La migrazione vincente di Felice Pedroni
Dall'Italia agli Stati Uniti e ancora più su: una storia di frontiera che parte sull'Appenino Modenese
Felice Pedroni è un montanaro modenese che, in un caldo giorno di giugno del 1880, decide di lasciare l’Italia, insieme a suo fratello Domenico. I due erano spinti dalla povertà e da qualche disordine scatenato dalle loro azioni. Attraversano l’oceano in venti giorni insieme ad altre centinaia di persone disperate e sognatrici. L’America li avrebbe salvati?
Sbarcati sulle coste degli Stati Uniti raggiungono un altro fratello, Fabiano, e rimangono insieme a lui per tre anni a Coal City, Illinois. Il lavoro nella ferrovia, però, non soddisfa Felice, che decide dunque di rimettersi in viaggio. Inizia così la migrazione nella migrazione di Felice Pedroni, che si sposta verso ovest, lì dove la frontiera era stata oltrepassata e pian piano si annettevano territori agli Stati Uniti.
Nel 1845 lo scrittore John O’Sullivan descrive la missione affidata da Dio agli americani, cioè quella di espandersi verso Ovest ed estendere a tutti i territori conquistati il governo degli Stati Uniti. Era il “destino manifesto” degli americani, un’idea molto popolare e uno dei punti principali dell’agenda del Presidente Polk.
Tra il 1883 e il 1887, Felice ripercorre proprio quel grande spostamento. Passa per il Missouri e per il Kansas, fino ad arrivare al Colorado. Qui si stabilisce a Denver, ma cambia spesso lavoro e, dopo solo sei mesi, si sposta verso lo Utah, una terra selvaggia sulla quale tutti favoleggiavano. Si trasferisce poi in Oregon, dove trova lavoro presso una miniera d’oro e conosce William Canning, emigrato dall’Inghilterra. Quella miniera e Canning sono il batterio che infetta a Felice la febbre dell’oro.
Le avventure all’inseguimento del prezioso minerale non erano affatto una novità. Già trent’anni prima si parlava della possibilità dei grandi guadagni ottenuti trovando pepite d’oro. Era bastata qualche prova concreta per convincere i cittadini americani, e non solo, che fosse possibile lasciare tutto e partire per cercare l’oro, diventare ricchi e iniziare una nuova vita. Era un sogno di tutti, ricchi e poveri, esperti e dilettanti. Iniziò così uno spostamento massiccio verso la California, non ancora fornita di strade, hotel, battelli a vapore e locande. Arrivati sul posto si guardava in faccia la realtà: lavoro duro, nessuna garanzia di successo, razzismo, violenza, alto tasso di mortalità.
È in un pub a bere quando sente dei minatori lanciare l’idea di mettersi in proprio e andare a cercare fortuna. Si unisce al loro discorso e viene ribattezzato Felix Pedro. Ora è un cercatore d’oro americano.
Nel 1896 un certo George Carmack scopre l’oro nel freddo nord, nella regione canadese del Klondike, che sorge vicino al fiume Yukon. Qui la corsa all’oro non durò moltissimo, ma spostò verso quella regione inospitale quasi centomila persone. Pochi trovarono l’oro, pochissimi diventarono ricchi.
Felix prova numerose volte ad affrontare il viaggio fino al Klondike, ma va incontro a diversi fallimenti. Vede città e villaggi di ogni misura e tipologia, conosce tantissima gente, alcuni diventano compagni di viaggio che, chi prima chi dopo, lo abbandonano. Lui, però, resiste e insiste, anche perché ha giocato tutto su questa ennesima migrazione. La svolta arriva a maggio del 1901, quando incontra Thomas Gilmore. Partono, con cani, cavalli e viveri per due mesi, e giungono al Fish Creek. Si addentrano nel bosco e seguono diversi torrenti. Riescono a trovare e riconoscere un torrente dove Felix, qualche anno prima in una delle sue esperienze fallimentari, aveva trovato un po' di oro. A settembre fanno ritorno alla città più vicina perché avevano finito le provviste, e decidono di denunciare il ritrovamento all’Ufficio del Registro. Ottengono ben nove appezzamenti tutti per loro, tutti da setacciare. Ci lavorano tutto l’inverno, ma non ottengono nulla e Felix rimane da solo, abbandonato ancora una volta.
Un giorno, però, la fortuna abbraccia la vita di Felix Pedro che trova tantissime pepite d’oro sul letto di un fiumiciattolo. È entusiasta. In un attimo di lucidità decide di correre dai suoi amici per dire loro della grande scoperta.
Tornano tutti insieme sul posto, che nel giro di pochi mesi diventa un pozzo d’oro. Felix ha vinto, la sua migrazione si è compiuta con il più alto successo che potesse desiderare. È riuscito dove centinaia di migliaia hanno fallito. Ci ha creduto dall’inizio alla fine ed è stato ricompensato. La storia si conclude con la fondazione di una città, Fairbanks, che cresce rapidamente e ancora oggi è il cuore produttivo dell’Alaska. Il Pedro Creek, così si chiamava il luogo dell’estrazione, aveva fruttato a Felix quasi duecentomila dollari in soli tre anni. Farà ritorno a casa in Italia per un breve periodo. Dimostra a tutti che non era un folle e che la sua è stata una migrazione vincente.