La sfida all'America di Russia, Iran e Corea del Nord
L'offensiva russa in Ucraina mira a sfidare l'ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti. In questa impresa, Putin non è solo: i suoi alleati sono più che mai al suo fianco.
Le relazioni bilaterali tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord esistono da tempo. La Cina e la Russia hanno rafforzato la loro partnership sin dalla fine della Guerra Fredda, una tendenza che ha subito una rapida accelerazione dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. L'Iran ha rafforzato i legami con gli altri Paesi, collaborando con la Russia per mantenere al potere il Presidente siriano Bashar al-Assad dalla guerra civile del 2011. La Russia ha anche sostenuto l'Iran con accordi energetici significativi per attenuare l'impatto delle sanzioni statunitensi, mentre la Cina ha iniziato ad acquistare grandi quantità di petrolio iraniano dal 2020. Anche la Corea del Nord ha mantenuto relazioni strette con la Cina e legami amichevoli, sebbene limitati, con la Russia. Poi, fin dagli anni '80, l'Iran ha acquistato missili dalla Corea del Nord, che recentemente ha fornito armi a gruppi iraniani come Hezbollah.
L’invasione russa in Ucraina iniziata nel febbraio 2022 ha però dato una svolta alle relazioni tra Russia, Cina, Iran e Nord Corea. Le azioni aggressive della Russia verso Kyiv e la NATO hanno creato un'opportunità per gli altri Paesi, il cui legame si fonda su un approccio revisionista, caratterizzato dalla volontà di contrastare l'ordine democratico e liberale occidentale guidato dagli Stati Uniti. Sebbene la relazione tra questi stati non costituisca un’alleanza formale, Russia, Cina, Iran e Nord Corea condividono un senso di insoddisfazione profonda verso i principi sostenuti dagli Stati Uniti e i loro alleati occidentali e incarnati da organizzazioni come le Nazioni Unite. In Russia, per esempio, è particolarmente radicata l'idea che la NATO e l'Occidente ostacolino il tentativo di Mosca di ristabilire il proprio dominio regionale, in linea con una logica imperialista e la politica dei blocchi. Anche la Cina ha dimostrato più volte di opporsi al modello occidentale attraverso una diplomazia aggressiva che cerca di avanzare gli interessi economici del Paese e salvaguardare la propria sicurezza nazionale. Questo si è visto soprattutto nello scambio di sanzioni commerciali tra Pechino e Washington e nella crescente aggressività della Cina nel Mar Cinese Meridionale. A differenza di Putin, però, Xi Jinping non ha ancora superato la linea dell’azione militare scoperta.
Possiamo quindi guardare alla Russia come l’elemento catalizzatore di questa alleanza antiliberale. C’è un grande consenso tra gli osservatori e gli esperti che l’invasione dell’Ucraina ha sensibilmente accelerato la cooperazione Russa con la Cina, l’Iran e la Corea del Nord, dando vita a quella che Richard Fontaine e Andrea Kendall-Taylor hanno definito “Asse di Sconvolgimento”.
Il ruolo dell’Asse in Ucraina
La Cina ha giocato un ruolo cruciale fornendo alla Russia componenti a duplice uso come semiconduttori, cuscinetti a sfere e utensili meccanici, rinnovando l'equipaggiamento militare dell'era sovietica. Nonostante le smentite ufficiali, droni commerciali cinesi e altri equipaggiamenti sono arrivati in Russia, attenuando l'impatto delle sanzioni sull'industria della difesa. La cooperazione futura potrebbe includere la produzione congiunta di microchip avanzati e asset spaziali. Inoltre, la Cina ha capitalizzato sulla crescente dipendenza della Russia, diventando il principale partner commerciale di Mosca. Gli scambi tra i due Paesi hanno raggiunto livelli record - 240 miliardi di dollari nel 2023, 26% in più rispetto al 2022 - con aumenti significativi nei beni a duplice uso. La Cina beneficia dell'accesso alla tecnologia militare russa, particolarmente nel settore aerospaziale, dove la sua aeronautica dipende fortemente dai motori russi.
