliato con il cosiddetto Obamacare nel 2010. Anche Biden ci ha messo del suo, soprattutto con misure per contenere il prezzo dei farmaci, che negli Stati Uniti raggiungono spesso livelli stellari, compresi i cosiddetti salvavita (emblematico il caso dell’insulina). Harris di certo continuerà lo sforzo di tutti i presidenti democratici degli ultimi decenni nel rendere la sanità quanto più possibile «per tutti». Durante il confronto tra i candidati vicepresidenti, Vance ha affermato che Trump non ha cancellato l’Obamacare e questo è quello che conta, come a dargliene merito. Si tratta di manipolazione della realtà: se l’Obamacare è ancora presente non è grazie a Donald Trump, ma nonostante Donald Trump, che ha fatto di tutto per abbatterlo durante il suo mandato, senza riuscirci.
Soggetto assicurativo pubblico
Una delle proposte che è probabile Harris cercherà di realizzare se eletta è quello di un passo ulteriore dello Stato all’interno della sanità, da realizzarsi attraverso la creazione di un nuovo soggetto pubblico che si occupi di fornire direttamente la copertura assicurativa sanitaria. Buona parte delle prestazioni fornite da Medicare e Medicaid è infatti gestita da compagnie private che fanno accordi con i singoli Stati. Per i democratici questo sarebbe un passo avanti, mentre per Trump sarebbe uno spreco di denaro pubblico da stroncare sul nascere.
Diritto di accesso alle cure
Questo è un tema che si interseca ad altri già citati. Sia nel confronto tra i due candidati presidenti che in quello dei due candidati vicepresidenti, lo storytelling da parte democratica riguardo l’aborto si è incentrato sugli esempi di donne che hanno dovuto viaggiare in un altro Stato o sono state lasciate nel parcheggio dell’ospedale sanguinanti, in quanto respinte dalle strutture sanitare dello Stato nel quale vivono per non incorrere in grane legali. Allo stesso modo, l’accanimento legale di alcune amministrazioni statali repubblicane nei confronti delle persone in transizione ha portato molti americani a essere esclusi da trattamenti prima permessi. La discriminazione nell’accesso alle cure verso determinate fasce della popolazione è un tema sentito ed è lecito aspettarsi che Harris si muoverà contro di essa, mentre Trump proseguirà con la sua linea.
Immigrazione
Ultimo, ma non per importanza. È stato il tema principe di entrambi i confronti tra i candidati. Usato come jolly per rispondere a qualsiasi domanda da parte dei repubblicani, il tema dell’immigrazione è stato cruciale in questa campagna. Da un lato abbiamo Trump e la sua visione estrema del contenimento dell’immigrazione. Dall’altro, Harris e la sua interpretazione rigorosa della legge, tanto da essere chiamata top cop ai tempi della sua carriera da procuratrice. Sebbene con sfumature molto diverse, è difficile aspettarsi una distensione delle politiche di immigrazione in entrambi i casi.
Razzismo e complottismo
Trump ha fatto discutere per alcune sue uscite complottiste, come quella sugli immigrati haitiani che mangerebbero i cani e i gatti degli americani a Springfield, Ohio. Per non parlare di Puerto Rico, definito dal comico Tony Hinchcliffe a un suo comizio un’isola di immondizia galleggiante. Che il nuovo Gop trumpiano sia razzista è sotto gli occhi di tutti, e questo aspetto non può passare in secondo piano nel momento in cui si deve valutare in che modo verrà implementata l’eventuale politica migratoria di un Trump bis. Da una figlia di immigrati qual è Harris, niente di tutto ciò sarebbe tollerato.
Rimpatri
Il piano di Trump prevede 11 milioni di rimpatri. Il come, è un altro paio di maniche. Ciò che rimane sul tavolo è l'ideologia di fondo, che vede nell’immigrazione non tanto una componente fondamentale della crescita americana, quanto un rischio esistenziale. Basterebbe anche una frazione di quella cifra di rimpatri per avere pesanti conseguenze nell’area, in particolare in Messico. Dal lato opposto, Biden non ha messo in campo misure distensive, ma ha invece inasprito via via le politiche di immigrazione. Harris andrà nella stessa direzione, probabilmente tentando un approccio opposto, alla ricerca di una collaborazione con il Messico invece che di uno scontro.