La rivincita dei colletti blu
La classe operaia americana conosciuta come “blue collar worker” sta vivendo un periodo di notevole prosperità, grazie al lavoro da remoto e a un alleato inaspettato: l'intelligenza artificiale
I blue collar, i lavoratori manuali, sono tutti coloro che svolgono mansioni manuali o fisiche all'interno di settori come la produzione, l'edilizia, la manutenzione, l'agricoltura e l'industria. Questi lavoratori sono spesso coinvolti in attività che richiedono l'uso delle mani, strumenti e macchinari per creare, costruire o riparare beni tangibili.
L’avvento della pandemia, ha ridefinito il mondo del lavoro, ponendo anche l’accento sul benessere del dipendente. Questo cambiamento ha avuto un impatto particolare sulla classe operaia, sebbene durante il corso dell’emergenza tutti i blue collar worker abbiano dovuto lavorare in presenza. Mentre i white collar (i lavoratori d’ufficio) hanno potuto beneficiare tranquillamente del lavoro da remoto, la classe operaia è stata esposta quotidianamente a rischio per la propria salute e quella dei propri familiari. Di conseguenza, per molto tempo, tantissime persone hanno preferito rifiutare un lavoro manuale per tutelarsi dal virus. Tuttavia, ora le cose stanno decisamente cambiando.
Il lavoro da remoto, un’opportunità per la classe operaia (e non solo)
Secondo quanto riportato da USA Today, oggi anche una piccola percentuale di blue-collar worker sta sperimentando il lavoro da remoto, grazie anche a piattaforme quali Zoom e Teams che facilitano l’organizzazione lavorativa a distanza. Questo cambiamento, però, non è stato innescato soltanto dalla pandemia, ma anche dalla carenza di manodopera. Un esempio in tal senso è la catena di ristoranti Baby Jack’s che, a gennaio 2020, ha provato a lavorare a distanza per difficoltà nel reperire personale. Sempre secondo USA Today, dopo aver pubblicato annunci online per la ricerca di lavoratori da remoto, le domande sono passate da una o due per ogni apertura a centinaia.
La possibilità di lavorare da remoto, anche per la classe operaia, ha fatto impennare la percentuale di adulti che lavorano o cercano lavoro (passando dal 62,2% al 62,6% in meno di un anno). Tra i beneficiari di questa opportunità, troviamo principalmente le donne comprese tra i 25 e i 54 anni, riducendo seppur in minima parte il gap gender che da sempre affligge la classe operaia. È importante sottolineare che la presenza di donne nella categoria “blue-collar worker” è ancora molto bassa, non solo perché in questo settore è richiesta tanta forza fisica, ma anche per tutti i casi diffusi di molestie sessuali. Molte di loro hanno citato abusi prolungati, in luoghi di lavoro che vanno dall’edilizia ai cantieri. Come riporta il The New York Times, molti avvocati del lavoro e studiosi ritengono che le molestie sessuali siano una delle ragioni per cui le donne lasciano il lavoro in fabbrica o non vi accedono. Dunque, il lavoro da remoto non solo eliminerebbe la necessità di sforzi prolungati, ma potrebbe essere in grado di offrire posti di lavoro più sicuri e privi di abusi.
Non solo: il lavoro da remoto è accessibile anche per le persone affette da disabilità e per gli studenti universitari, che sfruttano la sua flessibilità per sostenere i propri studi.
AI: un’arma per i blue collars e una minaccia per i white collars
La tecnologia, se ben usata, potrebbe far accrescere le posizioni lavorative del mondo operaio. D’altra parte, l’intelligenza artificiale - come riporta il The New York Times - è in grado di elaborare e sintetizzare le informazioni e i contenuti e può assumere alcuni compiti in settori come contabilità, programmazione di software, etc., mettendo a rischio la classe dei white collar. Per contro, i lavori manuali e gli atleti, i lavapiatti e tutti coloro che lavorano nell’edilizia non sono sostituibili da questa tecnologia.
Secondo alcuni economisti intervistati dal Journal, dunque, l’attuale contesto lavorativo è diverso dal passato, quando la perdita dei posti lavorativi era spesso più sensibile nel settore manifatturiero; questa controtendenza potrebbe star a significare che la struttura dell’economia è ormai cambiata. Basti pensare ai licenziamenti di massa di Whole Foods e Walt Disney, e alla loro decisione di mantenere i lavoratori del servizio clienti.
Secondo una stima del dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, la maggior parte delle professioni che creeranno il maggior numero di posti di lavoro fino al 2031 saranno lavori di tipo operaio con una retribuzione di circa 32mila dollari all'anno. Queste professioni comprendono gli assistenti sanitari e personali, i cuochi dei ristoranti, i lavoratori dei fast-food, i camerieri e i trasportatori di merci. In definitiva, l’evoluzione del mondo del lavoro operaio non solo è una vera e propria rivincita per i blue collar worker, da sempre oggetto di pregiudizi socio-culturali e discriminazioni socio-economiche, ma offre anche un’opportunità di inclusione alle categorie svantaggiate.