D’altro canto, l’Iran ha fornito alla Russia droni Shahed e missili balistici Fateh-110, mentre dal 2023 i due Paesi hanno collaborato alla costruzione di una fabbrica di droni iraniani in Russia che entro il 2025 dovrebbe produrne 6000. In più, le transazioni finanziarie tra i due Paesi si sono allontanate dal sistema SWIFT, con consentendo alle aziende di entrambi di commerciare in rubli e rial anziché in dollari o euro e incoraggiando quindi le vendite di armi russo-iraniane. L'Iran ha sfruttato il suo supporto alla difesa alla Russia per ottenere equipaggiamenti militari russi avanzati, migliorando la sua forza aerea e altre capacità militari. Inoltre, il conflitto in Ucraina consente all'Iran di testare e migliorare la sua tecnologia dei droni, ed è quindi una fonte essenziale di intelligence per il Paese, che può poi commercializzare i suoi sistemi globalmente
Anche la Corea del Nord ha fornito alla Russia armi, inclusi proiettili di artiglieria e missili balistici, a seguito di incontri di alto livello tra i due leader. Queste forniture – che sono stimate intorno ai 2,3 milioni di proiettili da 152 millimetri o 400.000 proiettili d'artiglieria da 122 millimetri - hanno ampliato le scorte di munizioni della Russia. Inoltre, 50 missili nordcoreani sono stati utilizzati nel conflitto, portando a ulteriori sanzioni. Come l’Iran, la Corea del Nord utilizza le sue vendite di armi alla Russia per testare il suo equipaggiamento in combattimento e si aspetta in cambio tecnologia russa avanzata. Questo scambio potrebbe rafforzare i programmi missilistici e spaziali della Corea del Nord.
Le conseguenze per Washington e i suoi alleati
La cooperazione tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord sta significativamente indebolendo l'efficacia delle sanzioni che gli Stati Uniti e i loro alleati usano contro di loro. La fornitura di semiconduttori e altre tecnologie critiche dalla Cina alla Russia mitiga l'impatto delle restrizioni alle esportazioni occidentali. La Russia elude le sanzioni dei Paesi occidentali sulla Corea del Nord scongelando beni nordcoreani nelle banche russe. Il 7 marzo scorso la Russia ha anche posto il veto a una risoluzione delle Nazioni Unite che avrebbe rinnovato i controlli sulla violazione delle sanzioni imposte sulla Nord Corea.
Inoltre, questi Paesi stanno ampliando le proprie reti commerciali e riducendo la loro dipendenza dal dollaro statunitense, che li rende anche meno dipendenti dalle sanzioni. Commerciando poi lungo i confini e zone litoranee comuni, Russia, Cina Iran e Corea del Nord riescono a evitare in parte l’intervento degli Stati Uniti; l'Iran, per esempio, spedisce droni alla Russia attraverso il Mar Caspio, dove la possibilità di azione statunitense è limitata. Ne consegue che, in un potenziale conflitto tra Stati Uniti e Cina, la Russia potrebbe supportare la Cina aumentando le esportazioni di petrolio e gas via terra o inviando armi, rafforzando gli sforzi bellici cinesi.
Un altro problema è rappresentato dal fatto che Russia, Cina, Iran e Corea del Nord usano i propri media per lanciare messaggi denigratori contro gli Stati Uniti, rischiando quindi di indebolire il supporto internazionale alle posizioni statunitensi. È difficile supporre che tale campagna mediatica possa avere effetti davvero disastrosi, specie tra gli alleati statunitensi che condividono la forte preoccupazione per Russia, Cina, Iran e Corea del Nord o quei Paesi che ne sono direttamente minacciati, come le nazioni baltiche o Taiwan. Sicuramente, però, coordinando le loro narrazioni, Russia, Cina, Iran e Corea del Nord migliorano la credibilità e la persuasività dei loro messaggi.
