L'America Dimenticata di Joe Biden
Joe Biden ha delineato una sua visione programmatica di Paese: protezionismo, aiuti economici alle fasce più povere, miglioramenti in sanità e istruzione. Basterà per rimanere in sella?
Lo State of the Union è una celebrazione della democrazia americana, un momento cerimoniale in cui il Presidente viene invitato dalle Camere riunite a delineare la sua visione per il Paese. Ben saldo nella tradizione, il primo fu infatti pronunciato da George Washington nel 1790, quando la capitale era ancora New York, e probabilmente uno dei lasciti, per svolgimento di una cerimonia per alcuni piuttosto arcaica, che il mondo britannico ha dato al nuovo continente.
Due anni fa Biden si presentò agli Stati Uniti con un discorso programmatico sugli obiettivi della sua presidenza piuttosto chiaro: delineò un enorme piano di spesa pubblica e, conscio del ritorno ad una maggioranza democratica in entrambi i rami del Parlamento, sperava di poter dar seguito a tutte le sue promesse. Il discorso dell’anno scorso fu invece di segno opposto: un Biden, riconosciuto da tutti i suoi colleghi nel tempo per la sua grande abilità di tessitura politica, scorato per le continue sconfitte al Congresso che stavano azzoppando una Presidenza che avrebbe voluto essere di rottura, col rischio di un disastro alle elezioni di mid-term.
Ieri il Presidente si è presentato a Capitol Hill in una situazione profondamente diversa dal 2022: se possibile, e sembra strano dirlo, più forte a livello di statura politica, dato che è riuscito ad evitare un disastro annunciato alle elezioni, nonostante alla sua destra non sedesse più Nancy Pelosi, bensì Kevin McCarthy, repubblicano della California e nuovo speaker, a testimonianza dell’inversione dei rapporti di forza alla Camera.
Il discorso, lungo circa una settantina di minuti, ha dimostrato che il Presidente si ritiene in una condizione migliore rispetto all’anno scorso. Da un lato, ben sapendo che un ramo del Parlamento farà una forte ostruzione a qualsiasi suo tentativo di riforma organica (che si parli di lotta alle armi, di diritto all’aborto, di potere sindacale), non ha più la pressione di dover passare riforme pesanti, non avendo i numeri per farlo da solo e potendo quindi permettersi di trattare solo nel momento in cui vuole, senza dover cedere a pressioni. Dall’altro, il buon risultato che, nonostante ogni pronostico, ha ricevuto a novembre gli permette di evidenziare che quel programma, che il Partito Repubblicano non ha intenzione di considerare, è popolare nel Paese. Proprio questo gli ha consentito di affrontare ancora una volta il discorso sull’ampliamento del tetto al debito pubblico, utile a non trascinare in default l’economia del Paese, da una posizione di forza, dichiarandosi nuovamente non propenso a trattare con le opposizioni sul tema.
L’argomento che ha assorbito la parte più ampia del discorso del Presidente è stato la condizione economica del Paese e la frase più pronunciata “let’s finish the job”: si voleva veicolare l’idea che gli Stati Uniti fossero tornati sulla strada giusta (rifacendosi alla stessa campagna elettorale per le presidenziali di Biden, che alla visione di altri quattro anni di Trump contrapponeva il “rimettere l’America in moto”) e che sarebbero bastati pochi altri passi per migliorare sensibilmente la condizione di milioni di persone. Nel rimarcare l’importanza dell’Inflation Reduction Act, Biden si è rivolto direttamente al blue-collar worker, quel lavoratore senza particolari qualifiche, molto spesso bianco, più sedotto dal GOP trumpiano. È qui che il discorso ha assunto più i temi che ci eravamo abituati a sentire quando Trump parlava di Forgotten America: la differenza, però, sta nella radicale alterità delle soluzioni proposte. La riapertura delle fabbriche, e quindi un maggiore protezionismo contro la delocalizzazione delle aziende, unito a un appello a comprare americano, da associare però a un ripensamento dei rapporti tra le classi, chiedendo piani statali per garantire minori spese alle comunità in difficoltà per quanto concerne sanità e istruzione, tentare di far ripartire un ascensore sociale evidentemente bloccato, garantendo anche una maggiore forza alla contrattazione sindacale, uniti a una richiesta di aumento delle tasse per le fasce più alte della popolazione (dai 400.000 dollari di reddito in su).
Terminata questa fase più organica del discorso, non priva di momenti tesi, con accuse da parte di esponenti del Partito Repubblicano di bugiardaggine in vari momenti, è arrivata la fase più spot, in cui il Presidente ha parlato per poco tempo di vari temi. Da evidenziare un momento molto toccante in cui sono stati coinvolti i genitori di Tyre Nichols, il ragazzo afroamericano ucciso a Memphis da alcuni poliziotti, anch’essi neri: Biden ha cercato di porsi dalla parte delle comunità marginalizzate, ricordando che lui non ha mai dovuto spiegare ai figli come rapportarsi alle forze dell’ordine, evidenziando quindi con lucidità il problema che le forze armate hanno con gli afroamericani, rimanendo convinto che le cose possano migliorare immettendo denaro nel percorso di formazione degli agenti, e non togliendolo come parte della sinistra più radicale ha più volte richiesto. Si è poi premurato di mettere il veto a qualsiasi progetto di legge possa riguardare una restrizione organica del diritto all’aborto, ha rimarcato che non vi è ricerca di un conflitto con la Cina ma soltanto di una competizione, ed è ancora più importante alla luce dei fatti riguardanti il pallone spia di Pechino avvistato nei cieli del Montana e poi abbattuto al largo dell’Atlantico.
La sensazione, terminato il lungo monologo, è quella di un Biden conscio delle sue possibilità: non più smanioso di convincere l’opposizione e parte del suo Partito che le sue idee sono vincenti, ma, temprato dal risultato elettorale, le propone come l’unica via d’uscita per un Paese che negli ultimi vent’anni ha demolito più di tutto la classe media e i non qualificati. L’impressione è che, chiunque sia il candidato che il GOP presenterà al Paese, Biden non ha nessuna intenzione di non tentare la strada del secondo mandato, e questo 2023 dovrebbe servire a costruire la piattaforma con cui chiedere agli elettori altri quattro anni per terminare il lavoro iniziato.