La strage di Tulsa del 1921: il piano per il risarcimento delle vittime lascia delle ferite aperte
È stato svelato il piano per il risarcimento economico della comunità afroamericana di Tulsa, che ancora oggi deve fare i conti delle ferite morali profonde.

104 anni fa, lungo le strade soleggiate ed impolverate di Tulsa, Oklahoma, si consumava uno dei peggiori massacri a sfondo razziale del XIX secolo negli USA. L’evento, passato alla storia come il tristemente noto “Tulsa Race Massacre”, ha lasciato delle ferite profonde e insanabili all’interno della sua comunità afroamericana, che ancora oggi prova a fare pace con un passato di emarginazione, soprusi e violenze.
Dopo la prima guerra mondiale, Tulsa era stata ampiamente riconosciuta a livello nazionale per la sua ricca comunità afroamericana, risiedente nel cosiddetto Greenwood District, un fiorente quartiere commerciale che comprendeva un’area residenziale da tutti ribattezzata “Black Wall Street”.
Come riporta l’Oklahoma Historical Society, il 31 maggio e il 1° giugno 1921 - nel corso di diciotto terribili ore – un’enorme folla di suprematisti bianchi distrusse più di mille case e attività commerciali, mentre le stime credibili dei morti in seguito a tale insurrezione variano dai cinquanta ai trecento circa.
Quando le violenze terminarono per le strade del quartiere afroamericano, la città venne posta sotto legge marziale, mentre migliaia di abitanti di Tulsa vennero tenuti sotto sorveglianza armata, ma le conseguenze di tale gesto erano ormai irreparabili: la seconda comunità afroamericana dello Stato per grandezza era stata completamente rasa al suolo.
Nel 2024, l’allora sindaco di Tulsa G.T. Bynum – prima dell’elezione di Monroe Nichols IV come primo sindaco afroamericano nella storia della città - aveva dichiarato pubblicamente di appoggiare alcune parti di un piano in fase di definizione, che mirasse a risarcire i sopravvissuti e i discendenti del massacro razziale che macchiava le strade, i muri e gli edifici della città, dopo che diversi tentativi di sforzi per garantire un risarcimento alle vittime e ai loro discendenti – che si erano rivolte ai tribunali statali e locali - erano falliti.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti durante l’amministrazione Biden aveva anche dichiarato che, sebbene vi fossero notizie credibili sul coinvolgimento delle forze dell’ordine nell'attacco del 1921, non avesse alcuna possibilità di perseguire i crimini che si erano verificati, citando la scadenza dei relativi statuti di prescrizione e il fatto che i potenziali imputati più giovani avrebbero oggi più di 115 anni. Senza contare la scelta alquanto problematica del presidente Donald Trump di ritirare i programmi che cercano di aumentare la rappresentanza di gruppi emarginati (le comunità nere, LGBTQ+, le donne, ecc) nel governo federale.
In questo scenario, si inserisce la Fondazione Justice for Greenwood – una rete di volontari, sostenitori, avvocati, accademici, ed esperti - che si batte quotidianamente per ottenere risarcimenti e giustizia a nome dei sopravvissuti e dei discendenti del massacro razziale di Tulsa del 1921, la comunità di Greenwood e la diaspora attraverso servizi di sostegno, supporto e advocacy.
Oggi a Tulsa non esiste una Black Wall Street e solo il 3% dei residenti dell'area metropolitana vive in quartieri a maggioranza black. Se lo storico Greenwood District era un quartiere estremamente apprezzato per la sua organizzazione e i suoi servizi finanziari-commerciali, l’impatto del massacro rivela un’enorme perdita di potere economico e dei cambiamenti radicali nella forza lavoro da parte di chi abita oggi quelle vie.
Il piano definitivo e i suoi obiettivi sono stati svelati solo poche settimane fa.
In primis, si vuole creare un fondo per il risarcimento delle vittime.
Vengono anche chieste delle sovvenzioni alle imprese, delle borse di studio e delle preferenze per l'impiego e per i contratti comunali per i discendenti documentati. Inoltre, viene richiesto che le vittime e i discendenti siano esenti da tasse, imposte e bollette, che la città faccia un “controllo del territorio” dello storico quartiere di Greenwood e determini se il terreno sia stato illegalmente sequestrato dopo il massacro.
Nel caso in cui si accerti che la terra è stata sequestrata illegalmente, il piano prevede che tale terreno venga restituito alle famiglie.
Tra gli altri progetti in cantiere, figura persino la costruzione di un ospedale traumatologico di livello 1 nell'area da intitolarlo al dottor A.C. Jackson, un chirurgo afroamericano ucciso durante il massacro.
La vera sfida sarà mantenere le promesse scritte nero su bianco e fin troppo in ritardo rispetto alle tempistiche inizialmente richieste, mettendo in secondo piano una comunità che – da sempre – svolge un ruolo determinante nella costruzione dell’identità americana.