Dall’altra parte, la loro crescente cooperazione crea una grande destabilizzazione a livello globale. Andrea Kendall-Taylor suggerisce una spiegazione interessante per il nesso tra la collaborazione di Russia, Cina, Iran e Corea del Nord e l’instabilità a cui assistiamo. Secondo Crisis Group, il mondo è afflitto da dieci conflitti ai quali va prestata molta attenzione, tra cui la guerra di Israele a Gaza e i segnali dell’espansione del conflitto in Medio Oriente, le relazioni turbolente tra Azerbaijan e Armenia per il Nagorno-Karabakh, i focolai di violenza nella regione del Sahel, i disordini in Sudan, la dittatura sanguinosa in Myanmar, la guerra civile di Etiopia e quella tra bande ad Haiti.Secondo la teoria del realismo nell’ambito nelle relazioni internazionali, c’è una correlazione tra il boom di queste crisi e la crescita della collaborazione russa, cinese, iraniana e nordcoreana. La teoria dice infatti che i sistemi multipolari sono più instabili di quelli bipolari, che invece sono noti per la loro prevedibilità. Lontanissima dall’essere una scienza esatta, il realismo in questo caso ci offre uno spunto di riflessione: con la cooperazione tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord che diventa sempre più forte e accanita contro l’odine liberale e democratico guidato da Washington, possiamo attenderci una grande bufera di precarietà a livello globale.
La minaccia cinese per gli Stati Uniti
Per gli Stati Uniti, la componente di questo asse che crea maggiore ansia è la Cina, a causa delle crescenti tensioni tra i due Paesi nel Pacifico. Questo emerge chiaramente dall'intervista doppia a Blinken e Stoltenberg, che accusano la Cina di avere una posizione molto ambigua. Da una parte, la Cina sembra intenzionata a cercare relazioni migliori con i Paesi occidentali; dall’altra parte, i continui aiuti alla Russia in Ucraina dicono tutto il contrario. Blinken dichiara:
«Siamo quindi molto preoccupati perché è questo che tiene in piedi la guerra. […] Quindi, se la Cina in particolare, che professa di avere un forte interesse a porre fine alla guerra - se lo pensa davvero, smetterà di alimentare la macchina bellica, e noi continueremo a fare tutto il possibile per tagliare il sostegno che Paesi come l'Iran e la Corea del Nord stanno fornendo.»
La strada da percorrere
Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno reagendo rapidamente alla minaccia. In primo luogo, la NATO si sta espandendo: l’ultima acquisizione è quella della Svezia, entrata a far parte dell’alleanza il 7 marzo scorso. Inoltre, un numero crescente di membri esistenti - 23 su 32 - sta raggiungendo l'obiettivo di spendere il 2% del PIL nazionale per la difesa, rispetto ai soli 9 del 2021, a dimostrazione dell’impegno dei membri nel rafforzare l’alleanza.
Come annunciato da Stoltenberg durante la stessa intervista con Blinken, il vertice NATO che si terrà a Washington da martedì 9 luglio a giovedì 11 luglio avrà l'obiettivo di rafforzare le relazioni nel Pacifico, coinvolgendo Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone. Stoltenberg ha sottolineato che «le sfide che loro vedono, e che noi vediamo in Asia e nell'Asia-Pacifico, sono direttamente collegate alle sfide che affrontiamo in Europa.» Sicuramente, se il prossimo summit si concludesse con accordi ancora più stretti tra i Paesi NATO e il Pacifico, l’alleanza farebbe un passo fondamentale verso una strategia di difesa più integrata e globale.
Tuttavia, anche nel contesto degli sforzi occidentali contro il pericolo dell’ “Asse dello Sconvolgimento”, gli occhi di Washington e della NATO devono rimanere puntati sulla guerra in Ucraina. Il primo modo per contrastare la Russia e i suoi alleati è assicurarsi che la vittoria vada agli Ucraini e che il Paese ritorni libero dall’occupazione. Solo in questo modo gli alleati occidentali possono dimostrare la loro determinazione nel difendere i principi di democrazia, libertà e integrità territoriale, inviando un chiaro segnale a tutte le potenze revisioniste che le loro azioni aggressive non saranno tollerate.